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venerdì 27 dicembre 2024
"Della locanda gli amorosi affari", lo spettacolo di Paolo Ciotti al Teatro Cestello di Firenze
23-05-2024
Giovedì 23 maggio 2024, alle ore 20.45, al Teatro di Cestello, nell'omonima piazza dell'oltrarno fiorentino, va in scena "Della locanda gli amorosi affari", un adattamento di Paolo Ciotti de "La locandiera" di Carlo Goldoni. Nello spettacolo, per la regia di Paolo Ciotti e l'aiuto regia di Rebecca Zigliotto, vestono i panni di attore: Giulia Bartolacci, Marcello Ferracci, Silvia Frullini, Silvia Ghinassi, Ilaria Giovannini, Paolo Gotti, Fabrizio Lorenzetti, Marco Ranfagni, Francesca Rosa Sabatini.
Prendiamo una commedia. Parliamo del Teatro Comico. La commedia può essere La Locandiera. Facciamo muovere i personaggi, figli diretti delle maschere e antenati ancor grezzi del teatro che verrà. Vedremo dei nobili, impoltriti e consunti di titoli e ricchezze perdute. Vedremo gli interessi di una classe operosa, quella borghese, intenta con furbizia a dare a quei nobili il colpo di grazia. E con quanta e quale grazia. La grazia di una donna, la locandiera, alla fine così tanto bramata da colui che ne disprezzava i modi. Attanagliato dall’indecisione nella scelta tra sentimento e ragione. Uomo e donna. Come per il cameriere, promesso sposo e seduttore rampante, indeciso al fine anch’egli tra l’interesse e la passione, fra la scaltra locandiera e la sincera ingenua serva Tonina, finita nell’intreccio un po’ per disgrazia un po’ per funzione drammaturgia.
Quella passione che, al netto delle possibilità economiche, forse ai servi si concede con maggior libertà. Lontano dalla villa, lontano dai padroni, magari in una piccola scena d’amore conclusiva sottratta, un po’ per gioco un po’ per chiosa, alle Avventure della Villeggiatura. Vedremo anche due attrici di quel Teatro Comico che fu la prima pietra del metateatro. E le vedremo entrare e uscire dai loro ruoli di nobildonne prima e di attrici poi, fino a mettere in dubbio non una scelta, non una rinuncia, ma l’esistenza stessa. Sia essa quella umana? Oppure quella del teatro? E cos’è in fondo un personaggio se non un bivio, una scelta o un dubbio sospeso tra la realtà e la scena, tra un viso e una maschera? Quella maschera che un Arlecchino, servitore per eccellenza, abbandonerà infine per potersi meglio guardare e osservare nello specchio della realtà. Ma quale realtà? Quella del pubblico naturalmente. Della gente vorremmo dire. Gente, pubblico... fa lo stesso. L’importante, in fin dei conti, è un applauso.