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sabato 02 novembre 2024
Maggio Musicale Fiorentino: Busoni, Mozart e Bruckner al concerto sinfonico con Ingo Metzmacher
05-02-2022
Sabato 5 febbraio 2022, alle ore 20.00, ultimo appuntamento nella Sala Grande del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, in piazza Vittorio Gui, prima dell’inizio degli annunciati lavori di ristrutturazione: il maestro Ingo Metzmacher, alla guida dell’Orchestra del Maggio, sarà sul podio per un concerto sinfonico dal programma variegato e frizzante; in apertura Berceuse élégiaque, op. 42 di Ferruccio Busoni, seguita dal Concerto in sol maggiore K. 216 per violino e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart: durante l’esecuzione del brano mozartiano Metzmacher sarà affiancato da un solista d’eccezione come Thomas Zehetmair. Conclusione del concerto la Sinfonia n. 2 in do minore di Anton Bruckner. Il ritorno del maestro Metzmacher sul podio del Maggio era inoltre già previsto per lo scorso marzo 2021, ma a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia l’esibizione fu cancellata.
Ingo Mezmacher - che lega il suo nome al Teatro del Maggio sin dal 17 giugno 1994 quando debuttò in occasione di un concerto sinfonico nel quale eseguì il Requiem di Hans Werner Henze - torna sulla scena fiorentina dopo più di dieci anni di assenza: era il 21 novembre 2009 infatti, quando il direttore tedesco guidò l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in un concerto sinfonico che aprì le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Robert Schumann. In quell’occasione furono eseguite l’Ouverture in mi bemolle maggiore op. 115 per Manfred, il Nachtlied op. 108 per coro e orchestra e la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 Renana di Robert Schumann, oltre all’Elogium Musicum amatissimi amici nunc remoti per coro e orchestra di Hans Werner Henze. Metzmacher, che tornerà nel volgere di pochissimo tempo al Maggio, in occasione di un altro concerto sinfonico previsto per il 5 marzo 2022, è stato direttore musicale generale dell'Hamburgische Staatsoper, direttore principale della De Nationale Opera di Amsterdam e direttore principale e artistico della Deutsches Symphonie-Orchester di Berlino, mentre dal 2016 è direttore artistico del KunstFestSpiele Herrenhausen.
Durante l’esecuzione del Concerto in sol maggiore K. 216 per violino e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart, il maestro Metzmacher sarà affiancato dal violino di Thomas Zehetmair: il maestro austriaco ha debuttato sulle scene del Maggio Musicale nel febbraio del 2000, in occasione di un concerto sinfonico diretto da Gabriele Ferro. Thomas Zehetmair è uno dei più importanti violinisti della sua generazione, come riconosciuto ampiamente dalla critica specializzata ed ha un’importante carriera internazionale come solista, come direttore d’orchestra e come camerista. Nel 1994 ha formato l’ormai internazionalmente apprezzato “Zehetmair Quartet”, con cui ha inciso quartetti di Hartmann, Hindemith, Bartok e Schumann per ECM New Series. Le sue ultime registrazioni includono le Sonate per violino solo di Ysaye, il Concerto di Holliger con la SWR Sinfonie-Orchester diretta dal compositore e il Triplo Concerto di Beethoven con la Chamber Orchestra of Europe diretta da Nikolaus Harnoncourt. Recentemente ha inciso per la ECM i 24 capricci di Paganini.
Il programma
Il concerto si aprirà con Berceuse élégiaque per piccola orchestra op. 42 di Ferruccio Busoni, che la compose nel 1909 dopo la morte della madre, a cui la pagina è dedicata. La “ninna nanna di un uomo sulla bara di sua madre”, come recita il sottotitolo, prevede un organico piuttosto singolare impiegato dall'autore per ricreare particolari effetti fonici. Spinto dall’esigenza di trovare una sonorità personale che desse forma al sentimento, come lui stesso disse, Busoni di-vise l’organico in due sezioni strumentali diverse e tra loro dialoganti: legni e corni nella prima, archi, oboe, celesta e arpa nella seconda. La Berceuse fu eseguita per la prima volta alla Carnegie Hall di New York il 21 febbraio 1911 diretta da Gustav Mahler.
Nel corso del 1775 il giovane Mozart mise a punto cinque Concerti per violino e orchestra destinati con tutta probabilità alle attività musicali della corte salisburghese, a cui Mozart partecipava anche in veste di esecutore. Di tono amabile e mondano, i concerti per violino mozartiani si rifanno al modello della tradizione concertistica italiana, da cui è mutuato lo schema formale basato sull’alternanza tutti-solista, senza però mai calcare troppo la mano sull’aspetto virtuosistico fine a se stesso ma piuttosto concentrando l’attenzione sulle doti di cantabilità proprie del violino. Terzo della serie, il Concerto in sol maggiore K. 216 si apre con un Allegro incentrato su un tema vitale e luminoso, derivato da un’aria del Re pastore, che coinvolge violino solista e orchestra in un elegante botta e risposta. Segue un Adagio in cui il violino intona una melodia delicata e dolcissima, accompagnata in punta di piedi dal pizzicato degli archi e dal timbro cristallino della coppia di flauti. Chiude il concerto un Rondò poliedrico in cui Mozart combina un refrain brioso, un esuberante motivo popolare e un inaspettato episodio in tempo più lento. In conclusione allo spettacolo la Sinfonia n. 2 in do minore di Anton Bruckner: concepita inizialmente tra il 1871 e il 1872, la Sinfonia fu revisionata tre anni dopo per approdare finalmente a una versione ulteriore e definitiva nel 1877. Bruckner, che da poco si era affacciato sulla scena sinfonica viennese, era guardato con sospetto a causa del linguaggio cromatico assai ardito e della scrittura strumentale giudicata ai limiti dell’ineseguibile per le troppe difficoltà tecniche. Tali premesse indussero il buon Bruckner a smorzare nella Seconda Sinfonia le caratteristiche proprie del suo stile, additategli quasi come una colpa, alleggerendo il flusso del discorso sinfonico con l’inserimento di numerose pause, espediente che valse alla Sinfonia n. 2 l’appellativo di Pausen-Symphonie. L’architettura dell’opera poggia su un’idea principale da cui scaturiscono temi e incisi secondari; il materiale musicale impiegato nel Moderato di apertura troverà infatti spazio, debitamente mutato, nel movimento finale, dando così un senso di ciclicità all’opera. Al centro, incastonati tra i due movimenti estremi, spiccano un Andante di tono intimo e riflessivo, e uno Scherzo di sapore schiettamente popolare, con un Trio ricco di suggestioni timbriche.