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martedì 05 novembre 2024

"Alcina" di Georg Friedrich Händel al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

18-10-2022
Martedì 18 ottobre 2022, alle ore 19.00, il maestro Gianluca Capuano, sarà sul podio della Sala Mehta al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino per il nuovo appuntamento operistico del Festival d’Autunno, alla testa de Les Musiciens du Prince – Monaco per la prima recita di "Alcina" di Georg Friedrich Händel. L’opera, alla sua prima rappresentazione assoluta a Firenze e che segna il grande ritorno di Cecilia Bartoli al Maggio, è messa in scena con la regia di Damiano Michieletto. La compagnia di canto è formata da Cecilia Bartoli nel ruolo della protagonista, la maga Alcina; Carlo Vistoli come Ruggiero, Lucía Martín-Cartón come Morgana e Kristina Hammarström nel ruolo di Bradamante. Petr Nekoranec è Oronte e Riccardo Novaro interpreta il ruolo di Melisso. Il ruolo di Oberto è sostenuto da un giovane cantore del Wilten Boys’s Choir/Innsbruck. Le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Agostino Cavalca, il reparto luci di Alessandro Carletti; coreografia e video sono curati rispettivamente da Thomas Wilhelm e Rocafilm-Roland Horvath. Altre quattro le recite previste in cartellone: il 20, 24 e 26 ottobre alle ore 19 e, sabato 22 ottobre alle ore 18. La durata dello spettacolo, intervallo compreso, è di 3 ore e 45 minuti circa.

L’8 ottobre 2022 alle ore 17.30 per il ciclo “Oltre il Sipario prima le parole, poi la musica” presso il foyer di galleria, è prevista la presentazione dell’opera tenuta da dal giornalista, scrittore e critico musicale Alberto Mattioli. Continuano inoltre, prima di ogni recita, le presentazioni al pubblico degli spettacoli che per Alcina saranno tenute da Maddalena Bonechi: le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta e nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima l’inizio della spettacolo. Per la recita di sabato 22 alle ore 18, procede l’iniziativa “Crescendo: teatro in gioco, giocare in teatro”: i grandi assistono all’opera mentre i bambini sono accolti in una grande sala prove del teatro e sono intrattenuti da educatori fino alla fine della recita con giochi, musiche e storie legate all’opera in programma.

Il Festival d’Autunno del Maggio arriva al suo terzo appuntamento: in cartellone Alcina, gioiello barocco di Händel. L’opera debuttò al Covent Garden di Londra il 16 aprile 1735 riscuotendo un enorme successo. Due anni prima il compositore aveva dovuto lasciare il King’s Theatre, preso in gestione da un’impresa rivale, per trasferirsi nel nuovo teatro londinese. Lì diede vita alle sue ultime opere, tra cui Alcina, nate con l’intento di primeggiare sulle produzioni dell’impresa rivale e pertanto particolarmente curate e sontuose negli allestimenti. Al Covent Garden Händel poté disporre anche di un corpo di ballo, ragion per cui integrò la partitura con numeri di danza ed episodi corali sulla falsariga dell’opera francese. Il libretto anonimo dell’opera - che vede al centro il tema dell’incantamento d’amore - era ispirato al canto VII dell’Orlando furioso e a L’isola di Alcina, un’opera di Riccardo Broschi. La maga Alcina, grazie a un sortilegio, tiene legato a sé il cavaliere Ruggiero in un’isola incantata, ma grazie all’intervento di Bradamante Ruggiero riacquisterà coscienza e abbandonerà la maga nella disperazione. Tra apparizioni, magie, travestimenti e cambi di scena a vista svettano ovviamente le arie dei solisti, vero cuore pulsante dell’opera barocca. Per la maga e il suo amato il compositore realizzò infatti alcune tra le arie più apprezzate come “Ombre pallide”, cantata da Alcina o “Verdi prati, selve amene”, intonata da Ruggiero.

Gianluca Capuano, che al Maggio ha debuttato nel dicembre del 2016 in occasione di un concerto sinfonico, è uno degli interpreti di musica antica e barocca più apprezzati a livello internazionale: si è diplomato in organo, composizione e direzione d’orchestra presso il Conservatorio della sua città. Ha approfondito gli aspetti relativi all’esecuzione della musica antica presso la Scuola Civica di Milano, dove ha affrontato i problemi inerenti la notazione, lo studio delle fonti e la prassi esecutiva. Ha svolto un’intensa attività come direttore, organista e continuista in tutta Europa, Stati Uniti, Russia e Giappone. Ha collaborato con artisti come Michael Chance, Emma Kirkby, Cecilia Bartoli, Max Emanuel Cencic, Philippe Jaroussky, Diego Fasolis e Lorenzo e Vittorio Ghielmi. Nel 2006 ha fondato il gruppo vocale e strumentale “Il canto di Orfeo”, con il quale si dedica ai lavori del barocco musicale europeo, in stretta collaborazione con alcuni dei migliori specialisti su strumenti originali. Più recentemente si è imposto all'attenzione internazionale dirigendo la Norma di Bellini, proprio con Cecilia Bartoli, per l'apertura del Festival di Edimburgo. Attivo anche in ambito concertistico, ha recentemente diretto concerti sinfonici con l'Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, la Philharmonische Orchester Kiel, l’Orchestre national de Montpellier, il Concerto Köln, ed è ospite stabile nei cartelloni del Festival di Salisburgo, al Teatro La Fenice di Venezia e al Teatro Comunale di Bologna. Parlando di questa produzione, Capuano si è soffermato sull’importanza di essere affiancato da un’orchestra così esperta e capace del periodo barocco: “Siamo felici, insieme ai Musiciens, di essere qui al Maggio: per opere come questa è richiesta una competenza tecnica molto specifica, anche dovuta agli strumenti d’epoca che vengono suonati. La sintonia con Damiano Micheletto è perfetta; il lavoro, secondo me, è sempre a doppio senso, e io sono sempre molto ispirato dal lavoro scenografico e registico. L’opera, piena di ‘colori’ e scritta da Händel nella sua piena maturità, è pensata per le più grandi voci dell’epoca; e lo si riscontra nell grandissime arie che tutti, in particolar modo la protagonista Alcina, hanno per i propri ruoli, virtuose e espressive a dei livelli davvero strepitosi. La mia lettura è basata sull’aspetto retorico dell’opera, una caratteristica tipica dei compositori di quel periodo; Händel è capace di scrivere un’opera in cui ogni aria esprime un affetto diverso, e noi cerchiamo di ‘aderire’ a questi aspetti nel modo più chiaro possibile”

La regia dello spettacolo è di Damiano Michieletto, che, dopo l’Idomeneo messo in scena nel maggio 2017 e diretto da Gianluca Capuano, Die Zauberflöte e Il barbiere di Siviglia giunge alla sua quarta produzione nel teatro fiorentino firmando la regia di questo allestimento marcato dai toni scuri e ambientazioni quasi sospese fra il mondo onirico, dove si muovono, quasi come spiriti, coloro che sono stati vittime della maga Alcina, e quello reale. La scena è divisa in due da uno specchio, al contempo anche un vero e proprio schermo, che separa questi mondi, rendendo tutto inganno e illusione ed evidenziando il grande conflitto che esiste fra la realtà e l’illusione della realtà. Ed è fra questi due spazi divisi ma connessi fra loro che si consuma la vicenda di Alcina, condannata dall’amore che prova verso Ruggiero a perdere i suoi poteri, il suo fascino e la sua giovinezza, che diventano infine solo riflessi di ciò che erano un tempo e destinati a diventare polvere nel tempo: “Nonostante sia una ripresa dello spettacolo di Salisburgo di 3 anni fa, questa produzione è come se fosse nuova, anzi lo è certamente: a parte Alcina e Bradamente cioè Cecilia Bartoli e Kristina Hammarström il cast è diverso, così come è stato necessario adattare completamente la scenografia” ha commentato Michieletto parlando del suo ‘nuovo’ lavoro fiorentino “È bello poterlo impostare come tale e non come una semplice ripresa. Questa produzione, nello spazio della Sala Mehta, funziona davvero perfettamente; questo deriva dal fatto che il mondo barocco è intimo, non ci sono vocalità melodrammatiche né orchestrazioni telluriche, anche le storie accarezzano aspetti molto intimi dei personaggi. Il concetto che abbiamo voluto trasmettere è quello dell’illusione; l’inganno, tema assolutamente comune del periodo barocco e parola ripetuta in modo costante nel libretto, ci dà una doppia dimensione della realtà. Il concetto di Alcina che, con l’inganno appunto, attira gli uomini alla sua isola, che è alla base del lavoro di Ariosto, in questa produzione ho cercato di identificarlo come se fosse legato alla paura della fine, della perdita di ciò che si ha e della morte stessa. Sono felice inoltre di poter ritrovare Cecilia Bartoli: il suo modo di lavorare e di approcciarsi fa sì che chiunque nel cast sia ‘trascinato’ dalla sua energia e sia così stimolato costantemente a dare il meglio di sé”.
Il regista si è imposto fin da subito sulla scena internazionale come uno dei rappresentanti più interessanti della giovane generazione di registi italiani. Ha studiato opera e produzione teatrale alla “Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi” di Milano e si è laureato in lettere moderne all’Università di Venezia, sua città natale. La sua produzione, acclamata dalla critica, di Švanda the Bagpiper di Jaromír Weinberger al Wexford Festival del 2003 ha vinto un Irish Times / ESB Theatre Award, ha debuttato al Festival di Salisburgo con La bohème nel 2012 ed è tornato per Falstaff nel 2013 e per La Cenerentola nel 2014.

Nel corso della sua carriera ha lavorato inoltre su alcuni dei più celebri titoli d’opera come ll viaggio a Reims alla Netherlands Opera di Amsterdam, Guillaume Tell alla Royal Opera House di Londra e diverse riprese delle sue produzioni de Il barbiere di Siviglia e Così fan tutte rispettivamente all’Opéra di Parigi e al Liceu di Barcellona, Die Zauberflöte di Mozart al Teatro La Fenice di Venezia e al Maggio Musicale, Cavalleria rusticana-Pagliacci al Covent Garden di Londra (grazie alla quale ha ottenuto l’Olivier Award 2016) e l’Otello di Rossini al Theater An der Wien. Nel 2017/2018 inaugura la stagione del Teatro dell'Opera di Roma con La damnation de Faust di Berlioz, successivamente premiato quale miglior spettacolo della 38ª edizione del prestigioso Premio Abbiati.

Sul palcoscenico, nel ruolo che dà il titolo all’opera di Händel, Cecilia Bartoli che, come il maestro Capuano, torna protagonista al Teatro del Maggio dopo lo straordinario concerto dell’ottobre 2020, non nascondendo la sua felicità nel tornare a Firenze: “Io a Firenze debuttai quasi 30 anni fa, nel Così fan tutte del giugno del ‘91 alla Pergola diretto dal grande maestro Mehta, per poi tornare solo nel 2020 per il concerto. Per me tornare qui al Maggio nella nuova Sala Mehta è davvero una gioia immensa, grazie anche all’acustica favolosa che rende, come diceva Damiano Michieletto, questo lavoro davvero intimo: questo ci regala la possibilità di esplorare non solo la storia la storia ‘magica’ di Alcina, ma anche di viverla attraverso le sfumature e i colori musicali che l’accompagnano. Questo evidenzia inoltre il grande cambiamento in lei; cambiamento dovuto a una forza incontrollabile, quella dell’amore, che condanna Alcina a perdere i suoi poteri. Un amore che, con ogni probabilità, lei non ha mai vissuto. La vocalità della protagonista è complessa, piena di cambiamenti inoltre: lo si evidenzia in modo inequivocabile quando lei, dal provare amore per Ruggiero, si ritrova infine ‘tradita’ da quest’ultimo; trasformando di conseguenza anche la sua vocalità che diventa furiosa, quasi violenta. Anche le arie sono complesse, legate a doppio filo alla storia raccontata, ma rendono il personaggio di Alcina il più interessante e affascinante della produzione handeliana”. Fra le più autorevoli e amate voci degli ultimi decenni, il mezzosoprano ha lavorato con alcuni dei nomi più importanti del panorama lirico e concertistico mondiale, imponendosi dapprima come interprete di primo livello dei lavori di Rossini e Mozart e dedicandosi, successivamente, alla riscoperta di opere meno conosciute, con una predilezione per la musica barocca e classica e i compositori a cavallo tra barocco e classicismo. Nel 1987 ha debuttato nella sua città natale, Roma, come Rosina nel Barbiere di Siviglia di Rossini. E’ stato l’inizio di una grande carriera internazionale: in breve tempo collabora con nomi quali Daniel Barenboim, Herbert von Karajan e Nikolaus Harnoncourt iniziando a essere una presenza costante al Festival di Salisburgo, al Metropolitan Opera di New York, la Royal Opera House di Londra, la Staatsoper di Vienna e tutte le principali sale da concerto e festival di Europa, Stati Uniti, Asia e Australia. Per trent’anni si è esibita regolarmente al Teatro dell’Opera di Zurigo. Il Concertgebouw di Amsterdam, la Philharmonie di Parigi, il Musikverein di Vienna, l’Elbphilharmonie di Amburgo e la Berlin Philharmonic Hall sono alcune delle tappe regolari delle sue tournée annuali. Dal 2012 è direttrice artistica del prestigioso Salzburger Pfingstfestspiele e, dal 2016, lavora costantemente insieme a Les Musiciens du Prince, orchestra costituita grazie ad una sua iniziativa e alla quale è stato concesso il patrocinio della famiglia reale monegasca. Estremamente florida è anche la sua produzione discografica dove ha potuto collaborare, nel corso degli ultimi 30 anni, con artisti come Luciano Pavarotti, Edita Gruberová e Plácido Domingo con direttori quali Claudio Abbado, James Levine e Riccardo Chailly. Inoltre, con oltre 12 milioni di dischi e dvd venduti nel corso della sua carriera, Cecilia Bartoli è l’artista classica di maggior successo dei nostri tempi.

Carlo Vistoli, al suo debutto sulle scene del Teatro del Maggio, interpreta Ruggiero; parlando delle caratteristiche del suo personaggio, Vistoli ha evidenziato come le sfumature, musicali e drammaturgiche, rendano Ruggiero in assoluto fra i ruoli prediletti del controtenore: “Insieme all’Orfeo di Gluck il ruolo di Ruggiero è senza dubbio fra i miei preferiti ed uno dei più affascinanti in assoluto: è un ruolo completo, offre una varietà abbacinante di situazioni musicali e drammaturgiche e consente di poter esprimersi in un modo davvero ampio e complesso. Pur essendo un personaggio buono vediamo inoltre in Ruggiero altri aspetti del suo carattere, come se il suo animo in parte fosse ‘corrotto’ dalla magia di Alcina. Anche quando arriva la sua compagna Bradamante, travestita da Riccardo, egli la scaccia: questo in parte aumenta il dubbio nello spettatore; il labile confine fra ciò che effettivamente Ruggiero prova per Alcina e quanto invece questa attrazione sia dovuta al potere che ella ha su di lui”.
Il controtenore intraprende lo studio del canto con William Matteuzzi e Sonia Prina nel 2007 e debutta in scena nel 2012, con Dido & Aeneas di Purcell. Riceve numerosi riconoscimenti in concorsi internazionali, tra cui il “Premio Farinelli” all'edizione 2012 del Concorso Città di Bologna e il Primo Premio al “Concorso Renata Tebaldi” (sezione barocca) di San Marino nel 2013. Selezionato per l'edizione 2015 di Le Jardin de Voix di William Christie, con cui collabora da allora, negli anni successivi partecipa a produzioni come Giulio Cesare in Egitto di Händel a Shanghai, Dafne di Antonio Caldara a Venezia, Agrippina, sempre di Händel, a Brisbane (per la quale riceve un “Helpmann Award”) e Erismena di Francesco Cavalli a Aix-en-Provence con Leonardo García Alarcón. Nel 2017, prende parte a una tournée internazionale con il progetto “Monteverdi 450” di John Eliot Gardiner. Più recentemente, è stato fra i protagonisti di Orlando furioso di Vivaldi alla Fenice, L'incoronazione di Poppea al Festival di Salisburgo, Artaserse di Hasse a Sydney, La Finta pazza di Sacrati a Digione, Orfeo ed Euridice all'Opera di Roma nell'allestimento di Robert Carsen e Semele, con la direzione di Gardiner a Parigi, Londra e Milano.

Il ruolo di Morgana, la sorella di Alcina, è interpretato da Lucía Martín-Cartón: dotata di un solido repertorio che varia da Mozart a Verdi, inizia i suoi studi musicali in violino e canto a Valladolid. In seguito si trasferisce a Roma per perfezionarsi con Alberta Valentini e si diploma infine al conservatorio di Valencia con Patricia Llorens e Ana Luisa Chova, seguita anche da Carles Budó e Husan Park. Nel repertorio operistico ha interpretato Amore in Orfeo ed Euridice di Gluck, Pamina in Die Zauberflöte di Mozart, Venere in Venus and Adonis di Blow e Irène ne Les Fêtes Vénitiennes di Campra. Si è esibita al Palau de la Música di Valencia, Auditori di Barcellona, Château de Versailles, Conservatoire Royale di Bruxelles, Teatro de la Zarzuela a Madrid, Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, Oude Muziek Utrecht. Ha fatto parte, proprio insieme a Carlo Vistoli, di Le Jardin des Voix 2015 diretta da William Christie per il programma “Un jardin à l’italienne – L’Accademia d’Amore” in numerosi concerti in Europa, Asia, Hong Kong, Australia e New York.

Il mezzosoprano Kristina Hammarström, fra le protagoniste dell’Alcina al Salzburger Pfingstfestspiele, torna nei panni di Bradamante alla sua prima produzione al Maggio: regolarmente nei cartelloni dei più prestigiosi teatri e sale da musica internazionali, ha debuttato nel 2004 con Il ritorno di Ulisse in patria; da allora si è affermata come una delle migliori interpreti del repertorio barocco, sia in campo operistico che sinfonico. Nel corso della sua carriera ha interpretato numerosi ruoli in titoli quali Werther di Massenet, Der Rosenkavalier di Strauss, Semiramide e Il barbiere di Siviglia di Rossini e Idomeneo di Mozart su palcoscenici come il Teatro alla Scala, la Wiener Staatsoper, il Théâtre des Champs-Élysées di Parigi e la Lyric Opera di Chicago.

Petr Nekoranec interpreta Oronte: dopo essersi formato al “Lindemann Program for Young Artist” al Metropolitan di New York, è stato solista all'Opera di Stato di Stoccarda, dove si è esibito nei panni di Almaviva (Il barbiere di Siviglia), Ramiro (La Cenerentola) ed Ernesto (Don Pasquale). Dalla stagione 2021/22 è solista del National Theatre Opera di Praga.Attivo anche in ambito concertistico, si è esibito al Festival di Primavera di Praga al Teatro Nazionale di Praga. Ha già ottenuto diversi riconoscimenti come il primo premio al “Ljuba Welitsch International Singing Competition, il 2° premio al “Vincerò World Singing Competition” di Napoli, il “Concorso Internazionale Francesco Viñas” al Gran Teatre del Liceu, Barcellona, dove si è classificato primo e ha ricevuto il premio speciale da Plácido Domingo.

Melisso, il consigliere di Bradamante, è interpretato da Riccardo Novaro: stimato interprete rossiniano e mozartiano, è inoltre dotato di un solido repertorio anche in campo barocco. Nel corso della sua carriera, dopo la vittoria del Concorso AsLiCo nel 1996, si è esibito in una grande varietà di generi, articolandosi da Monteverdi (Il combattimento di Tancredi e Clorinda) fino a Britten (Billy Budd) e lavorando con direttori come Daniele Gatti, Myun-Whun Chung e John Eliot Gardiner. Ha inoltre affrontato diversi ruoli in altre opere handeliane come Argante in Rinaldo, Achilla nel Giulio Cesare e Elviro in Serse esibendosi su alcuni dei palcoscenici più prestigiosi come il Theater an der Wien, la Royal Concertgebouw di Amsterdam e il Teatro la Fenice.

Per maggiori informazioni: www.maggiofiorentino.com