Il primo
viaggio cinematografico attraverso le sale, le storie e le emozioni di uno dei musei più visitati del mondo arriva al
Cinema Odeon Firenze (Piazza Strozzi) con il film "
Il Museo del Prado - La corte delle meraviglie". Ad accompagnarci in quest'avventura, una guida eccezionale, il Premio Oscar,
Jeremy Irons. L'appuntamento per il mese di
Aprile, con la grande arte, in
versione italiana, è per
Giovedì 18, alle ore
17.00 e
Venerdì 19 alle ore
16.15 e alle ore
18.00.
Capolavori straordinari che raccontano la storia della Spagna e di un intero continente. Ci troviamo in uno dei templi dell'arte mondiale, un luogo di memoria e uno specchio del
presente con 1700 opere esposte e un tesoro di altre 7000 conservate. Una collezione che racconta le vicende di re, regine, dinastie, guerre, sconfitte, vittorie. Ma anche la storia dei sentimenti e delle emozioni degli uomini e delle donne di ieri e di oggi, lei cui vite sono intrecciate a quella del museo: regnanti, pittori, artisti, architetti, collezionisti, curatori, intellettuali, visitatori.
In questo 2019 che ne celebra il
duecentesimo anniversario, raccontare il Prado di Madrid dal giorno della sua "fondazione" - quel 19 novembre 1819 in cui per la prima volta si parlò di Museo Real de Pinturas - significa percorrere non solo questi ultimi 200 anni, ma almeno
sei secoli di storia. La vita della collezione del Prado ha inizio con la nascita della Spagna come nazione e con il matrimonio tra
Ferdinando d’Aragona e
Isabella di Castiglia. Un'unione che sancisce l’avvio del grande impero spagnolo. Eppure, per molto tempo nel corso dei secoli, la pittura è stata una
lingua universale, che non ha conosciuto frontiere. E se c’è un museo dove si rende evidente che la pittura non è stata toccata dai nazionalismi, questo è proprio il Prado, con le sue
collezioni eclettiche e sfaccettate capaci di raccontare come l’arte non abbia passaporti limitanti, ma sia al contrario un viatico universale in grado di comprendere e raccontare i pensieri e i sentimenti degli esseri umani.
Per questo i protagonisti del Museo del Prado sono i suoi capolavori, i grandi maestri che li hanno realizzati, le teste coronate che li hanno raccolti, ma anche l’ispirazione europea e libertaria di un museo che è uno scrigno di tesori e di storie. Jeremy Irons guida gli spettatori alla scoperta di un patrimonio di bellezza e di arte a partire dal
Salon de Reinos, un'architettura volutamente spoglia che si anima di vita, luci, proiezioni, riportando il visitatore al glorioso passato della monarchia spagnola e al Siglo de Oro quando alle pareti erano appesi molti dei capolavori oggi esposti al Prado. Allora in questo spazio si danzava, si svolgevano feste e spettacoli teatrali. Questo era uno dei cuori pulsanti di Madrid e della Spagna intera, così come lo furono il Barrio de las Letras, dove abitavano scrittori e artisti del Siglo de Oro, e, nel Novecento, la Residencia de Estudiantes, dove si incontravano gli intellettuali della Generazione del ‘27, da Buñuel a Lorca sino a Dalí.
L’obiettivo delle autrici è quello di raccontare non solo la bellezza formale e il fascino della collezione del Prado ma anche quanto
attuali siano i temi trattati dalle opere esposte, capaci di narrare attraverso la storia dell’arte, anche quella della società, coi suoi ideali, i suoi pregiudizi, i vizi, le nuove concezioni, le scoperte scientifiche, la psicologia umana, le mode.
Non è solo la narrazione delle sue straordinarie opere, che sono il cuore del documentario, ma anche il paesaggio delle architetture Reali che sono state teatro e custodi della nascita e dello sviluppo delle collezioni d’arte. Un patrimonio universale che comprende non soltanto le opere di
Vélazquez, Rubens, Tiziano, Mantegna, Bosch, Goya, El Greco conservate al Prado, ma anche l'
Escorial, Pantheon dei reali, il Palazzo Reale di Madrid, il Convento de Las Descalzas Reales, il Salon de Reinos.
Un affresco che contrappone interni ed esterni, quadri e palazzi, pennellate e giardini. La nascita del Museo del Prado è una storia avvincente. Nel
1785 Carlo III di Borbone, incaricò l’architetto di corte Juan de Villanueva di disegnare un edificio per ospitare il
Gabinete de Historia Natural. Non lo diventerà mai. L’edificio verrà infatti trasformato nel Museo che oggi conosciamo. Camminare in questo luogo di bellezza, significa lasciarsi stupire, snidare pregiudizi e contraddizioni, scoprire i miti e i simboli di un mondo meraviglioso, a volte rivoluzionario. Significa
confrontarsi con se stessi, attraverso la storia dell’arte. Significa rimanere estasiati di fronte a capolavori come la deposizione del fiammingo Van der Weyden, l’Adamo ed Eva di Tiziano, le pitture nere dell’ultimo Goya, Les Meninas di Vélasquez, le figure ritorte, allungate, fuori dagli schemi di El Greco, Il giardino delle delizie di Bosch, che risveglia nei visitatori di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi cultura, curiosità, aspettativa, attenzione, o l’opera della fiamminga Clara Peters, che ha il coraggio di dipingere dei micro-autoritratti all’interno delle sue tele e rivendicare il ruolo femminile dell’arte o ancora la Donna barbuta di Ribera, dove una donna con il volto coperto da una folta barba allatta al seno il neonato che porta in braccio.
Per maggiori informazioni:
www.odeonfirenze.com VSA