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sabato 02 novembre 2024
"Morirò in piedi" con Fulvio Cauteruccio e Giulia Weber al Teatro Niccolini di Firenze
12-11-2021
Dal 12 al 17 novembre 2021 al Teatro Niccolini di Firenze, in via Bettino Ricasoli 3/5, va in scena "Morirò in piedi" interpretato da Fulvio Cauteruccio e Giulia Weber con la regia di Roberto Petrocchi.
"Da alcuni anni, ormai, pensavo ad un progetto filmico su Oriana Fallaci (la testimonianza-confessione del momento della sua massima sofferenza fisica e morale, a causa della malattia, raccontata nel libro Morirò in piedi di Riccardo Nencini), senza ritenerlo mai davvero compiuto, “risolto”: nel cinema, come del resto nella letteratura, nel teatro, non si finisce mai di esplorare per non precludersi, fino alla fine, la possibilità di capire. Vi sono, tuttavia, momenti nei quali l’urgenza di raccontare, alimenta il trasporto, muove l’“accettazione della sfida” senza la possibilità di opporvisi. È quanto mi è capitato negli ultimi tempi ed è la ragione per cui, avere la possibilità di (ri)pensare al progetto per una messa in scena in teatro – aspirazione, per quanto mi riguarda, pari a quella del lavoro di trasposizione cinematografica, già alla prima lettura del libro – significa poter dare seguito all’itinerario espressivo intrapreso, con quello di ricerca – sempre aperta – della complessa figura di Oriana Fallaci. Di lei si è detto e scritto tanto, e molto lo si farà ancora. La si è amata e detestata allo stesso modo, mai davvero compresa con la sincera volontà di farlo, e neppure la sua morte è riuscita a riconciliare gli animi e le “fazioni”, restituendoci l’immagine, almeno prossima, a quella che è statala sua identità ed intimità più profonde. Forse, ha contribuito ella stessa a rendere ardua questa comprensione: per il proverbiale riserbo sul suo privato, la gelosia ferrea verso il “proprio mondo” ma, in particolare, per la decisione di precludersi agli altri nel momento della malattia. Oriana ha conosciuto i potenti del mondo che ha sfidato dialetticamente, ma pochissimi sono stati suoi amici veri. Appartiene a questo ristretto novero, Riccardo Nencini. Non sorprende, quindi – anche se colpisce il gesto di toccante umanità della donna – che, ormai prossima alla morte, lo abbia scelto quale depositario della sua testamento morale: la confessione delle sue paure, i suoi sogni, le fragilità, la profonda solitudine; rivelargli la propria fisicità profanata alla malattia. La Donna – prima che lo “scrittore” (come preferiva la si chiamasse), la pensatrice indomita – che immagino di portare in scena, parte da qui e si fonda sul suo “corpo a corpo ”/confessione con Riccardo, ma anche verso sé stessa: la lotta coraggiosa contro l’“alieno” (il cancro che l’ha uccisa),l’amore per la vita, il rapporto controverso con Dio, il fluire crudele del tempo; il porsi, senza paura, con dignità, di fronte alla morte. E poi, l’insegnamento dei suoi genitori, la lotta per libertà, il rimpianto della mancata maternità." Roberto Petrocchi