L’edizione 2023 sarà inaugurata, venerdì 1 settembre 2023, dallo spettacolo di una tra le figure emergenti del teatro contemporaneo: la pluripremiata Marta Cuscunà, autrice, attrice, regista e animatrice dei suoi straordinari pupazzi. Cuscunà presenta a San Salvi "La Semplicità ingannata", uno spettacolo sul destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi “coro” per cambiarlo. Così l’autrice-attrice racconta lo spettacolo, come sempre agito con i suoi straordinari pupazzi: ”Arcangela Tarabotti e le Clarisse del Santa Chiara di Udine attuarono una forma di resistenza davvero unica nel suo genere. Queste donne trasformarono il loro convento in uno spazio di libertà di pensiero e contestazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca. L’Inquisizione cercò con forza di ristabilire un ferreo controllo sulle Clarisse di Udine, ma le monache riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando una sorprendente micro-società tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita”.
Domenica 3 settembre, San Salvi vive un secondo evento davvero speciale, ospitando uno dei Maestri del teatro contemporaneo italiano: Danio Manfredini e il suo “Uno studio” che si svolgerà all’interno, nella Sala Mario Dondero: posti limitatissimi!
Manfredini, attore e regista teatrale nonché cantante, si è formato con César Brie e Iben Nagel Rasmussen, ed è cresciuto nell’ambito dei centri sociali autogestiti milanesi; ha lavorato a lungo anche in strutture psichiatriche. Ha collaborato con la compagnia Pippo Delbono. Oggi è una delle voci più intense del teatro contemporaneo, è autore e interprete di capolavori assoluti quali “Miracolo della rosa”, “Al presente” e “Cinema Cielo”, tutti vincitori di Premi Ubu.
Così Manfredini presenta lo spettacolo in scena a San Salvi: “Si tratta di uno studio a partire dall’amatissimo Beckett che interpreto come ritratti di condizioni umane concrete. Seppur le opere di Beckett siano in genere inquadrate nel teatro dell’assurdo, vedo una forte coincidenza con la reale condizione umana, che di frequente coincide con l’assurdo. Ritrovo la tematica delle solitudini: di chi pur essendo vicino a un altro, resta in una solitudine esistenziale incolmabile. Gli universi interiori differiscono l’uno dall’altro, entrano in relazione, si accostano, ma lasciando grossi spazi all’incomprensione, all’indifferenza. Tuttavia colgo una qualità di umana condivisione, una silente partecipazione a questo attraversamento terreno. Anche un senso del comico che di frequente si fa largo nelle situazioni più drammatiche dell’umano esistere.”
Lunedì 4 settembre il Festival ospita un singolare spettacolo di danza. Parliamo di “Dialoghi impossibili” prodotto da Con.Cor.D.A. – Movimentoinactor di Pisa. Lo spettacolo racconta la vicenda umana e letteraria di due grandi artisti: Dino Campana e Alda Merini, così lontani, così vicini. In scena Flavia Bucciero e Riccardo Monopoli, anche autori e registi dello spettacolo, con Iolanda del Vecchio e Fausto Paparozzi. Campana e Merini, Due voci, tra le più intense della poesia italiana del ‘900. Alda Merini nasce a Milano nel 1931, un anno prima che Campana muoia, giusto in tempo per prendere il testimone di una sensibilità artistica estrema che si sviluppa per tutta l’esistenza sul filo della follia. Lo spettacolo fa dialogare fra loro il poeta e la poetessa, abbattendo le distanze di spazio e tempo. La danza dà consistenza e materia alla poesia, a quei ”21 grammi” dell’anima, ai pensieri e alle aspirazioni dei due artisti.
Martedì 5 settembre ritorna a Storie differenti - fatto unico nelle dieci edizioni del Festival! – “Metamorfosi di forme mutate”, spettacolo-evento del Teatro del Lemming di Rovigo. Sono previste 3 repliche, ciascuna destinata a soli 5 spettatori, alle ore 19.45, 20.30 e 21.15. Così Massimo Munaro, regista, presenta Metamorfosi: come ”un’immersione intima e personale nello spazio del rito, del mito e del ricordo, all’incrocio fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti; è questa l’esperienza riservata ai pochissimi spettatori ammessi alla visione e all’esperienza di questo spettacolo ispirato alle Metamorfosi di Ovidio: cinque spettatori per cinque attori. Le Metamorfosi cantate da Ovidio si specchiano nelle tante metamorfosi attraversate da ciascuno di noi, in un continuo movimento fra morti e rinascite. In un’epoca di distanziamenti e di consumo bulimico di immagini standardizzate, rinasce uno spazio rituale e misterico, nel quale opporre al fragore dei media il silenzio di un incontro, il fuoco di un’esperienza condivisa. Un incontro fra umani.”
Giovedì 7 settembre va in scena l’attesissima nuova produzione dei Chille de la balanza: “Basta. Primo studio”, evento itinerante di e con Sissi Abbondanza, che così presenta il suo ultimo spettacolo al quale collaborano Francesco Lascialfari per musiche e suoni e Teresa Palminiello per le luci: “Basta. Oltre il limite. Da Samuel Beckett a Clarice Lispector. Basta è la fine di un racconto e anche l’inizio. Basta è il limite tra quello che è o che era e ciò che avviene. È il limite, il polo Nord, è l’alba e il tramonto, la caduta e la rinascita. È il luogo in cui attori e spettatori sperimentano il cambiamento: il passaggio da spazio diviso a spazio condiviso”.
Venerdì 8 settembre ritorna a San Salvi la compagnia Seven Cults di Roma, già presente quest’estate con l’applauditissimo “Certi di esistere” di Alessandro Benvenuti. In scena nell’occasione “Api e lievito” di Valeria Patera, regia di Maddalena Emanuela Rizzi, con protagonista la giovane attrice Ana Kush. “Api e lievito” racconta di Irma, una donna senza età, sexy ed infantile, candida e simpatica che con la leggerezza dell’innocenza o della follia narra gli abusi che ha subito. Con un testo poetico, immaginifico in cui la dissociazione sembra la realtà, si parla di abuso, abitudine, bisogno d’amore. L’esperienza della dissociazione nel momento dell’abuso diventa necessaria per sopravvivere e allora ecco come “inizia a girare la testa …il dolore come… Api nella testa.”
Sabato 9 settembre, come sempre a San Salvi, è un giorno speciale. Alle ore 18.00 ecco il Contro-anniversario dell’apertura del manicomio fiorentino che avvenne il 9 settembre 1890. I Chille presentano un evento di memoria, letture, immagini. Ingresso libero, con prenotazione consigliata. Il 2023 è un anno di molti anniversari come i 50 di Marco Cavallo - il grande cavallo azzurro di cartapesta che abbatté il muro del manicomio di Trieste - e i 25 del superamento del manicomio di San Salvi, con l’uscita dell’ultimo matto e l’ingresso dei Chille. Da qui l’idea, in collaborazione con l’Artista Edoardo Malagigi, di realizzare - a partire dal disegno di Leonardo per gli Sforza e grazie a un crowdfunding - un Marco Cavallo del XXI secolo in plastica riciclata, alto 5 metri. Un progetto partecipato, nel solco dell’insegnamento basagliano.
Sempre sabato 9 settembre, ma alle ore 21, la compagnia Pilar Ternera di Livorno presenta “1922. Perché non dobbiamo aprire la porta”. Livorno viene dichiarata dalle cronache dell’epoca una delle città più sovversive del Paese: è una delle poche con una giunta ancora socialista. Il fascismo si sta affacciando in Italia con tutta la sua violenza. La vicenda è raccontata da Irma, ormai giovane donna, interpretata da Alessia Cespuglio, che al momento dei fatti era poco più che una ragazzina che cercava di leggere un mondo che si stava trasformando davanti ai suoi occhi. La fine della fanciullezza coincise per lei con la fine di un paese libero. Nella notte tra il 1 e il 2 agosto vengono assassinati nella loro abitazione Pietro Gigli, segretario provinciale del Partito Comunista d’Italia e suo fratello Pilade, anarchico.
Niente tornerà più come prima. E’ la fine, l’inizio della fine. A oltre cento anni di distanza leggere un evento come questo – ci suggeriscono i Pilar Ternera - alla luce di tutto quello che succederà dopo, è una grande opportunità non solo politica, ma anche umana.
Domenica 10 settembre ecco “Valis. I mondi di Philip K. Dick”, produzione del Teatro delle Selve. Lo spettacolo ha drammaturgia, regia e interpretazione di Franco Acquaviva, in scena con Mariasole Acquaviva. Colonna sonora di Stefano Acquaviva.
“Io di professione faccio lo scrittore di fantascienza. Mi occupo di fantasie”, dice Dick e di lui, aggiunge Franco Acquaviva – “ci affascina la capacità di immaginare non tanto e non solo mondi futuribili, ma livelli di realtà sempre più complessi e compresenti l’uno all’altro, di cui il livello che ci è dato vivere è solo un tratto passeggero e instabile. Dick è un viaggiatore di dimensioni spaziotemporali simultanee, dove passato presente e futuro tendono a scomparire e a infiltrarsi l’uno nell’altro”.
Martedì 12 settembre ecco il singolare “Un uomo a metà”, produzione della compagnia siciliana Il castello di Sancio, Lo spettacolo – testo di Giampaolo G. Rugo, in scena Gianluca Cesale, regia di
Roberto Zorn Bonaventura - racconta una storia dei nostri giorni. Giuseppe è fidanzato da sempre con Maria, figlia del padrone del più grande negozio di articoli religiosi di Roma. Si avvicina la data del matrimonio ma Giuseppe ha un problema: è impotente. Il giorno prima delle nozze si sottopone al rito dell’addio al celibato con gli amici. Proprio quella notte scopre in maniera rocambolesca la propria sessualità. La carica dirompente di questa rivelazione porta Giuseppe a realizzare una parte di sé nascosta che rivoluzionerà il rapporto col mondo che lo circonda fino a quando…
Il Festival si chiude mercoledì 13 settembre con un singolare spettacolo del Teatro Invito di Lecco, coprodotto con la compagnia Walter Broggini: “Lear e il suo matto”, dramma per attore e burattini
In scena Luca Radaelli e Walter Broggini, che firmano anche testo e regia. “Leggendo Shakespeare – dicono - ci si imbatte in una realtà fatta di contrasti: l’alto e il basso, l’elevato e il volgare, il comico e il tragico. Nella sua tragedia forse più cupa, Re Lear, Shakespeare toglie allo spettatore ogni certezza. Il re dialoga con il suo matto e non si capisce chi dei due è il matto. La nostra scena è così una baracca di burattini: Re Lear è un attore in carne e ossa che ha a che fare con i suoi fantasmi scolpiti nel legno. E…”.
Anche per Storie differenti – come spesso a San Salvi - il biglietto d’ingresso costa solo 12€, ridotto coop-arci 10€; è previsto un mini-abbonamento per n. 3 spettacoli al costo di 20€. Tutti gli spettacoli, salvo diversa indicazione, iniziano alle ore 21.00. I posti sono limitati, limitatissimi per alcuni spettacoli (“Uno studio”, “Metamorfosi di forme mutate”, “Basta”): la prenotazione è obbligatoria con pagamento anticipato. Per informazioni, prenotazioni e pagamenti: tel/whatsapp 335 6270739, mail info@chile.it. Ulteriori notizie su www.chille.it.