Di fronte alla centrale nucleare di Dungeness, in Inghilterra, si può ammirare un piccolo paradiso: è il giardino di Prospect Cottage, la casa di pescatori che il regista inglese Derek Jarman acquistò nel 1986 e dove, fino alla morte, coltivò un insolito eden di piante selvatiche. L’obiettivo era opporsi alla bruttezza industriale tramite un atto creativo: nel più inospitale dei luoghi creare un'opera di incredibile bellezza. È a partire da questa suggestione, e dal film-testamento “Blue”, che il collettivo (S)Blocco5 ha ideato la performance “Thinking Blind”, in scena al Teatro Cantiere Florida di Firenze (via Pisana 111R) mercoledì 21 dicembre 2022 alle ore 21.00 (in replica giovedì 22, stessa ora). Il lavoro, finalista alla Biennale College Teatro 2021 nella sezione Performance internazionale Under 40, vede sul palcoscenico Giulio Santolini e Ivonne Capece, che ne firma anche la regia. Una misteriosa Eva - un po’ Natura, un po’ Destino Nucleare dell'umanità - che non mostra mai al pubblico il suo volto, e un giovane Adamo che perde il Paradiso Terrestre e si "macchia". Thinking Blind è una riflessione sull'uomo, vittima e carnefice del suo stesso stare sulla terra, sulla contaminazione di sé e del mondo, sul procedere implacabile del tempo. Ma è anche uno spettacolo sulla malattia, sull'HIV, sulle epidemie lecite e illecite, sull'omosessualità, sulla lotta per i diritti civili e sugli atti creativi come forme di resistenza.
"La mia vista non tornerà più, la retina è distrutta [...] Lampi blu nei miei occhi". Sono le parole di Jarman in "Blue", film sulle ultime fasi della sua malattia che consiste in suoni e parole contro un unico fotogramma di colore blu, appunto. Mentre la sua vista si spegne, Jarman è l'artefice di un giardino-paradiso, e “Thinking Blind” è un omaggio proprio al suo "pensare da ciechi": sviluppare un pensiero in cui trovi posto ciò che non vediamo, cioè la verità fluida del mondo. “Il lavoro parte da questo assunto – spiega Capece – recuperare la possibilità di vedere, senza vedere nulla, perché ciò che stiamo vedendo ci occupa completamente. La Pandemia ci ha sorpresi nell'orrore della malattia e della morte rivelando la natura debole della nostra vista, ci ha mostrato il mare in cui viviamo e che dimentichiamo: crediamo che esista un dentro e un fuori, cose distinte da noi, e non ci accorgiamo di vivere immersi in un'atmosfera fisica, ambientale, culturale, come pesci nell’acqua. Ogni forma di inquinamento, non solo fisico ma anche ideologico o morale – l'inquinamento dei pensieri e delle abitudini – è l'incapacità di vedere il mare in cui siamo, e di capire che ogni cosa che è fuori di noi entrerà in noi". Dobbiamo dunque imparare ad osservare con altri organi, trasformare l'angoscia del futuro in visioni più profonde: per fare di noi un giardino di fronte a una centrale nucleare e trasformare un terrore oscuro in opportunità di bellezza.
(S)Blocco5 prende vita a Bologna nel 2016 per volontà dell'attrice/performer e regista Ivonne Capece, a cui si affianca la scenografa e costumista Micol Vighi. A questo nucleo fisso si aggiungono collaboratori che cambiano a seconda del progetto. Il gruppo si muove tra il teatro di parola a visione frontale e la performance fisica, l'happening. Il nucleo centrale Capece-Vighi incentra la sua ricerca partendo da un’estetica iconica, pittorica, in dialogo con un lavoro drammaturgico aspro e lirico, spesso elaborato a partire da materiali saggistici, che precipita in lavori sul "cromatismo umano". Il loro ultimo spettacolo, “Lucy”, è finalista alla Biennale College Teatro 2022, sezione performance internazionale under40.
Per maggiori informazioni: www.teatroflorida.it