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giovedì 21 novembre 2024

"Figure_narrazione identitaria", la nuova call internazionale del centro d'arte Rosy Boa

21-03-2024

La nuova call internazionale di arte contemporanea "Figure_narrazione identitaria" è aperta a tutti e a ogni forma d’arte. La partecipazione è gratuita. La call ha come scopo quello di selezionare le opere che parteciperanno alla mostra collettiva che si terrà dal 3 maggio al 23 giugno 2024 al centro d’arte Rosy Boa in via Cesalpino ad Arezzo. Per partecipare segui @rosyboaarte su Instagram e pubblica un post con la tua opera che soddisfi le richieste, menzionando @rosyboaarte e inserendo il tag #rosyboafigure. Le iscrizioni sono aperte fino al 14 aprile 2024. Le selezione delle opere che parteciperanno alla mostra sarà svolta da Rosy Boa secondo le modalità e i criteri che riterrà più opportuni. Gli artisti concedono a Rosy Boa l'utilizzo delle immagini e dei dati delle opere inviate ai fini della comunicazione e della promozione dell'iniziativa.

L’identità va inventata piuttosto che scoperta. Dal punto di vista artistico, la figurazione postmoderna vede identità sempre più sfrangiate, ampliate, moltiplicate fino ad arrivare ad essere, in parte, polverizzate perse nel grande mare della discussione di ciò che fino a quel momento era certo e stabile. Costruita attraverso una serie costante di stilizzazioni, il linguaggio artistico coinvolge nel dibattito sull’identità il genere, la sessualità, il lavoro e il rapporto con gli altri. Bandite le definizioni statiche queste nostre identità vengono raffigurate come pulsioni, stimoli temporanei o fantasmi di pensieri pregnanti e carichi di importanza ma sempre momentanei. Fantasmi sempre pronti a cambiare. È così che tutta l’arte visiva ha sperimentato quanto l’identità sia attualmente una questione così incompleta e precaria al punto da sembrare una cosa da inventare, immaginare o fingere quotidianamente più che qualcosa di definito da scoprire. Nella società liquida, l’artista risponde evitando quella fissità che potrebbe limitare la libertà di scelta che sente di avere. Nella società liquida tutti noi rispondiamo fluidamente, anche se poi ci accorgiamo che quella libertà non è davvero tale. Nella società dei consumatori siamo noi stessi la merce da vendere e comprare e non siamo immuni dal rischio di diventare merce da dismettere e gettare via non appena usciamo dal mercato. I discorsi visivi sull’identità sono un modo per mettere a tema le tante questioni che investono il presente. Di solito se ne parla in concomitanza con fasi di cambiamento turbolento, quando le coordinate per orientarsi sono incerte, quando smettiamo di avere relazioni vantaggiose con l’ambiente o quando è difficile interpretare la varietà dei segnali. C’è quindi una qualche utilità in questa identità sfrangiata specie se – in grado di sfrangiarsi ulteriormente –, arriva a smarginarsi, a perdere i propri contorni definiti e a fondersi sempre più con il contesto? Le identità desiderano essere autentiche, ma per ottenere questo risultato bisogna accordarsi con noi stessi per un futuro incerto ed essere ben disposti alla grande incognita. Accettare che l’identità sia un cantiere aperto collocato non dietro ma davanti a noi. Abbiamo deciso di affrontare questo tema nella call partendo proprio dall’idea della ‘smarginatura’, perché l’arte con la sua sensorialità estende la comprensione dell’identità, vuole un risultato superiore, ricorda, inventa e fa vedere quella forma nella quale non solo si sfumano i confini dell’identità, ma definendoli in modi inconsueti li rompe per poi combinarli di nuovo. L’arte, accompagnandosi al rischio, sa cioè che non c’è opposizione tra progettualità esistenziale e realizzazione di sé.

Per maggiori informazioni: www.rosyboa.it