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domenica 12 gennaio 2025
"L'ispettore generale" di Nikolaj Gogol con Rocco Papaleo al Teatro della Pergola di Firenze
14-01-2025
Una commedia degli equivoci estremamente divertente, che si prende gioco delle piccolezze morali di chi ha il potere e si ritiene intoccabile. Al Teatro della Pergola di Firenze, dal 14 al 19 gennaio 2025, Rocco Papaleo è il protagonista de "L'ispettore generale" di Nikolaj Gogol, adattato e diretto da Leo Muscato. Siamo in un mondo in cui l’ingiustizia e il sopruso dominano l’esistenza. Ma non è l’uomo a essere malvagio, è la società che lo rende corrotto e corruttore, approfittatore, sfruttatore, imbroglione. In scena, al fianco di Papaleo, ci sono Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani. Il 15 gennaio, alle 18, Papaleo e la Compagnia incontrano il pubblico in Teatro. Coordina Matteo Brighenti. Ingresso libero con prenotazione online al link https://tinyurl.com/incontroispettoregenerale
L’ispettore generale di Nikolaj Gogol è uno dei più grandi capolavori della drammaturgia russa. Scritto nel 1836, ma tragicamente più attuale di quanto si possa immaginare, rivive oggi grazie all’adattamento e regia di Leo Muscato, al Teatro della Pergola dal 14 al 19 gennaio. Protagonista è Rocco Papaleo. Al suo fianco in scena ci sono Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani. Le musiche originali sono di Andrea Chenna, le scene di Andrea Belli, i costumi di Margherita Baldoni, le luci di Alessandro Verazzi. Una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, TSV - Teatro Nazionale.
L’opera è l’espressione emblematica del teatro gogoliano e del suo tentativo di denunciare, attraverso riso e comicità, la burocrazia corrotta della Russia zarista. È forse il testo più analizzato, criticato, incompreso, difeso, osteggiato, della letteratura russa di tutti i tempi. Gogol stesso si sentì in obbligo di scrivere diversi testi che fugassero i fraintendimenti sorti al suo debutto. Non era la prima volta che sulle scene russe venivano rappresentati gli abusi quotidiani dei burocrati statali. Ma tutti i testi precedenti erano basati sulla contrapposizione fra il bene e il male, con personaggi positivi e negativi.
Ne L’ispettore generale, invece, per la prima volta, i personaggi sembravano essere tutti negativi: per gli spettatori dell’epoca questo era inconcepibile. Persino il finale appariva eccessivamente ambiguo, sia perché sulla scena non veniva esplicitato il trionfo della giustizia e la punizione dei corrotti, sia perché non era esplicitato se il vero ispettore generale, annunciato nell’ultima scena, avrebbe fatto giustizia o si sarebbe comportato come il falso revisore.
Molti spettatori videro il testo come una minaccia all’ordine costituito: gli abusi dei funzionari non potevano costituire il soggetto di una commedia naturalistica, perché di certo trattavano casi particolari. Secondo quegli spettatori le opere incentrate solo sugli aspetti negativi della realtà potevano avere esclusivamente il carattere della farsa alla stregua del vaudeville.
In realtà, il testo di Gogol è molto più metaforico che naturalistico. La cittadina in cui in cui irrompe a sorpresa il presunto ispettore generale non rappresenta vera località russa, ma una piccola comunità autonoma perfettamente isolata, nel quale l’autore fa confluire tutto il male osservato in Russia.