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giovedì 28 marzo 2024

Congo: povertà uccide più della guerra

16-11-2005

In Congo la povertà uccide più della stessa guerra. Lo rivela una drammatica indagine svolta sul campo da Medici senza Frontiere da uno studio su cinque aree del Congo, situate in quattro diverse regioni. La Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, ha vissuto una tremenda guerra civile durata cinque anni ed ufficialmente conclusasi (molte ancora le "code", che provocano ogni giorno decine di uccisioni) nel luglio del 2003, dopo aver causato circa quattro milioni di morti. Eppure, ad oltre due anni dalla fine ufficiale della guerra, la situazione sanitaria è peggiorata, e non solo nelle zone dove ancora si combatte. La grande maggioranza delle vittime soffrono e muoiono di malattie infettive come malaria, infezioni respiratorie e diarree. Tutte patologie evitabili, ma che richiedono cure. Ma il sistema sanitario non raggiunge neanche un malato su due: secondo il rapporto tra il 45 ed il 67 per cento delle persone intervistate non ha accesso ad alcuna assistenza medica di base. Il problema non è solo l'assoluta mancanza di strutture e strumenti, ma anche il problema delle distanze da coprire per raggiungere un ospedale con mezzi di trasporto di fatto inesistenti. "Anche un ticket estremamente basso -spiega Meinie Nicolai, direttrice delle operazioni di Msf per i Grandi Laghi- costituisce una barriera insormontabile". Secondo i parametri medici, il tasso di mortalità per la popolazione stabile in un paese in via di sviluppo è di 0,5 per 10.000 persone al giorno, 0,3 nei paesi industrializzati. Se la percentuale supera l'uno per cento, sempre su 10.000 al giorno, si parla di stato di emergenza, sopra il due la valutazione è di catastrofe umanitaria. Ebbene, in Congo la situazione è addirittura peggiore: nell'Inongo (regione del Bandundu) il tasso di mortalità quotidiana sempre su 10.000 persone è di 2,2; nel Basankusu (regione Equatore) di 2,3; nel Lubutu (area di Maniema) di 3,4. Disperato grido di allarme, dunque, per una situazione disperata. Mentre il governo unitario di transizione nazionale non è mai del tutto decollato, e spesso scricchiola paurosamente: ampie zone del Paese (non a caso le più ricche di materie prime, in particolare il nord Est) sono ancora ben lungi dall'essere pacificate. Malgrado la massiccia presenza dei caschi blu dell'Onu: quella del Congo è la più grande missione delle Nazioni Unite, con 16.700 peacekeepers. Che però paiono incidere ben poco.

di Duccio Tronci