All’Archivio Contemporaneo ‘Alessandro Bonsanti’ del Gabinetto Vieusseux di Firenze si trova da pochi giorni uno spazio, visitabile su prenotazione, in cui sono conservate tutte le carte e i libri di Federigo Tozzi: una stanza interamente dedicata a uno dei più originali narratori italiani del primo Novecento, tra i più inquietanti per le modalità con cui ha arato il terreno della ricerca interiore. Scrittore per necessità e ossessioni, nemico degli espedienti romanzeschi, ha scavato a grandi profondità nella tristezza della vita, negli abissi dell’anima, rendendo un’immagine del mondo filtrata attraverso lo sguardo dei suoi personaggi allucinati. Chi non si ricorda almeno uno dei protagonisti delle novelle tozziane, deformi o grotteschi con i loro atti imprevedibili e misteriosi? O il sogno e il drammatico risveglio dell’inetto Pietro, protagonista del romanzo – forse più noto di Tozzi – Con gli occhi chiusi?