Sabato 28 maggio 2016, alle ore 10.00, nella Cappella Pazzi in Santa Croce verrà celebrata l’epica resistenza, nel 1848, a Curtatone e a Montanara, di volontari toscani fiorentini, lucchesi, pisani, senesi che riveste un fondamentale ruolo nella storia dell’unità nazionale.
Questo episodio ebbe ripercussione fortissima nell’opinione pubblica. Nei luoghi di origine e di partenza dei volontari lastre commemorative vennero incise e funzioni religiose celebrate in suffragio dei caduti e in gratitudine per il loro sacrificio.
In Santa Croce a Firenze furono apposte due lapidi con i nomi dei caduti fiorentini e venne istituita ufficialmente e a cadenza annuale la commemorazione dell’evento.
Dal 1848, il 29 maggio, nella memoria degli eroi di Curtatone e Montanara, è stato celebrato l’inizio dell’Unità d’Italia, come unità di ideali, di aspirazioni e di popolo.
Dal 2012 è stata recuperata la tradizione scomparsa nel secondo dopoguerra di ricordare nel “Tempio delle Itale glorie” quanti trovarono la gloria sui campi di Curtatone e Montanara.
Tra i giovani che partirono volontari nel ’48 vi furono anche Carlo e Paolo Lorenzini, cui, quest’anno, si è voluta dedicare la celebrazione. I due fratelli Lorenzini simboleggiano pienamente lo spirito di Curtatone e Montanara, un desiderio di cambiamento per il quale tanti volontari civici e tanti studenti si batterono, con il sostegno morale e attivo di tante donne. Per questo le lapidi con i nomi dei caduti, collocate in Santa Croce, ebbero tanta importanza per i toscani. Velate il 29 maggio del 1851, per ordine del governo toscano e degli austriaci, strappate quel giorno stesso dalla ribellione popolare, asportate poco dopo dalle autorità che ne temevano il carisma, furono ricollocate nel tempio all’indomani della rivoluzione toscana del 27 aprile 1859, dal governo provvisorio, come primo atto della nuova Toscana. Tutto era da fare. Altri volontari toscani dovevano perdere la vita nella seconda guerra d’indipendenza, poi nella liberazione del Mezzogiorno fino al compimento dell’Unità nazionale.
Cominciava allora il compito dell’unificazione culturale e morale cui il “Pinocchio”, come il “Cuore” di De Amicis e altri racconti, romanzi e poesie, avrebbero efficacemente cooperato, specialmente guardando a una lingua nazionale comune. Quanto dell’innovazione letteraria possiamo riconoscere nel Pinocchio di Carlo, tanto del progresso industriale di allora vediamo riflesso nell’attività di Paolo: le biografie dei due fratelli Lorenzini ci restituiscono il senso di una Toscana che cambia tra le aspettative dell’indipendenza e le prospettive dello sviluppo nazionale del secondo Ottocento.
Per ulteriori informazioni: www.santacroceopera.it