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mercoledì 25 dicembre 2024
Programmazione settimanale del Cinema Spazio Uno di Firenze
28-03-2019
Ecco la programmazione del cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10), questa settimana saranno proiettati i seguenti film:
"BORDER - Creature di confine" di Ali Abbasi Il secondo lungometraggio di Ali Abbasi, vincitore della sezione "Un Certain Régard" all'ultimo Festival di Cannes, è senza dubbio il film più strano e inquietante che vedremo quest'anno: sorprendente e immaginifico, è un fantasy con profondi solchi nel genere drammatico. Vestito da fiaba nera, è un inno alla natura intesa non solo come sistema totale degli esseri viventi ma anche della scoperta di sé per il raggiungimento della felicità. Grazie a una costante lotta interiore, infatti, in Border fiorisce la ricerca della propria identità ma anche la consapevolezza e la forza di scegliere il proprio destino. Il film è tratto dal racconto "Gräns" di John Ajvide Lindqvist, già autore del romanzo horror "Lasciami entrare". Lo stesso regista ha affermato «Vedo gli esseri umani come animali particolarmente evoluti e mi interessano tutte quelle situazioni in cui i nostri istinti bestiali cozzano contro la struttura della società». La protagonista Tina (interpretata da una bravissima Eva Melander) è proprio questo: una donna dotata di eccezionali istinti e che vive con disagio il suo posto all’interno della società. Al suo stato sofferto seguirà una rivelazione spiazzante e sbalorditiva che ammalia lo spettatore e che, al tempo stesso, lo disgusta, lo stordisce per poi conquistarlo ancora. L'esistenza di Tina è fatta soltanto di vergogna e rabbia repressa. La vita anonima di questa donna "anormale", filmata con stile crudo dal regista, si trascina nell'infelicità finché ad attraversare il confine tra Finlandia e Svezia è proprio Vore, che le manda letteralmente in tilt quell’olfatto infallibile, facendole sentire un odore sconosciuto. Vore non è come tutti gli altri perché è come lei, sgraziato e inquietante, con un che di animalesco per lei molto attraente. È la prima volta che Tina vede un suo simile...Prima che il film sveli il mistero, proprio per bocca di Vore che è in uno stadio più avanzato di consapevolezza, tutto fa pensare che si tratti di due ominidi, due Neanderthal sfuggiti chissà come all’estinzione: sono come noi ma non del tutto, simili eppure differenti. È temerario mescolare l'horror con il realismo sociale e la mitologia nordica. Ma questa è una fiaba che milita contro la dittatura dell'apparenza e l'esclusione del "diverso". "Border" è un film indimenticabile, un’esplosione di emozioni, un tortuoso percorso che riesce a mettere a nudo l’animo della protagonista e a regalare uno squarcio di libertà al pubblico. Unico e profondo, il film è un’ottima rappresentazione del sentirsi in perfetta armonia con la natura e un tutt’uno con l’universo.
"IL CORRIERE - The Mule" di Clint Eastwood Per Clint Eastwood la questione è il tempo che gli resta. Una questione emersa dalle acque del Mystic River e risolta cinque anni dopo in Gran Torino dove Eastwood mette in scena la sua fine, fino alla prossima volta almeno. Perché undici anni dopo, l'autore che beneficia dell'eterna proroga degli dei del cinema, riprende la strada in un road-trip testamentario supplementare. Ma "Il corriere - The Mule" è più di questo, più del nuovo ritratto di un vecchio eroe reazionario che monda i suoi peccati. Per Clint Eastwood non è più il tempo di scrivere la sua leggenda e di giocare col suo mito. Perfettamente cosciente di quello che suscita, si diverte ma resta secco e autentico dietro le rughe di un uomo che non ha più l'angoscia di invecchiare ma la paura di morire. "The mule"è una commedia senza fronzoli che dà modo a Clint Eastwood, dall’alto dei suoi 88 anni, di gettare uno sguardo sulla società contemporanea. Con un atteggiamento che è un misto di candore, sfacciataggine e astuzia, Earl affronta ogni cosa con apparente leggerezza ma è abbastanza intelligente da capire che trasportare quintali di droga per i famigerati “cartelli” non è esattamente l’ideale per un vecchietto che dovrebbe passare il tempo che gli rimane con le persone care, e che quello che fa gli dà la misura del suo fallimento nella vita. La criminalità è economicamente un'ancora di salvezza per Stone, ma moralmente è un collasso. Per cui da una parte la sua vita migliora, ma dall'altra va a fondo. E uno di questi giorni dovrà pagarne le conseguenze e affrontare le cose sbagliate che ha fatto. Scritto dallo sceneggiatore di Gran Torino Nick Schenk, il film è tratto da una storia vera, raccontata nell'articolo 'The Sinaloa Cartel's 90-Year-Old Drug Mule' (ossia: 'Il novantenne mulo della droga del cartello Sinaloa') di Sam Dolnick per il The New York Times. Si parlava di trarne un film già dal 2014 e inizialmente era stato scelto come regista Ruben Fleischer, cui poi è stato saggiamente preferito Clint Eastwood che per una storia del genere non ha rivali.
"FREDDIE MERCURY: THE GREAT PRETENDER" di Rhys Thomas Eccentrico, carismatico, contorto, affascinante: sono solo alcune delle tante sfumature del "grande commediante". Con il uno stile unico, inimitabile, Freddie Mercury ha segnato in modo indelebile la storia della musica rock mondiale. Per capire chi era veramente questo "grande commediante" una volta spenti i riflettori, si focalizza l'attenzione sulla persona di Freddie Mercury e sui progetti da solista al di fuori del gruppo. Grazie all'ausilio di uno straordinario repertorio composto da interviste ad amici e colleghi, dietro le quinte dei concerti, video privati e raro materiale inedito, emerge il ritratto di un uomo molto diverso dal personaggio pubblico esuberante e appariscente che noi tutti conosciamo: un uomo generoso, riflessivo, con un enorme senso dell'umorismo ed una genuina passione per la musica. Creato dal team dell’acclamatissimo documentario della BBC "Queen: Days of Our Lives", "The Great Pretender" segue la stessa linea documentaristica e raccoglie chicche inedite assieme a rarissimi filmati per la prima volta in Hd. È diretto e prodotto da Rhys Thomas, da tutta la vita appassionato ed esperto conoscitore dei Queen, che con la collaborazione di Brian May, Roger Taylor, Jim Beach (il manager) ha scandagliato l’archivio privato dei Queen, recuperando filmati risalenti al 1976, rare interviste con Freddie, concerti, scatti e materiale sui progetti solisti del cantante. Tra i momenti rari del documentario l’esibizione al Royal Ballet di Londra in cui Freddie Mercury canta una straordinaria versione di "Bohemian Rhapsody", la canzone del XX secolo più ascoltata in streaming di oggi, che chiude cantando a testa in giù. O ancora una prova in cui Mercury e Montserrat Caballé duettano facendo vocalizzi mentre preparano le registrazioni del loro singolo.
"LA CASA DI JACK - Uncut Version" V.M. 18 di Lars Von Trier Lars von Trier torna con un nuovo film molto atteso. Presentato come un susseguirsi di scene ultra-violente e insostenibili, "La casa di Jack" è un capolavoro, un film monumentale e allo stesso tempo intimo, intriso di umorismo nero, dubbi e domande. Si svolge negli Stati Uniti degli anni ‘70, per un periodo di dodici anni. Un uomo, Jack (Matt Dillon, impressionante dall’inizio alla fine), attraversa cinque episodi. Il film è strutturato in capitoli (“incidenti”, che significano omicidi). La storia è vissuta dal punto di vista di Jack, una persona tanto brillante quanto mostruosa, inquietante e tormentata. Considera ogni omicidio come un’opera d’arte. Nel corso del film, scopriamo i problemi personali di Jack, entriamo nei suoi pensieri attraverso una sua conversazione con un estraneo, Verge. Un mix grottesco di sofismi, autocommiserazione quasi infantile e spiegazioni dettagliate delle manovre pericolose e difficili di Jack. È facile vedere "La casa di Jack" come un autoritratto di Lars von Trier, in cui il crimine è paragonato a un atto creativo. Questa lettura è incoraggiata dal regista che più volte ha presentato il film come un atto processuale speciale. E torna -senza scuse- sui suoi errori, dopo la celebre conferenza stampa di Melancholia, nel 2011, che lo portò a essere escluso dal Festival di Cannes per sette anni. Ma sarebbe riduttivo giudicare il film sull’unico metro della provocazione. Questo nuovo film Von Trier sorprende continuamente per la sua ispirazione folle, ma propone anche una riflessione “vertiginosa” sulla creazione e il male. All’inizio del 2014, von Trier aveva deciso che il suo prossimo progetto sarebbe stato un film sull’inferno. Dopo lunghe ricerche sulle diverse rappresentazioni e significati dell’inferno, concluse che la vera domanda che lo interessava non era il motivo per cui qualcuno viene condannato all’inferno, ma perché è mandato all’inferno. Questo è il motivo per cui il lavoro preliminare lo ha portato a documentare vari casi di assassini psicopatici e serial killer e a condurre al personaggio centrale di Jack, mentre tutti i suoi film hanno avuto donne come protagoniste. Il cambio di prospettiva indica chiaramente il valore autobiografico di questo nuovo film. Von Trier non è tipo da autocensurarsi, perciò "La casa di Jack" contiene tutti gli omicidi, le torture e le atrocità perpetrate da Jack, principalmente su donne e bambini. La preparazione e l’esecuzione degli omicidi sono intervallati da conversazioni in voice-over tra Jack e il suo misterioso interlocutore, Verge: l’opportunità di rivisitare i ricordi d’infanzia di Jack, di ascoltare varie favole e storie e di partecipare a conversazioni in cui l’assassino si esprime, senza ritegno, su arte, omicidio, donne e altri soggetti, spesso suscitando la disapprovazione di Verge che si rivelerà essere l’equivalente di Virgilio che guidò Dante nel viaggio attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Festival del Cine Espanol:"EL OLIVO" di Iciar Bollain Dalla penna di Paul Laverty (Palma d'Oro per "Io, Daniel Blake" di Ken Loach) nasce l'entusiasmante interpretazione di Anna Castillo che regala anima e cuore ad Alma, una ragazza di 20 anni che lavora in un allevamento di polli. Il nonno, che ha smesso di parlare da anni, è la persona di cui le importa di più al mondo...
Festival del Cine Espanol:"EL SUEŇO - DEL CELLER DE CAN ROCA" di Manuel Martìn-Cuenca Siamo a Girona. Qui sorge uno dei ristoranti più conosciuti e importanti del mondo: El Celler de Can Roca. Ideato e gestito dai tre fratelli Roca: Joan (chef), Jordi (pasticcere) e Josep (sommelier). Franc Aleu e i fratelli Roca fondono immagini, gastronomia, lirica e sperimentazione: Freida Pinto, Miquel Barcelò e altre figure di spicco dell'arte e la scienza internazionale sono gli ospiti di questo viaggio.
"FREDDIE MERCURY: THE GREAT PRETENDER" di Rhys Thomas Lunedì 01/04 Ore 19:40 Ingresso € 3,00 Mercoledì 03/04 Ore 19:45 Ingresso € 3,00 In Inglese con sottotitoli in Italiano
"LA CASA DI JACK - Uncut Version" V.M. 18 di Lars Von Trier Lunedì 01/04 Ore 21:15 Ingresso € 3,00 In Inglese con sottotitoli in Italiano
Festival del Cine Espanol:"EL OLIVO" di Iciar Bollain Martedì 02/04 Ore 16:00 - 21:30 Ingresso €6,50 In Spagnolo con sottotitoli in Italiano
Festival del Cine Espanol:"EL SUEŇO - DEL CELLER DE CAN ROCA" di Manuel Martìn-Cuenca Martedì 02/04 Ore 17:50 - 19:40 Ingresso € 6,50 In Spagnolo con sottotitoli in Italiano