“La siccità influenzerà sempre di più nel futuro soprattutto le produzioni intensive: lo sviluppo di strategie di adattamento, il recupero di aree marginali, l’adeguamento dei consumi, potrà probabilmente compensare gli effetti del riscaldamento climatico”. E’ quanto dichiara Mauro Agnoletti, titolare della Cattedra UNESCO sul patrimonio dei paesaggi agricoli dell’Università di Firenze, chiamato a partecipare giovedì 4 maggio 2023 a The State of the Union, rinomato vertice annuale organizzato da European University Institute per una riflessione ad alto livello sull'Unione Europea e pensato come ponte tra il mondo accademico e il mondo politico in Europa.
Agnoletti interverrà domani alla Badia Fiesolana nella sessione delle ore 9.45 dedicata alla Green transition and energy security, nell’ambito del panel intitolato “The Future of European Agriculture: Sustainability, Sufficiency, Security”. Ad aprire la sessione Janusz Czesław Wojciechowski, Commissario europeo per l’Agricoltura. Al centro del dibattito la necessità di elaborare una risposta strategica alla combinazione di cambiamenti climatici, conflitti violenti e innovazioni tecnologiche che stanno trasformando profondamente l’agricoltura in Europa. Con ripercussioni mondiali.
“Le crisi politiche e ambientali che interessano il pianeta – dichiara Agnoletti - lasciano intravedere un periodo di instabilità la cui durata è difficile da prevedere, proponendo nuove sfide all’Europa e all’Italia. La politica agricola europea ha inizialmente puntato a innovazioni tecnologiche che hanno notevolmente aumentato la produzione unitaria, ma si sono dimostrate poco capaci di adattarsi ad ambienti difficili, rilevandosi efficaci in una percentuale ridotta delle aree rurali, circa il 23% in Italia”.
“L’inefficacia di tali modelli, il loro impatto ambientale e la globalizzazione dei mercati agricoli, che peraltro non hanno risolto il problema della fame nel mondo, ha portato al graduale abbandono di molte aree agricole in Europa e nel mondo: in Italia parliamo di circa il 40% di quelle un tempo coltivate. Alla luce delle recenti crisi ambientali e politiche che hanno messo in evidenza i limiti del modello adottato, si manifesta la necessità di proporre modelli alternativi”, prosegue il professore.
“L’Italia può fare da guida verso modelli più sostenibili – aggiunge Agnoletti - che puntino alla qualità dei prodotti abbinata alla qualità del paesaggio e dell’ambiente, sfruttando il potenziale turistico delle aree rurali e creando un valore aggiunto che esalti le unicità del nostro paese, favorendo così la diversificazione della produzione, più che la sua intensivizzazione. Un percorso utile anche a contrastare la crescente dipendenza dalle importazioni dall’estero e le conseguenze delle fluttuazioni dei prezzi di mercato”.
“Si tratta di un approccio che il nostro paese ha già in parte iniziato a percorrere, ma che è proposto anche da istituzioni internazionali quali la FAO, con la quale l’Italia collabora”, conclude Agnoletti.