Entra nel vivo la missione della sonda interplanetaria Solar Orbiter, in viaggio dallo scorso 10 febbraio verso il Sole, a caccia dei suoi segreti.
La missione spaziale, frutto di una collaborazione internazionale tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la NASA, porta anche la firma dell’Università di Firenze: Marco Romoli, docente di Astrofisica dell’Ateneo e associato dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), è il coordinatore di uno degli strumenti scientifici montati sulla sonda, il telescopio Metis. Compito di Metis è osservare la parte più esterna dell’atmosfera solare, la corona, a una distanza ravvicinata mai raggiunta prima.
La spedizione si è ritrovata nel bel mezzo dell’emergenza Coronavirus. Da fine febbraio, poche settimane dopo il lancio, su un razzo Atlas V, da Cape Canaveral in Florida, a causa della pandemia i team di scienziati e ingegneri non hanno potuto più frequentare il Centro operativo spaziale europeo (ESOC) di Darmstadt, in Germania, e sono dovuti tornare alle loro case da dove hanno seguito l’evoluzione della missione e la messa a punto della strumentazione scientifica, facendo sponda a distanza con il personale tedesco che poteva entrare contingentato nel Centro.
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Pur nella difficoltà di riorganizzare il lavoro e di coordinarci a distanza – ha commentato Romoli -
, siamo stati in grado di completare con successo le attività”. In questi quattro mesi dal lancio, gli strumenti scientifici a bordo sono stati messi a punto; a metà giugno Solar Orbiter ha eseguito il suo primo avvicinamento al Sole. Durante il suo perielio – il punto in cui l’orbita ellittica della navetta spaziale è più vicina al Sole – la sonda si è avvicinata fino a 77 milioni di chilometri dalla superficie della stella, circa la metà della distanza fra il Sole e la Terra. La prima campagna di immagini è stata un grande successo: sebbene altre missioni si siano avvicinate ancora di più al Sole, mai erano state realizzate immagini del Sole così da vicino, e a fine 2021 Solar Orbiter raggiungerà la distanza di 42 chilometri dalla superficie solare.
Alla missione spaziale partecipano dodici stati membri dell’ESA, fra cui l’Italia, che ha contribuito allo sviluppo di tre dei dieci strumenti scientifici a bordo della sonda. Oltre a Università di Firenze e INAF, fanno parte del team l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali e l’Università di Genova; le aziende Leonardo, TAS e OHB sono state coinvolte per la fornitura di componenti. Altri sei paesi europei hanno portato il loro contributo alla spedizione.
Le prime immagini raffiguranti le varie parti del Sole - la superficie, la corona esterna e l’eliosfera più ampia che la circonda – saranno mostrate ai media e al pubblico interessato giovedì 16 luglio alle ore 14 in una conferenza stampa aperta, fruibile online su
https://www.esa.int/esawebtvLa missione continua.