Per l’ottava edizione del Festival internazionale «FloReMus. Rinascimento Musicale a Firenze», il primo interamente dedicato alla musica del Quattro-Cinquecento nella città che più ha influito sulla cultura rinascimentale nelle sue sfaccettature artistico-visive, letterarie, musicali, filosofiche, scientifiche e politiche, sabato 7 settembre 2024 alle 18.00, presso la Biblioteca delle Oblate (via dell’Oriuolo 24, Firenze; sala Dino Campana; ingresso libero) conversazione L’effimero sostanziale. Trionfi di zucchero, credenze di mostra e piegature di tovaglioli nel banchetto rinascimentale e barocco. Cucina e società cortigiana fra ’500 e ’600, a cura di Luca Priori, esperto studioso di scienze gastronomiche ed antropologia alimentare. La ricercata ostentazione degli allestimenti dei banchetti, alcune tipologie di cibo e le modalità con le quali le vivande venivano presentate sui deschi, il tutto condito con ben precise norme collegate all’etichetta, furono gli artefici diretti di questa sorta di glorificazione del bello. Un bello transitorio, ma al contempo sostanziale (le sorti d’Europa si sono spesso decise a tavola).
«Cosi a punto il banchetto ch’io facevo era tutto ombra, sogno, chimera, fittione, mettafora, e allegoria.» In questa celebre frase di Cristoforo Messi Sbugo (provveditore ducale alla corte estense di Ercole II dal 1539), contenuta nel suo trattato Banchetti, composizioni di vivande e apparecchio generale, edito nel 1549 ad un anno dalla morte, si ravvisa pienamente l’importanza assunta dagli allestimenti dei banchetti cortigiani in epoca rinascimentale. A livello di pratiche gastronomiche, di predisposizione delle vivande e delle sale, la magnificente epopea cucinistica italiana del Cinquecento, impregnata come non mai di significati politici e sociali collegati all’atto del convivio, fece scuola in tutta Europa. Un banchetto ben riuscito era un mezzo attraverso il quale poter garantire alla propria famiglia prolifici accordi economici o dinastici, con esso ci si assicurava anche il consenso del clero. Nel ‘500, in Europa, si “copiavano” lo stile estense e gonzaghesco dello stare a tavola ed anche lo sfarzo dei convivi della Roma papale. Magnificentia et splendor erano le parole d’ordine, meraviglia ed artificio dovevano rendere contezza della rispettabilità e dell’autorità del signore di turno. Ecco quindi comparire nella sale dei banchetti le strabilianti credenze di mostra. Sopra di esse, dopo essere state rivestite con tessuti pregiati, venivano esposti i vari orpelli della casata: ori, maioliche, ceramiche, argenterie, lapislazzuli, vasi intarsiati e ricolmi di gemme preziose, cristalli. Al contempo i convitati potevano ammirare alcune candide ed eteree costruzioni di zucchero, i trionfi, assolutamente centrali nella concezione estetica del tempo, posizionati sui tavoli dove consumavano il pasto. Qui figure mitologiche, classicheggianti o animalesche facevano bella mostra di sé, in un tripudio visivo senza pari. Ed anche l’arte della piegatura di tovaglioli, con il suo caratteristico gioco di pieghe, ombre e luci, concorreva alla realizzazione di quella sorta di teatro totale che era il banchetto rinascimentale italiano. I bianchissimi lini, inamidati e modellati in mille fogge, venivano esposti sui tavoli prima dell’arrivo delle pietanze: animali, statue, navi, vascelli, foglie e mille altre creazioni erano i protagonisti. La ricercata ostentazione degli allestimenti dei banchetti, alcune tipologie di cibo e le modalità con le quali le vivande venivano presentate sui deschi, il tutto condito con ben precise norme collegate all’etichetta, furono gli artefici diretti di questa sorta di glorificazione del bello. Un bello transitorio ma al contempo sostanziale (le sorti d’Europa si sono spesso decise a tavola). Il banchetto rinascimentale, seppur forma d’arte assolutamente effimera, era letteralmente una «tavola da guardare», ma anche un enorme investimento economico dell’anfitrione a cui doveva corrispondere.
L’evento è a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, ma è consigliata la prenotazione su https://hommearme.it
FloReMus 2024 va dal 1 al 20 settembre e comprende 10 concerti, 3 visite musicali, 5 conversazioni e un laboratorio. Anche quest’anno il Festival presenta alcuni gruppi o musicisti particolarmente apprezzati nel panorama internazionale: l’Ensemble Tasto Solo (Spagna) nel concerto seraledi martedì 10 alle 21.15,il virtuoso di organetto Guillermo Pérez (Spagna) col soprano Anne-Kathryn Olsen (USA), nella visita musicale alla Biblioteca Laurenziana giovedì 12 alle 15, l’organista Léon Berben (Germania) nel concerto a ingresso libero nella Basilica della SS. Annunziata mercoledì 18 alle 21.15 e, naturalmente, lo stesso Ensemble L’Homme Armé che ha aperto la manifestazione (prezzi dei concerti serali: 18 euro intero, due persone insieme euro 30, ridotto studenti di scuole di musica e conservatori, under 30 anni e over 65: euro 12; è raccomandata, e per alcuni eventi è obbligatoria, la prenotazione su https://hommearme.it