Venerdì 9 settembre 2022, alle ore 20.00, il direttore emerito Zubin Mehta torna sul podio del suo Teatro alla testa del Coro e dell’Orchestra del Maggio per il terzo appuntamento sinfonico della nuova stagione, che vede finalmente il recupero dell’atteso ultimo appuntamento del Ciclo Beethoven: il concerto recupera la data originariamente prevista per il 05/12/2020 e spostata poi al 04/01/2022. Sui leggii dell’Orchestra le ultime due composizioni sinfoniche di Ludwig van Beethoven: l’8ª sinfonia, scritta nei mesi estivi del 1812 e presentata per la prima volta a Vienna nel 1814 e la celeberrima 9ª sinfonia, in assoluto fra i pezzi musicali più conosciuti di sempre e che ebbe un periodo di gestazione più che decennale. Entambe le sinfonie sono state affrontate nel corso della sua carriera innumerevoli volte dal maestro Mehta che della produzione del genio di Bonn ha fatto una delle punte di diamante del suo repertorio sinfonico, diventandone uno dei più autorevoli e acclamati interpreti al mondo. In quest’occasione, così come nei precedenti appuntamenti del Ciclo Beehtoven, il concerto sarà registrato per poi infine essere inciso in disco, prossima uscita della ricca collezione del Maggio in CD. Numerose sono anche le registrazioni delle due sinfonie eseguite da Zubin Mehta nel corso degli anni, fra le quali spiccano quella registrata insieme alla New York Philharmonic e quella insieme alla Israel Philharmonic.
Al fianco del maestro Mehta un ensemble di solisti formato da Mandy Fredrich, Marie-Claude Chappuis e AJ Glueckert, che tornano al Maggio dopo il concerto del 13 luglio sempre diretto dal maestro Mehta in omaggio alla Città di Firenze e che inoltre sono stati protagonisti delle due tappe conclusive del tour estivo del Maggio a Macerata, per l’inaugurazione del Macerata Opera Festival, e a Marbella per il primo concerto sinfonico ospitato nella rinnovata arena, e Tareq Nazmi, al suo debutto assoluto sulle scene fiorentine. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
Mandy Fredrich si è formata artisticamente alla Universität der Künste di Berlino e alla Hochschule für Musik und Theater di Lipsia è una presenza costante nelle programmazioni dei più importanti teatri lirici come la Staatsoper di Berlino, il Teatro alla Scala di Milano o il San Carlo di Napoli. Nel corso della sua carriera ha inoltre preso parte ad alcuni dei più prestigiosi festival, tra i quali quello di Salisburgo dove ha debuttato nel 2012. Dotata di un repertorio che abbraccia sia le composizioni liriche che sinfoniche, recentemente, oltre al concerto per Firenze del 13 luglio scorso, si è esibita insieme al maestro Zubin Mehta nel concerto di fine anno del 31 dicembre 2021.
Marie-Claude Chappuis, che torna anche lei al Maggio dopo il concerto dedicato alla città di Firenze di luglio, ha studiato presso l’Universität Mozarteum di Salisburgo ed è già un nome di grande rilievo internazionale: ha collaborato con alcuni dei più prestigiosi festival e teatri lirici al mondo, oltre ad aver lavorato con alcuni fra i più grandi direttori d’orchestra quali René Jacobs, Riccardo Muti, John Eliot Gardiner e Riccardo Chailly.
AJ Glueckert ha debuttato al Maggio nello scorso Concerto di fine anno ed è stato fra i protagonisti della recente e applaudita Ariadne auf Naxos, penultimo titolo operistico dell’ 84º Festival del Maggio andato in scena a giugno al Teatro alla Pergola con la direzione del maestro Daniele Gatti e la regia di Matthias Hartmann. Oltre a essere tra i solisti nell’esecuzione della Nona Sinfonia beethoveniana a Macerata e Marbella, Glueckert ha cantanto nell’opera oratorio Oedipus Rex di Igor Stravinskij, diretto da Daniele Gatti eseguito lo scorso giugno sempre nell’ambito dell’ 84º Festival. Il tenore americano è diplomato al San Francisco Conservatory of Music, ha vinto due volte le “Metropolitan Opera National Auditions” e il suo repertorio abbraccia numerosi compositori fra cui Puccini, Wagner e Donizetti.
Tareq Nazmi si è formato artisticamente alla Bayerischen Staatsoper, dove ha potuto interpretare alcuni ruoli di rilievo come Masetto nel Don Giovanni, Colline ne La Bohème e Truffaldino in Ariadne auf Naxos. Ha inoltre preso parte più volte al Festival di Salisburgo e calcato alcuni dei palcoscenici internazionali più prestigiosi come il Metropolitan e il Theater an der Wien; il repertorio concertistico particolarmente vario di Nazmi spazia da Bach a Beethoven, Haydn, Brahms, Mozart e Dvořák. Ha lavorato con la Washington National Symphony Orchestra e Christoph Eschenbach, l’Orchestre de Paris e Daniel Harding, si è esibito nel Requiem di Brahms a San Sebastian sotto la direzione di Jukka-Pekka Saraste, ed è stato solista nel Requiem di Mozart con la Deutsches Symphonie-Orchester diretta da Manfred Honeck a Berlino.
Programma
Ludwig van Beethoven – Sinfonia n. 8 in fa maggiore Op. 93
La composizione dell’Ottava impegnò Beethoven nei mesi estivi del 1812, un tempo relativamente breve per lui, anche se i numerosi schizzi e abbozzi dell’opera restituiscono la misura del lavoro minuzioso operato dal compositore per eliminare ogni orpello superfluo dalla sua nuova creazione. Dopo una prima esecuzione privata nella residenza dell’arciduca Rodolfo, la Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93 debuttò nel 1814 al Burgtheater di Vienna senza suscitare, tuttavia, il consueto entusiasmo di critica e pubblico. Rispetto alle sorelle maggiori quella ‘piccola sinfonia’, come la definiva lo stesso autore, ha infatti caratteristiche inusuali: dimensioni ridotte, leggerezza di spirito e un apparente ritorno a sonorità e forme settecentesche che lasciarono dubbiosi gli ascoltatori. Dei quattro movimenti i più curiosi sono indubbiamente quelli centrali. Tra l’Allegro di apertura e il gioviale Rondò finale Beethoven incastona due movimenti a sorpresa: un Allegretto al posto dell’Adagio, una sorta divertimento che sottolinea maggiormente il carattere gioioso dell’opera, e un Minuetto in sostituzione dello Scherzo, dove la sinfonia indossa abiti volutamente retrò muovendosi pomposamente a passo dell’antica danza.
Ludwig van Beethoven – Sinfonia n. 9 in re minore per soli, coro e orchestra op. 125
Ultima creatura sinfonica beethoveniana, la Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 “Corale” segnò un punto di non ritorno nella storia della musica; dopo la Nona nessun compositore poté più cimentarsi nel genere senza fare i conti con quel modello di arte insuperabile lasciato in eredità dal Maestro di Bonn. La genesi dell’ultima sinfonia di Beethoven parte da lontano, da quando, nel 1793, l’autore espresse il desiderio di voler mettere in musica l’Ode alla gioia di Friedrich Schiller. Il messaggio di libertà e fratellanza contenuto nei versi dell’ode si sedimentò nella mente del giovane compositore tanto che nel 1795 compose un lied, Gegenliebe, in cui compare allo stato embrionale quella melodia che in seguito avrebbe preso forma definitiva nell’Inno alla gioia dellaSinfonia n. 9. Analogie ancora più evidenti si ritrovano anni dopo nella Fantasia corale op. 80, una sorta di laboratorio preparatorio della Nona Sinfonia alla cui composizioneBeethoven si dedicò dal 1822 ai primi mesi del 1824. Il debutto – al Theater an der Wien il 7 maggio 1824 – fu preceduto da prove estenuanti, rese ancor più difficili dal fatto che a dirigere fosse Beethoven stesso, ormai completamente sordo e non più in grado di guidare l’orchestra. Tuttavia questo non inficiò il successo della sua ultima sinfonia, che da subito fu salutata come un capolavoro assoluto. Quale cartina di tornasole, la Sinfonia n. 9 compendia infatti tutte le conquiste musicali maturate negli anni da Beethoven: dalla libertà di forma – con il quarto movimento in cui per la prima volta nella cornice sinfonica la musica strumentale cede il passo alla voce umana – all’uso magistrale della variazione e del contrappunto, dalle affinità tematiche che si rincorrono nell’opera dando un senso di ciclicità e unitarietà alla partitura, fino al messaggio universale di fratellanza cantato dai solisti e dal coro nel movimento finale.
Per maggiori informazioni: www.maggiofiorentino.com