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mercoledì 25 dicembre 2024

Mappa dell'egittomania in Toscana: da Firenze fino all'Elba

07-11-2024

L’egittomania in Toscana si presenta come un fenomeno di notevole valenza culturale e di ampia diffusione su tutto il territorio. Il vento, il sole e le sabbie d’Egitto attraversano infatti la regione, come già tutta l’Europa: Firenze, Livorno, Pisa, Lucca, fino all’Isola d’Elba, sono permeate dal fiorire dell’egittomania. Anche in Toscana, all’affacciarsi dell’Ottocento, il mondo egizio non è più solo memoria di segni archeologici di tradizione rinascimentale, ma una realtà storica, antiquaria e complessivamente estetica, che condiziona la decorazione, l’arredamento, il gusto, financo le esequie reali.

Partendo da Firenze, nel 1803 l’architetto Giuseppe Del Rosso, autore di Ricerche sull’architettura Egiziana (1785) allestisce, in San Lorenzo, il funerale del Re di Etruria, Lodovico di Borbone, il cui corpo, in uno sfarzo di cortine e tendaggi, è accolto all’interno di una piramide. È possibile anche un percorso fiorentino sulle sculture da giardino: l’obelisco di Boboli, giunto in città dalle collezioni medicee romane per volere del granduca Pietro Leopoldo, oppure gli arredi, non liberi da interpretazioni di matrice massonica, nei giardini Torrigiani, di Villa Strozzi e di numerose altre in città e fuori.

Per i reperti egizi a Firenze, da Livorno, nel 1824 erano arrivate agli Uffizi, destinati a una “sala egizia” nel museo granducale, parte delle collezioni archeologiche del cancelliere del consolato d’Austria in Egitto Giuseppe Nizzoli, uno dei “consoli mercanti”, le quali hanno costituito il primo nucleo della collezione granducale e dell’attuale Museo Egizio fiorentino. Il legame con l’Egitto delle collezioni medicee veniva però da molto lontano: nel 1735 era stata acquistata la statua del Sacerdote Pthamose, raffigurata nel 1777 da Zoffany nel suo celebre dipinto raffigurante la Tribuna degli Uffizi. A Firenze ecco i salotti e le decorazioni all’egizia nei palazzi di una nobiltà che voleva essere “à la page”: Pandolfini, Adami Lami, Camillo Borghese e molti altri. E ancora, il tempietto e le sculture nel giardino della residenza del collezionista inglese Frederick Stibbert sulla collina di Montughi. Un gusto quindi diffuso, apoteosi di un Egitto pittoresco, fra fantasia e documentazione.

E poi le “sale egizie” decorate dai caratteristici colonnati che emergono dalla sabbia, e i palmizi che accompagnano le pieghe dei tendaggi in primo piano: a Portoferraio nella Villa San Martino si trova la “camera egizia” voluta da Napoleone Bonaparte durante il breve soggiorno elbano (opera di Vincenzo Antonio Revelli), o in palazzi pubblici e ville di campagna. A Lucca la sala da musica nel Palazzo Ducale (dipinta da Gaspare Bargioni) e nella Villa di Marlia, come a Palaia (PI) nel Palazzo Cecchi, poi Comunale, e a Pisa in Palazzo Rosselmini-Mazzarosa. A Siena, negli anni Trenta, il Villino del Pavone, con la “sala egizia” dipinta da Cesare Maffei, mostra due sfingi che sovrastano i pilastri del cancello e la piramide, che ne adorna il giardino, è simile alla ghiacciaia realizzata, nel 1796, al parco delle Cascine di Firenze.

Per maggiori informazioni: www.unifi.it