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sabato 02 novembre 2024
Zubin Mehta sul podio del Teatro del Maggio per un altro importante appuntamento sinfonico
28-10-2021
Dopo la prova aperta al pubblico del 27 ottobre 2021, giovedì 28 ottobre 2021 alle ore 20 il maestro Zubin Mehta è sul podio del Teatro del Maggio per un altro importante appuntamento sinfonico: in apertura del programma Drei Bruchstücke aus Wozzeck di Alban Berg e nella seconda parte la Sinfonia n. 9 in re minore di Anton Bruckner.
Al fianco del maestro Mehta in Drei Bruchstücke aus Wozzeck di Alban Berg il celebre soprano Asmik Grigorian, vincitrice di numerosi e prestigiosi premi della critica e presenza stabile sui palcoscenici dei più importanti teatri internazionali, al suo atteso debutto al Maggio. Con un vasto repertorio, che abbraccia frequentemente il melodramma italiano, sia in ambito operistico che concertistico che la vede anche perfetta interprete - con riconosciute e apprezzatissime doti attoriali - delle composizioni del Novecento, di successo in successo è giunta alla consacrazione di una carriera fulgida e luminosa al Festival di Salisburgo con la sua magistrale interpretazione di Salome, di Strauss. Nelle recenti stagioni ha affrontato l’opera Wozzeck, dalla quale Berg ha estrapolato dai tre atti una selezione di pagine sinfoniche e vocali - Drei Bruchstücke aus Wozzeck, appunto che sono in programma al Maggio - al Concertgebouw di Amsterdam diretta da Markus Stenz, poi a Salisburgo diretta da Vladimir Jurowskij per la regia di William Kentridge. In partitura di Drei Bruchstücke aus Wozzeck è previsto l’intervento del Coro di voci bianche e tra loro di una voce solista: sarà il piccolo Leonardo Colesanti, elemento stabile del Coro delle voci bianche del Maggio a cantare nella composizione di Alban Berg. Il coro di voci bianche è diretto da Lorenzo Fratini. Sara Matteucci ne è la preparatrice musicale.
Nella seconda parte del concerto il maestro Mehta con l’Orchestra del Maggio affrontano la Sinfonia n. 9 in re minore di Anton Bruckner, una pagina, un capolavoro, di intensa spiritualità. Particolarmente legato a questa sinfonia incompiuta che studia, approfondisce e dirige sin dall’inizio della sua carriera e che ha inciso nel 1965 per il suo debutto discografico, il Maestro la propone periodicamente nel corso delle stagioni. Zubin Mehta in più occasioni ha dichiarato che questa composizione, “questo racconto musicale che guarda all’aldilà, l’addio di Bruckner al mondo” lo ha fatto anche molto maturare come uomo e musicista.
Il concerto del 28 ottobre precede di pochi giorni la partenza del Maestro con l’Orchestra per un importante tour europeo in sei tappe in Germania, Austria e Lussemburgo. Il primo concerto è fissato il 30 ottobre ad Amburgo alla Elbphilharmonie dove in programma è prevista l’esecuzione di Drei Bruchstücke aus Wozzeck con Asmik Grigorian e della Sinfonia in do maggiore D 944, Die grosse, di Franz Schubert. Ad Amburgo nel corso del secondo concerto del 31 ottobre verranno eseguite la Sinfonia n.9 di Bruckner e l’Adagio dalla decima sinfonia di Gustav Mahler.
Il programma del concerto:
Drei Bruchstücke aus Wozzeck, di Alban Berg “Ho visto Wozzeck in scena, prima della guerra, e ne ho ricavato una così incredibile impressione che mi sono deciso di metterlo immediatamente in musica”. Così scriveva Alban Berg all’amico e collega Anton Webern nel 1918, epoca in cui il suo nome era conosciuto solo nella ristretta cerchia degli allievi di Schoenberg. La fama e l’affermazione internazionale arriveranno qualche anno dopo e proprio grazie a Wozzeck, opera ispirata all’omonimo romanzo di Georg Büchner, che diventerà ben presto un’opera cardine del primo Novecento nonché emblema del teatro espressionista. Nel testo di Büchner Alban Berg aveva infatti individuato temi particolarmente cari alla poetica espressionista quali l’incubo, l’alienazione mentale, l’omicidio brutale. Dopo aver concluso la partitura nel 1921, l’autore decise di estrapolare dai tre atti dell’opera una selezione di pagine sinfoniche e vocali per crearne una versione da concerto, i Drei Bruchstücke aus Wozzeck. Il primo di essi riunisce due scene del primo atto: la marcia militare che annuncia l’arrivo dell’esercito e la struggente e malinconica ninna-nanna che Maria canta al suo bambino. Il secondo brano, estrapolato dall’inizio del terzo atto, è una breve parentesi lirica prima dell’uccisione di Maria. La donna, pentita per aver tradito Wozzeck con il Tamburmaggiore, cerca conforto nella lettura della Bibbia e intona una preghiera accorata. Nel terzo e ultimo brano sono invece riassunte le due scene conclusive dell’opera. La tragedia si è ormai compiuta: Wozzeck, incapace di sopportare l’umiliazione causata dal tradimento di Maria, in preda a un raptus, l’ha uccisa accoltellandola, per poi morire lui stesso annegato nello stagno dove ha gettato il coltello insanguinato. La mattina seguente vicino allo stagno giocano alcuni bambini tra cui il figlio di Maria e Wozzeck che, incurante della realtà e avvolto in una dimensione musicale straniante e allucinata, continua a baloccarsi con il cavalluccio a dondolo come un automa.
Sinfonia n. 9 in re minore, di Anton Bruckner Anton Bruckner aveva intrapreso l’attività di sinfonista a quarant’anni compiuti, relativamente tardi per gli standard del tempo, ciononostante il destino era stato benevolo con lui, concedendogli di vivere abbastanza per mettere a punto un catalogo di sinfonie di tutto rispetto. Quando infatti la morte lo colse a settantadue anni nel 1896, Bruckner aveva all’attivo undici sinfonie, sebbene ne avesse volute catalogare solo nove. L’ultima di esse, la Sinfonia n. 9 in re minore, rimase tuttavia incompiuta mancando del movimento finale, di cui rimangono solo alcuni abbozzi. Si dice che Bruckner, forse consapevole della sua imminente morte, avesse suggerito al direttore Hans Richter di concludere la sinfonia con il Te Deum (sia la Sinfonia n. 9, dedicata a Dio, che il Te Deum, inno di ringraziamento a Dio, sono pagine accomunate da solennità sacrale e slancio verticale). Rimane dunque un mistero il motivo per cui Bruckner, pur avendo la possibilità di concludere la Nona (i primi tre movimenti erano stati composti tra il 1891 e il 1894), decise di impiegare le energie dei suoi ultimi anni per revisionare altre sinfonie scritte in precedenza, come era sua consuetudine, accantonando la composizione del quarto movimento della sua ultima sinfonia. Eppure, all’ascolto la Nona Sinfonia pare non mancare di nulla. Il senso di attesa illimitata che si respira sin dalle prime battute, la continua tensione verso l’alto realizzata attraverso il procedimento del crescendo dinamico e strutturale al tempo stesso, il distaccamento graduale dalle cose terrene intervallato da visioni apocalittiche e momenti di rarefazione sonora trovano il culmine nelle ultime battute dell’Adagio in cui la musica assurge a vette di trascendenza assoluta. Allora, forse, è inutile chiedersi a tutti i costi quale sarebbe stata la conclusione di opera che per sua natura è già proiettata oltre il finito.