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lunedì 29 aprile 2024

Premio Ceppo: incontro su Don Milani con Pietro Ichino al Consiglio Regionale della Toscana

12-01-2024

Venerdì 12 gennaio 2024, alle ore 16.00, all’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana (Via Cavour 4, Firenze), Pietro Ichino terrà una lezione, rivolta anche agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, dal titolo “Il miracolo sconosciuto di Don Lorenzo Milani. La parola e la scuola”. L’evento organizzato dal Premio Letterario Internazionale Cepposi svolge nell’ambito della Festa della Toscana 2023, che ha per titolo: “I Care”, la Toscana dei valori umani e della lotta alle disuguaglianze a 100 anni dalla nascita di don Milani”. Porta i suoi saluti Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio Regionale della Toscana. Introduce Paolo Fabrizio Iacuzzi, presidente del Premio, interviene Filiberto Segatto, giurato del Premio.

L’evento si svolge con la compartecipazione del Consiglio Regionale della Toscana – Festa della Toscana 2023 e del Comune di Pistoia, il sostegno della Fondazione Caript e il contributo di Giunti Editore.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Consigliata prenotazionesegreteria@premioceppo.it

Il “miracolo” sconosciuto di Don Lorenzo Miani. La parola e la scuola
L’attualità del messaggio di don Lorenzo Milani, di cui si celebra il centenario della nascita, nel ricordo di un “Pierino”, testimone diretto. Nel 1959 il Priore di Barbiana e i suoi primi sei allievi, di età intorno ai dieci anni, vennero ospitati per una settimana a Milano dalla famiglia di un altro ragazzo della stessa età, Pietro Ichino, che con loro partecipò alla visita della città e di due grandi sue fabbriche, sotto la guida e con il commento dello stesso don Lorenzo. Ne seguì un legame profondo e una frequentazione assidua tra di loro, fino alla morte del sacerdote ma anche in seguito, con i ragazzi di Barbiana che ne hanno custodito l’eredità, di cui restano numerosi documenti: dai temi scritti dai sei primi allievi sulla loro esperienza milanese subito dopo il ritorno a Barbiana, alla corrispondenza tra don Lorenzo e con i genitori di quel ragazzo. Il quale nel corso di quell’esperienza rimase colpito nel vedere prodigiosamente avverarsi sotto i propri occhi una massima paradossale appartenente alla cultura ebraica che accomunava la sua famiglia a quella dei Milani, proprio nella testimonianza sconvolgente del sacerdote esiliato nella sperduta pieve di montagna, che sull’esilio stesso fondava il senso della propria vita.

Ichino aveva 18 anni quando don Lorenzo Milani morì, nel 1967. Ha parlato del rapporto fra Don Milani e la sua famiglia nel libro “La casa nella pineta” (Giunti 2018), nel quale in appendice sono riprodotte le lettere dei ragazzi di Barbiana che raccontano questa esperienza. Ma nella primavera del 1962 la famiglia Ichino riceve un’altra visita dell’amico don Lorenzo Milani. Indicando i libri e il benessere che si respira in quel salotto milanese, il priore si rivolge a Pietro, tredicenne: “Per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dal giorno in cui sarai maggiorenne, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato”. Marchiato a fuoco da questo monito, che pur nella sua radicalità racchiude in sé molti altri insegnamenti familiari, Pietro Ichino rifiuterà di intraprendere la carriera di avvocato al fianco del padre amatissimo per dedicarsi al movimento operaio, per ritrovarsi cooptato nel palazzo del potere ma poi per farsene cacciare, per studiare il diritto del lavoro nell’epoca drammatica della fine delle ideologie, del terrorismo rosso.

A parere di Ichino, “l’intendimento originario di tutta l’opera di don Milani è di natura essenzialmente teologico-evangelica (l’amore per il prossimo come manifestazione di Dio su questa terra) ed etica: non c’è una sola parola di argomento politico, detta o scritta da lui, che non si collochi nell’ambito di un discorso eminentemente etico e di fede cristiana. Tuttora la figura e l’opera di don Milani sono oggetto di discussione e di critica, in particolare per quanto concerne la scuola di Barbiana e “Lettera a una professoressa”. Alcuni imputano alla sua influenza il degrado della scuola italiana post-Sessantotto, ma, dice Ichino, “questa è la conseguenza di una riforma della scuola gravemente carente sotto il profilo della formazione dei docenti e del monitoraggio dei risultati dell’insegnamento”. Inoltre “mi sembra davvero sbagliato sostenere che – morto don Milani – della Scuola di Barbiana non sia rimasto nulla; la nostra scuola dell’obbligo è in gran parte figlia di quella esperienza, quantomeno nel suo intendimento fondamentale, cioè quello della costruzione della parità delle opportunità. Che poi questo intendimento sia stato e venga tuttora di fatto diffusamente tradito per il modo in cui la scuola media unificata effettivamente funziona, per come i suoi dirigenti e i suoi insegnanti interpretano la loro missione, questo davvero non può essere imputato a don Milani”.

Pietro Ichino (Milano, 1949) è professore di Diritto del lavoro e avvocato. È stato dirigente sindacale della Fiom-Cgil (1969-73), responsabile del Coordinamento servizi legali della Camera del Lavoro di Milano (1973-79), deputato nel Parlamento italiano nell’ottava legislatura (1979-83) e senatore dal 2008 al 2018. Nel 2009 gli è stato assegnato l’Oscar del Riformista per il miglior parlamentare dell’anno. Ha scritto numerosi libri in materia di lavoro e di diritto, tra i quali, per Mondadori, Il lavoro e il mercato (1996), A che cosa serve il sindacato? (2005), I nullafacenti (2006), Inchiesta sul lavoro (2011), Il lavoro ritrovato (2015). Collabora con il Corriere della Sera. Nel 2018 ha pubblicato per Giunti Editore La casa nella pineta. Storia di una famiglia borghese del Novecento.

Il Premio Letterario Internazionale Ceppo ha il patrocinio del Ministero della Cultura e la compartecipazione del Consiglio Regionale della Toscana – Festa della Toscana e del Comune di Pistoia-Biblioteca San Giorgio. È realizzato grazie al sostegno di Fondazione Caript.

Per maggiori informazioni: www.premioceppo.it