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martedì 05 novembre 2024
"Dammi il tuo ritmo, amore" di Davide Rondoni al Teatro della Pergola di Firenze
16-03-2023
Un viaggio nel mistero del ritmo, attraverso testi e illuminazioni che vengono da poeti e pensatori di ogni tempo, come da danzatori e da coreografi. Al Teatro della Pergola, nel Saloncino ‘Paolo Poli’, il 16 marzo 2023 alle 21.30 Davide Rondoni porta in scena "Dammi il tuo ritmo, amore", liberamente tratto dal suo libro Noi, il ritmo. Taccuino di un poeta per la danza (e per una danzatrice) edito da La nave di Teseo. Il poeta Rondoni pronuncia e legge, il giovane attore Ruggero Albisani recita e interpreta, la performance artist Giuditta Sin danza su musica e su parole. Una produzione Teatro della Toscana.
Un uomo scrive lettere al suo amore. Appunti, riflessioni, scoperte. Lei ballerina, lui poeta, condividono un destino, entrambi conoscono la ricerca del ritmo, l’equilibrio nel gesto, la tensione verso la libertà e l’arte come ubbidienza. Noi, il ritmo. Taccuino di un poeta per la danza (e per una danzatrice) di Davide Rondoni è un libro composto quasi in trance, un viaggio nella bellezza che incontra pensieri di coreografi, storie, riflessioni, incontri tra danza e poesia, riflessioni di filosofi, visioni. Un taccuino d’amore e uno strano “vademecum” dedicato ai non-equilibristi e ai sognatori, ai molti amanti della danza e della poesia. Della vita e del suo misterioso ritmo.
Rondoni porta in scena un testo mai scritto prima d’ora sulla danza e la poesia: due arti da sempre sorelle. Ritmo e parole. Aver corpo, in un’epoca che ha fatto del corpo un segno di molti disagi. La riflessione sull’arte diventa in queste pagine anche discorso d’amore e ricerca: ballare, così come fare poesia e come vivere, è interpretare, prendere posizione, conquistare una forma. Cercare il segreto umano e divino del ritmo.
Sul palco del Saloncino il poeta Rondoni, il giovane attore Ruggero Albisani e la performance artist Giuditta Sin sono animati dai poeti antichi greci ai salmi ai poeti del Novecento (da Lorca a Luzi) che hanno dedicato poesie (e lacrime) alle danzatrici e ai danzatori. Passando per le intuizioni di coreografe come Martha Graham, Pina Bausch e di altri coreografi, e visioni di filosofi, prende forma una “drammaturgia” di parole e di corpi in perenne movimento.
Su uno schermo il contrappunto di immagini d’arte che restituiscono il ritmo come arte della poesia, come piacere, come opposto alla stasi nevrotica, alla morte, come inizio dell’essere nelle grandi cosmogonie. Come segno della vita animata. Il ritmo del corpo-voce che ci salva l’anima.