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giovedì 21 novembre 2024

Programmazione settimanale del Cinema Spazio Uno di Firenze

21-03-2019
Ecco la programmazione del cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10), questa settimana saranno proiettati i seguenti film:

"IL COLPEVOLE - The Guilty" di Gustav Moller
Il thriller del debutto del danese Gustav Moller costruisce la suspense solamente sulla parola e l'approfondimento della psicologia del protagonista. Messo in scena in tempo reale, tra due stanze e un corridoio, con quasi un solo interprete in scena perennemente al telefono, "The Guilty" ha vinto agli scorsi Sundance Film Festival e Rotterdam Film Festival il premio del pubblico. Questo thriller sulla coscienza e la parola è una vera sorpresa, lo si può inserire sulla scia di "Locke" con Tom Hardy, per via di un uomo al telefono come fulcro della vicenda, ma in realtà piuttosto diverso e originale. Siamo infatti in un territorio più di genere, a partire dall'ambientazione poliziesca, inoltre al centro di tutto c'è il tema di una colpa inconfessabile che riguarda tanto Asger quanto uno dei suoi interlocutori telefonici. Il film è fin dal titolo figlio di una cultura protestante squisitamente nordica che ama mettere i personaggi alle strette fino a denudarli delle loro barriere e porli di fronte alla verità su loro stessi. Chi è il colpevole del titolo? Viene spontaneo pensare che si tratti del rapitore della donna che chiama il 112 di Copenaghen ed entra così in contatto con il poliziotto Asger Holm. Ma anche lo stesso Asger ha qualcosa da nascondere...La vera forza, quasi ipnotica, del film sta in quella scelta, in apparenza semplice ma in realtà molto stratificata: il sequestro e la relativa indagine esistono solo sotto forma di audio, e seguiamo il tutto tramite il punto di vista di Asger. Il tempo reale della sceneggiatura e della regia funziona quindi efficacemente, perché quella di Asger è una lotta contro il tempo, che si estende oltre il suo orario di lavoro e lo vede nascondersi in una stanza buia. Una sorta di discesa agli inferi dove la luce si fa rossastra e la situazione sempre più disperata...

"LA FAVORITA" di Peter Farrelly
C'è una sottile vena di ironia che attraversa il cinema di Yorgos Lanthimos: un'ironia talvolta appena percettibile, di regola nerissima, che conferisce un senso di strana dissonanza alle opere del regista greco, caratterizzate da una forza drammatica declinata di volta in volta fra il surreale, la distopia e l'horror. Alla luce di questo percorso, tanto radicale quanto costante, una pellicola quale "La Favorita" può apparire come un punto di svolta, o comunque una variante piuttosto bizzarra: sia per la sua afferenza al genere del film storico, un territorio non ancora esplorato da Lanthimos, sia per la scelta di un insolito registro brillante. Eppure "La Favorita", interpretato da Emma Stone e Rachel Weisz e presentato in concorso alla settantacinquesima edizione della Mostra di Venezia, non tarda a rivelare la propria intima natura, collocandosi alla perfezione all'interno della filmografia dell'autore di "Dogtooth", "The Lobster" e "Il sacrificio del cervo sacro": perché anche in questo caso Lanthimos offre il suo sguardo, impietoso e amarissimo, sulle miserie morali della società, teatro dell'ennesimo gioco al massacro consumato secondo le regole del più feroce dei rituali. Yorgos Lanthimos applica la sua visione nichilista ad un trio tutto al femminile e a una società teatro di sanguinosi conflitti di classe. E proprio perché il contesto e le tre protagoniste hanno motivi condivisibili per essere spietate, la storia esce dall'astrazione metafisica che aveva caratterizzato i lavori precedenti del regista. "La Favorita" è calato in un contesto storico e politico ben preciso, e racconta senza troppe esagerazioni la condizione femminile come un percorso a ostacoli all'interno di un mondo patriarcale che lascia alle donne pochissimi spazi di manovra, e ancor minori difeseL'unica donna che conta, qui, è la regina, ma questo non la sottrae alle logiche del potere declinato al maschile, che si esprime al grado zero con l'ennesima guerra.

"ROMA" di Alfonso Cuaròn
In "Roma" è difficile resistere alla commovente vicenda della domestica Cleo e del suo talvolta ottuso attaccamento alla famiglia che custodisce. Alfonso Cuarón ricorda la sua infanzia a Città del Messico, quando papà era sempre in viaggio d'affari, mamma Sofia accumulava libri tremando al pensiero di perdere quell'uomo, nei cinema fumosi si pomiciava e la domestica Cleo puliva costantemente le cacche dei cani dal vialetto. È un film sulla donna, l'ennesimo di questa Venezia di registi che inquadrano, con potenza, più Lei che Lui. Cuarón, regista di film diversissimi, da "Y tu mama también" a un "Harry Potter", per il suo dramma sociale sceglie un luccicante bianco e nero, inquadrature e movimenti di macchina accuratissimi. Se si potesse riassumere questo film straordinario in una parola sarebbe sicuramente: REALTÀ. Il Leone d’oro 2018 è un premio alla verità, raccontata senza schemi e senza veli dal regista. E' un racconto sincero, puro, vero. La sceneggiatura è tratta direttamente dalla memoria del regista che, per non rovinare la purezza del ricordo, si è servito di attori non professionisti e metodi di ripresa poco ortodossi: era il solo a conoscere la sceneggiatura per intero, gli attori la scoprivano giorno per giorno. Secondo Cuarón, infatti, nella vita «non si può davvero pianificare come reagire alle situazioni» e catturare in un film tali reazioni spontanee, non è semplice. Nel film i personaggi sono messi di fronte alla durezza della vita in più di un’occasione. Le loro potenti reazioni agli eventi, non sono frutto solo dell’intelligente direzione di Cuarón, ma anche di un inaspettato talento nella recitazione. Ed è per questo che durante la visione di "Roma", non si potrà fare a meno di sorridere, ridere e piangere insieme agli attori. Il dolore che il film racconta, è un dolore universale, che tutti conosciamo. L’effetto è lo stesso di un pugno nello stomaco, inflitto però da scene di una bellezza disarmante.

"LA CASA DI JACK- Uncut Version" (V. M. 18) di Lars Von Trier
Lars von Trier torna con un nuovo film molto atteso. Presentato come un susseguirsi di scene ultra-violente e insostenibili, "La casa di Jack" è un capolavoro, un film monumentale e allo stesso tempo intimo, intriso di umorismo nero, dubbi e domande. Si svolge negli Stati Uniti degli anni ‘70, per un periodo di dodici anni. Un uomo, Jack (Matt Dillon, impressionante dall’inizio alla fine), attraversa cinque episodi. Il film è strutturato in capitoli (“incidenti”, che significano omicidi). La storia è vissuta dal punto di vista di Jack, una persona tanto brillante quanto mostruosa, inquietante e tormentata. Considera ogni omicidio come un’opera d’arte. Nel corso del film, scopriamo i problemi personali di Jack, entriamo nei suoi pensieri attraverso una sua conversazione con un estraneo, Verge. Un mix grottesco di sofismi, autocommiserazione quasi infantile e spiegazioni dettagliate delle manovre pericolose e difficili di Jack. È facile vedere "La casa di Jack" come un autoritratto di Lars von Trier, in cui il crimine è paragonato a un atto creativo. Questa lettura è incoraggiata dal regista che più volte ha presentato il film come un atto processuale speciale. E torna -senza scuse- sui suoi errori, dopo la celebre conferenza stampa di Melancholia, nel 2011, che lo portò a essere escluso dal Festival di Cannes per sette anni. Ma sarebbe riduttivo giudicare il film sull’unico metro della provocazione. Questo nuovo film Von Trier sorprende continuamente per la sua ispirazione folle, ma propone anche una riflessione “vertiginosa” sulla creazione e il male. All’inizio del 2014, von Trier aveva deciso che il suo prossimo progetto sarebbe stato un film sull’inferno. Dopo lunghe ricerche sulle diverse rappresentazioni e significati dell’inferno, concluse che la vera domanda che lo interessava non era il motivo per cui qualcuno viene condannato all’inferno, ma perché è mandato all’inferno. Questo è il motivo per cui il lavoro preliminare lo ha portato a documentare vari casi di assassini psicopatici e serial killer e a condurre al personaggio centrale di Jack, mentre tutti i suoi film hanno avuto donne come protagoniste. Il cambio di prospettiva indica chiaramente il valore autobiografico di questo nuovo film.  Von Trier non è tipo da autocensurarsi, perciò "La casa di Jack" contiene tutti gli omicidi, le torture e le atrocità perpetrate da Jack, principalmente su donne e bambini. La preparazione e l’esecuzione degli omicidi sono intervallati da conversazioni in voice-over tra Jack e il suo misterioso interlocutore, Verge: l’opportunità di rivisitare i ricordi d’infanzia di Jack, di ascoltare varie favole e storie e di partecipare a conversazioni in cui l’assassino si esprime, senza ritegno, su arte, omicidio, donne e altri soggetti, spesso suscitando la disapprovazione di Verge che si rivelerà essere l’equivalente di  Virgilio che guidò Dante nel viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso.

"BOHEMIAN RHAPSODY" di Dexter Fletcher, Bryan Singer
Una coinvolgente celebrazione dei Queen, della loro musica e del loro leggendario frontman Freddie Mercury (Rami Malek), che sfidò gli stereotipi e infranse le convenzioni, diventando uno degli artisti più amati al mondo. Il film ricostruisce la meteorica ascesa della band attraverso le sue iconiche canzoni e il suo sound rivoluzionario, la sua crisi quasi fatale, man mano che lo stile di vita vita di Mercury andava fuori controllo, e la sua trionfante reunion alla vigilia del Live Aid, quando Mercury, afflitto da una gravissima malattia, condusse la band in una delle performance più grandiose della storia del rock. Facendo questo, il film cementa l’eredità di una band che è sempre stata più di una famiglia e che continua ancora oggi a ispirare gli outsider, i sognatori e gli appassionati di musica.


"BARCELONA NOCHE DE VERANO" di Dani de la Orden
Sei storie d'amore si intrecciano durante un'unica notte d'estate, durante la quale, per tutti i protagonisti, sarà il momento dell'ora o mai più. Tra amori e disincanti Barcellona è una protagonista in più del film.

"CERCA DE TU CASA" di Manuel Martìn-Cuenca
Attraverso il musical e la grande interpretazione della celebre cantante di flamenco Silvia Perez Cruz, il film racconta la battaglia di Sonia per difendere i propri diritti e la propria dignità. Canto d'orgoglio e ribellione. Premio Goya 2017: Miglior Canzone per Silvia Pérez Cruz.


Ecco il dettaglio degli orari:
"IL COLPEVOLE - The Guilty" di Gustav Moller
Giovedì 21/03 Ore 17:40 - 21:30
Venerdì 22/03 Ore 15:30 - 21:30
Sabato 23/03 Ore 16:00 - 20:00 - 21:30
Domenica 24/03 Ore 16:00 - 17:35
Lunedì 25/03 Ore 15:30
Mercoledì 27/03 Ore 15:30 - 21:35

"LA FAVORITA" di Peter Farrelly
>>Premio Oscar come Migliore attrice protagonista a Olivia Colman
Giovedì 21/03 Ore 15:30
Venerdì 22/03 Ore 19:20
Sabato 23/03 Ore 17:40
Domenica 24/03 Ore 19:10
Mercoledì 27/03 Ore 17:00

"ROMA" di Alfonso Cuaròn
>>PREMIO OSCAR COME MIGLIOR FILM STRANIERO, MIGLIORE REGIA E MIGLIORE FOTOGRAFIA
>>Leone d'Oro alla Mostra di Venezia come Miglior Film
Giovedì 21/03 Ore 19:10
Venerdì 22/03 Ore 17:00
In Spagnolo con sottotitoli in Italiano

"LA CASA DI JACK- Uncut Version" (V. M. 18) di Lars Von Trier
Domenica 24/03 Ore 21:20
In Inglese con sottotitoli in Italiano

"BOHEMIAN RHAPSODY" di Dexter Fletcher, Bryan Singer
Lunedì 25/03 Ore 17:00 - 19:20 - 21:40
Mercoledì 27/03 Ore 19:10

Festival del Cine Espanol:"BARCELONA NOCHE DE VERANO" di Dani de la Orden
Martedì 26/03 Ore 16:00 - 21:30 Ingresso €6,50
In Spagnolo con sottotitoli in Italiano

Festival del Cine Espanol:"CERCA DE TU CASA" di Manuel Martìn-Cuenca
Martedì 26/03 Ore 17:50 - 19:40 Ingresso € 6,50
In Spagnolo con sottotitoli in Italiano

Per ulteriori informazioni: www.cinemaspaziouno.it