Nel film il regista segue con la sua troupe alcuni vacanzieri tedeschi e austriaci che si recano in Africa per un safari di caccia grossa e fotografico. Zebre, antilopi, gnu, perfino giraffe, secondo un listino che prevede un determinato prezzo per ogni tipo di animale, vengono uccisi da cacciatori armati di tutto punto, con fucili di ultima generazione, dai quali è quasi impossibile difendersi. Una volta ucciso l'animale, i protagonisti si mettono in posa, soddisfatti, per le foto di rito da mostrare al loro ritorno a casa.
Il regista riesce a cogliere il senso di “normalità” che vivono le persone che praticano questo tipo di caccia, per nulla preoccupate per l'enorme danno all'ecosistema o della salvaguardia di specie animali da tutelare, come patrimonio dell'umanità.
“Non volevo mostrare le abitudini della caccia grossa dei ricchi e famosi, degli sceicchi, oligarchi o membri di qualche casa reale, bensì di quanto accade normalmente – ha affermato il regista. Oggigiorno la caccia in Africa è alla portata della classe media. E per alcuni cacciatori del mondo occidentale, della Cina o della Russia un viaggio in Africa, una o più volte l’anno, per cacciare giornalmente, è ormai un fatto scontato. Normalmente ciò significa che si abbattono due animali al giorno, uno la mattina e uno il pomeriggio. Volevo mostrare come avviene la caccia e scoprire cosa provano gli esseri umani che vi partecipano”.
E a partire dalla caccia, il documentario va ad indagare sul rapporto dell'uomo con la natura e con gli animali: le persone che hanno un animale domestico, secondo il regista, lo sottomettono per i loro bisogni emotivi; i cacciatori esprimono invece la loro brama di potere attraverso la passione per la caccia e l’atto d’uccidere. Desiderio di uccidere che se nei secoli passati ha avuto come fine la sopravvivenza dell'uomo, oggi, nella ricca e opulenta società occidentale, esprime solo una volontà distruttiva.
“L'uomo ha distrutto e continua a distruggere le basi della propria esistenza sfruttando sconsideratamente la natura. Ed è questo che simbolicamente è rappresentato dall’abbattimento degli animali in Africa”.
Biglietti: intero € 6, ridotto € 5 - Info: www.cinemalacompagnia.it
Domenica 15 gennaio, alle ore 20.00, ad anticipare la proiezione del film sarà il corto The Last Call, di Brando Quilici (Il mio amico Nanuk), patrocinato dal National Geographic Italia, realizzato nell'ambito del progetto internazionale a scopi benefici I Love Lions, per la salvaguardia del leone in Africa, sostenuto da Caffè Corsini.
Il corto, che sarà proiettato in prima toscana, dopo esser stato presentato alla scorsa Festa del cinema di Roma, è sceneggiato dallo scrittore fiorentino Marco Vichi, che sarà presente in sala insieme al regista, ed è commentato dalla voce narrante di Giorgio Panariello.
L'evento del 15 gennaio è ad inviti, info www.caffecorsini.it