In occasione del 57° anniversario dell’alluvione di Firenze, Compagnia delle Seggiole e Comunità Francescana di Santa Croce presentano "Sotto una gran piova d’acqua…" lo spettacolo nato da una idea di Massimo Sandrelli su testi di Sandro Bennucci, Marcello Mancini e Massimo Sandrelli curati da Sabrina Tinalli. Appuntamento domenica 5 novembre 2023, alle ore 19.00, nella Basilica di Santa Croce in Firenze. Lo spettacolo, ha la durata di un ora, è ad offerta libera (consigliato 10 euro) con prenotazione obbligatoria. Al termine sarà possibile visitare la Sagrestia di Santa Croce che ospita il Cristo di Cimabue diventato un simbolo universale dei danni subiti dalle opere d’arte a Firenze.
“Sotto la gran piova”, scrisse il Villani raccontando l’alluvione del 1333. Devastante come quella del 1966. Con una differenza: allora il più bel ponte della città, il Rubaconte, venne strappato via dalla forza dell’Arno. Sei secoli dopo, invece, il Ponte Vecchio, unico al mondo con le sue botteghe e l’irripetibile corridoio vasariano, riuscì a resistere alla violenza della corrente.
Chi vide la “gran piova”, ora la racconta attraverso gli occhi di tre straordinari testimoni: un ragazzo di 16 anni che non sapeva che cosa fosse una calamità naturale; Enrico Mattei, direttore de “La Nazione”, capace di scuotere i palazzi del potere con la sua straordinaria penna, costringendo Roma a rendersi finalmente conto di che cosa era successo a Firenze, correndo in soccorso della città; Piero Bargellini, il sindaco, che stava per essere messo in minoranza dal consiglio comunale, e che invece si fece carico di affrontare l’emergenza e di guidare la ricostruzione. Tre racconti, tre punti d’osservazione, tre stati d’animo diversi. Ma un unico denominatore: il cuore straziato dalla vicenda apocalittica che aveva devastato Firenze. E l’impegno, ognuno con le sue possibilità e il suo ruolo, per dare una speranza e una spinta positiva verso la rinascita.
Ne è venuto fuori un racconto a sei mani e sei occhi. Unico, vero struggente. Con un filo conduttore e un ritratto: quello di una Firenze che non piange e reagisce. A differenza del Ponte da Rubaconte spazzato via, il Ponte Vecchio seppe resistere ai terrificanti colpi dei tronchi d’albero trascinati dall’acqua e trasformati in arieti capaci di sventrarlo e di spogliarlo dei suoi ori, delle sue pietre preziose, dei suoi gioielli. Miracolosamente ritrovati, giorni dopo, a Marina di Pisa. Sotto la “piova” di cinquant’anni fa, Firenze diventò un immenso, terrificante lago. E rischiò di scomparire, come una mitica Atlantide, insieme ai capolavori d’arte e cultura attraverso i quali, nei secoli, la città è quel che è, e conta quel che conta. I testimoni protagonisti di questo racconto non fanno solo la storia, ma rivelano il segreto, o il miracolo, dei fiorentini nell’affrontare l’emergenza e superarla fino a far risorgere Firenze.
Avere il piacere e l’onore di proporre questo evento in uno dei luoghi simbolo dell’Alluvione di Firenze, la Basilica di Santa Croce, dove Papa Paolo VI celebrò la messa del natale 1966, e dove si trova attualmente il Cristo di Cimabue, diventato icona universale della ferita subita da Firenze e la sua arte, è un’occasione che vogliamo condividere con tutti i fiorentini.
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