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venerdì 01 novembre 2024
Orchestra della Toscana: la prima sinfonia di Campogrande al Teatro Verdi di Firenze
15-05-2021
Tre secoli in un solo concerto, dai giorni nostri con la Sinfonia n. 1 del torinese Nicola Campogrande a Šostakovič - eseguito dal violoncello di Julian Steckel - e Beethoven. Sabato 15 maggio 2021, alle ore 18.00, dal vivo e in presenza al Teatro Verdi di Firenze torna sul podio dell’Orchestra della Toscana il giovane direttore italo-cileno Paolo Bortolameolli, classe '82, premiato tre volte in Cile dalla Arts Critics Association come direttore dell’anno. Interessato a forme musicali innovative, nel 2019 con il suo TED Talk a New York ci ha raccontato la connessione tra musica e vita: “la prima volta che ho ascoltato la musica classica dal vivo da piccolo, ho pianto, la musica come la vita, è piena di atteso e inaspettato”.
Per lui tre secoli di musica in un solo concerto. Il programma si apre ai giorni nostri, esattamente un anno fa, quando il compositore torinese Nicola Campogrande raccoglie la sfida della Storia, provando a comporre una sinfonia, una forma di scrittura che dalla seconda metà del Novecento è caduta in disuso. È breve, solo 15 minuti di musica felice e piena di energia. Il compositore la dedica al tempo che stiamo vivendo “così sorprendente, intenso, tragico e vitale, da meritare di essere fissato di nuovo in una sinfonia”. Direttore artistico del prestigioso festival di musica classica MITO, è un vero intellettuale della musica, critico musicale, conduttore radiofonico e televisivo, oltre che accademico. La critica e il pubblico riconoscono nella sua musica freschezza ed espressività, spesso messe al servizio di lavori con una forte componente spettacolare. Come ha detto il direttore inglese Paul Daniel: "la grandezza delle composizioni di Campogrande sta nella sua capacità di creare una musica che appartenga al pubblico, che non crea divisioni tra chi la esegue e chi la ascolta. Le sue partiture comunicano un senso di ottimismo pieno di emozioni".
Dal ventunesimo secolo si indietreggia a metà Novecento, alla Russia di Šostakovič con il suo Concerto per violoncello op.107. Composto nel 1959 fu eseguito lo stesso anno per la prima volta da Mstislav Rostropovič, suo dedicatario. Un’opera che riflette la varietà stilistica del compositore russo, che non lasciò mai la patria. Prova molto ardua per il solista, il tedesco Julian Steckel, che si presta ad un vero tour de force con sole 31 battute di pausa su 333 totali del primo movimento. Steckel, è tra i violoncellisti più richiesti e carismatici della sua generazione. Elogiato per le sue interpretazioni, sempre basate su uno studio approfondito delle intenzioni del compositore, la sua filosofia di interprete è sintetizzata in questa frase: “Se tu conosci la stanza di un appartamento, ma non sai che in quell’appartamento, di stanze, ce ne sono altre sette, non potrai neanche mai comprendere la stanza in cui abiti”.
Chiude l’ascolto la Settima Sinfonia di Beethoven, opera di enorme successo che Richard Wagner definì “l’apoteosi della danza, la danza nella sua essenza più sublime". Celebre definizione ancora oggi giustissima, perché la danza si definisce nella continuità del ritmo, e il ritmo è non solo la forza propulsiva ma il vero principio costruttivo della Sinfonia n.7.