Le comunità di mammiferi delle foreste pluviali del mondo, seppur formate da faune molto diverse, sono composte da proporzioni simili di carnivori, erbivori, insettivori e onnivori e presentano una comune vulnerabilità rispetto a fattori ambientali e di disturbo da parte dell’uomo.
E’ quanto documenta il lavoro di un team internazionale di studiosi, coordinato da
Francesco Rovero, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze e collaboratore di ricerca del
MUSE-Museo delle Scienze di Trento, e da
Simone Tenan, ricercatore della Sezione Zoologia dei Vertebrati del MUSE. Lo studio, pubblicato sulla rivista internazionale Ecography, getta nuova luce sulla biodiversità delle aree tropicali e l’impatto della presenza umana sulle comunità animali [“A standardized assessment of forest mammal communities reveals consistent functional composition and vulnerability across the tropics” doi: 10.1111/ecog.04773].
Grazie a quasi 1000 foto-trappole attive 24 ore al giorno, i ricercatori hanno fotografato 171 diverse specie di mammiferi: 300.000 le immagini scattate nelle foreste pluviali del globo, relative a comunità del Sud America, dell’Africa e del Sud-Est asiatico.La presenza - all’interno di comunità animali in ambienti simili ma in regioni distanti - delle stesse proporzioni dei gruppi distinti in base alla dieta alimentare era stata ipotizzata in precedenza sulla base di analisi di mappe globali. Ora il fenomeno trova evidenza nei dati delle specie campionate sul campo nell’intera fascia tropicale.
“In altre parole – spiega Francesco Rovero - così come si analizza la nicchia ecologica delle singole specie per descriverne gli adattamenti e i fattori che possono modificarla, tra cui l’impatto antropico, in questo studio abbiamo analizzato la nicchia ecologica di intere comunità, 16 in tutto il mondo, rappresentate ciascuna da 20-30 specie e come essa muti in risposta all’ambiente e alla presenza dell’uomo”.“Circa la vulnerabilità delle comunità, in particolare, si è scoperto – dettaglia Rovero - che il numero di specie a dieta insettivora aumenta con l’estensione delle aree protette in cui si trovano e diminuisce con l’elevata densità umana nelle aree vicine alle foreste. Gli insettivori sono notoriamente animali esigenti – continua il ricercatore - per la specializzazione della loro dieta, che richiede habitat estesi e intatti con diversità e quantità di insetti ottimali”.“Questi risultati sono rilevanti sia sul piano ecologico che per la conservazione di intere comunità di fauna selvatica – commenta Simone Tenan - perché gettano le basi per analizzare la vulnerabilità e quindi impostare piani di protezione che siano generalizzabili a contesti diversi e intere comunità e non limitati a singole specie. I mammiferi nelle foreste pluviali sono sempre più minacciati dall’incessante deforestazione, caccia e cambiamento climatico, con molte specie a rischio di estinzione”.Lo studio fa parte del programma pan-tropicale di monitoraggio della biodiversità Tropical Ecology, Assessment and Monitoring (TEAM) Network, che a sua volta è parte di una piattaforma globale di dati sulla fauna di recentissima creazione (Wildlife Insights:
https://www.wildlifeinsights.org ).