"Supportiamo gruppi di famiglie, rifugiati, sopravvissuti agli sbarchi". Ha dichiarato, all'apertura del dibattito
'Together for change: Toscana chiama mondo' organizzato dal Cospe,
Roberto Ermanni,
responsabile della struttura di
accoglienza per migranti di Firenze de "Il Cenacolo" che ha ospitato l'evento. La sua è una testimonianza diretta che fa fronte alla marginalità sociale tutti i giorni: "Ospitiamo profughi che provengono dall'Africa Subsahariana, Corno
D'Africa, Somalia, Nigeria, Mali. Puntiamo su una forte autogestione e un senso di responsabilità, ad esempio ogni piano della struttura è provvisto di cucina, cosa non scontata, così ciascuno può provvedere per sè".
Vittorio Bugli, Assessore all’Immigrazione della Regione Toscana, ha proposto una panoramica sui modelli di accoglienza toscani: "In Toscana abbiamo piccoli gruppi di accoglienza diffusi su tutto il territorio. Penso che le cose si
risolvano meglio così piuttosto che stipare quattrocento persone in un'unica struttura. La piccola struttura è più gestibile, la Toscana lo può fare perchè ci sono gestori piccoli molto diffusi, che da anni lavorano sul tema e sono molto
preparati. Mi rendo conto che abbiamo comunità sensibili che danno una mano a mitigare le intolleranze; ad esempio in un centro a Scandicci le signore la domenica portano la torta. Capisco che non è così dappertutto e che alcuni comuni
fanno più difficoltà".
A proposito del centro di Scandicci,
Raffaele Palumbo di Controradio ha chiesto quanto abbia contribuito il tema del lavoro sociale nella riuscita del progetto. La risposta dell'Assessore: "Il lavoro sociale è molto importante ma non deve più avere una parte minoritaria. Ci sono 90 comuni che ancora non hanno ospiti e 76 che ne hanno ancora pochi. Se li avessero, ci sarebbe la possibilità di ospitare 2.400 persone in più. I sindaci gestiscono le situazioni fragili, a partire dai minori fino all'assistenza degli anziani. Qella degli stranieri ormai non è più un'emergenza ma è una situazione costante alla quale bisogna trovare soluzioni di lungo termine e in questo un sindaco può dare un imput molto positivo".
La giornalista Valeria Brigida ha commentato la situazione della nostra penisola: "La vicinanza geografica con le nostre coste, porta a molte situazioni di recupo e salvataggio delle persone. Quello che sorprende è che queste operazioni
vengano intraprese da privati, stando così a sottolineare le risposte inadeguare da parte dei governi".
Con uno sguardo che va oltre il salvataggio e la riuscita dello sbarco, Valeria si è espressa così: "Queste persone arrivano salve, ma come le accogliamo? Non avere un'organizzazione in prospettiva è catastrofico".
Un riferimento va al Baobam di Roma; un centro di accoglienza gestito da volontari, grande segnale del risveglio della società civile, sgomberato però il dicembre scorso.
Interessante la proposta dell'Assessore Bugli per la realizzazione di un sistema telematico: "Ho passato tutta l'estate a parlare con i sindaci del tema dell'accoglienza. Stiamo progettando un software in cui inserire le storie delle
persone presenti nelle varie strutture. Quello che vogliamo creare è un progetto intelligente che permetta di comprendere le capacità dei migranti, per capire dove inserire queste persone e far convergere le loro e le nostre aspettative.
Se li facciamo scontrare con la disoccupazione italiana già radicata sul territorio, è ovvio che si genererà conflitto".
Dopo questo intervento,
Udo Enwereuzor del Cospe ha ricostruito brevemente la storia del Mar Mediterraneo e del Mar Egeo, protagonisti dal 2011, a seguito dello scoppio della guerra in Libia, di immense tragedie. A scuotere le coscienze fu il naufragio di un'imbarcazione libica usata per il trasporto di migranti, meglio nota come "tragedia di Lampedusa", avvenuta il 3 ottobre 2013. L'affondamento provocò 366 morti accertati e circa 20 dispersi presunti. I superstiti salvati furono 155, di cui 41 minori.
"Da parte dell'Italia - ha dichiarato Udo -
nacque Mare Nostrum. Un'iniziativa meritoria di cui possiamo andare fieri; ha salvato molte persone mentre l'Europa, limitandosi ai soldi per la gestione, è stata a guardare. Dopo di che, si
entra in una fase di grande cinismo e irrigidimento di fronte agli sbarchi e alle vite perse in mare. La rotta si è spostata dal Mediterraneo al Mar Egeo, con i numerosi sbarchi sull'isola di Lesbo."
A Palermo il 23 febbraio è approdata
"Aquarius", un guardapesca di 77 metri che può contenere 500 persone. Pensata per offrire aiuto e salvare profughi e migranti in fuga sui barconi in traversata dall'Africa verso la Sicilia, la
missione di salvataggio è organizzata dalle associazioni tedesche, francesi e italiane
"Sos Mediterranee".
Si conclude con un collegamento da Palermo questo ciclo di talk, anche
in diretta su Controradio, in cui si è parlato di quello che può fare la Toscana, delle responsabilità dell'Europa, delle condizioni estreme in una prima fase dopo
l'arrivo, dell'integrazione più o meno difficile dei profughi che, oltre alle difficoltà di gestione, sono anche fonte di arricchimento culturale.
Info:
www.cospe.org -
www.controradio.itdi Erika Greco