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mercoledì 25 dicembre 2024

''Per la storia di un Confine difficile'', studenti toscani in visita a Fossoli e Trieste

19-02-2018
Si è concluso venerdì 16 febbraio a Fossoli (MO) il viaggio di istruzione destinato agli studenti delle scuole superiori toscane dal titolo "Per la storia di un Confine difficile. L'Alto Adriatico nel Novecento", che è stato organizzato in occasione del Giorno del ricordo da Regione Toscana, Istituti storici toscano e grossetano della Resistenza e dell'età contemporanea, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Ufficio regionale per la Toscana.
L'attività formativa si è svolta dal 12 al 16 febbraio e ha toccato luoghi come Redipuglia, Gonars, Trieste, Basovizza, Padriciano, Fiume, Albona e Fossoli. Proprio quest'ultima tappa presso il campo di concentramento di Fossoli (organizzato dalla Repubblica Sociale Italiana da cui partì la deportazione verso i lager nazisti), è stata l'occasione per consegnare ai ragazzi una copia della Costituzione italiana a settanta anni dalla sua promulgazione e per ribadirie i princìpi e i valori su cui si fonda.

Presente alla fase finale del viaggio anche l'assessore all'istruzione e alla formazione, che si è rivolto agli studenti citando Piero Calamandrei "Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione".
Nel sottolineare l'importanza dell'esperienza formativa di questi giorni, l'assessore ha commemorato la figura di Roberto Angeli, prete livornese attivo nella Resistenza, citando alcuni brani dal testo "Vangelo nei lager". Angeli fu arrestato dai nazisti e deportato a Mauthausen dopo essere passato dalla Villa Triste fiorentina e dal campo di Fossoli. Nel suo libro di testimonianza l'appello alle giovani generazioni: "Chi tornò a casa, si trovò profondamente diverso, segnato da un marchio indelebile. La realtà totale, la comprensione concreta di quello che fu "l'universo concentrazionario" morirà probabilmente con noi. Ma qualcosa rimarrà. [...] [...] Chi giorno per giorno, nelle piccole come nelle grandi cose opera perché l'amore vinca l'odio e l'indifferenza, contribuisce a realizzare il grido che i superstiti lanciarono allora, dopo la liberazione."

Altra tappa del viaggio di istruzione è stata Trieste, presso l'ultimo campo profughi esistente in Italia, oggi diventato Museo Centro Raccolta Profughi di Padriciano. I ragazzi sono entrati in visita accompagnati dal direttore ed ex-profugo Romano Manzutto, che ha raccontato la storia di una struttura che ha visto vivere e passare migliaia di profughi tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, e nel quale alcuni sono morti tra gli stenti. L'accesso al campo era strettamente regolamentato sia in ingresso che in uscita e la circolazione non era libera. Nelle ore notturne i varchi venivano chiusi senza eccezioni di sorta persino per i profughi residenti. Oggi il Museo di Padriciano ospita anche le masserizie originali dimenticate, abbandonate, lasciate per sempre dalle famiglie che decisero di non vivere più in Istria dopo il passaggio alla Jugoslavia sancito dagli accordi successivi alla Seconda Guerra Mondiale. 

Lasciata Padriciano, il gruppo ha raggiunto il Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata dove, grazie ad un prezioso inquadramento storico curato dal direttore dell'Istituto Piero Delbello, i ragazzi hanno visitato il Museo che ospita masserizie, fotografie, mappe e documenti in gran parte inediti. Successivamente gli studenti hanno ascoltato la testimonianza di un altro ex profugo istriano, Livio Dorigo, che ha parlato di esilio, della profuganza, del rapporto con l'altro e con la diversità. Dorigo in questi decenni ha lavorato incessantemente per affiancare ai suoi ricordi diretti la ricerca storico-scientifica in grado di interpretare e contestualizzare gli eventi drammatici vissuti dalla sua famiglia, testimone prima dell'annessione tedesca, poi della liberazione-occupazione delle truppe jugoslave.

Una storia scevra di un'interpretazione politica ma ricca di oggetti, documenti, fatti, testimonianze che raccontano quanto accaduto per quello che è stato, a partire dalla sofferenza vissuta dalle persone. Un viaggio - nelle parole della vicepresidente della Regione Toscana - che ha proposto ai giovani una visione di lungo periodo sul confine considerato dagli storici laboratorio per la storia del Novecento.

(fonte: Toscana Notizie - Agenzia di informazione della Giunta Regionale)