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mercoledì 25 dicembre 2024
Programmazione settimanale del Cinema Spazio Uno di Firenze
13-06-2019
Ecco la programmazione del cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10), questa settimana saranno proiettati i seguenti film:
"AMERICAN ANIMALS" di Bart Layton Dopo aver mietuto successi al Sundance Film Festival e alla Festa del Cinema di Roma, "American Animals" sbarca sugli schermi italiani. L' esilarante commedia di Bart Layton narra di una avvincente rapina, basata su eventi realmente accaduti, eseguita da un manipolo di universitari del kentucky. La geniale scelta di confrontare la ricostruzione filmica con i ricordi dei reali protagonisti è una trovata registica che conferisce ulteriore ironia a questa divertente black comedy. Raccontato dagli stessi ragazzi, ormai cresciuti, che hanno commesso il colpo nel 2003, "American Animals" porta la fusione tra documentario e finzione al suo ultimo stadio e segnala il talento di Bart Layton nel maneggiare anche i meccanismi della fiction. Layton però non vuole trovare colpevoli e anzi schiva la pretesa di verità che il film stesso dichiara nel primo cartello, lasciandoci senza una risposta univoca su come siano davvero andate le cose. Il senso del film è del resto un altro: siamo di fronte a quattro giovani bianchi americani più o meno di buona famiglia, che nonostante le occasioni che gli apre la loro condizione privilegiata e il college non sanno che fare delle proprie vite. Il loro orizzonte ultimo è la celebrità o la ricchezza o la gloria di un grande artista...perché quello che la propria vita offre loro non sembra sufficiente. L'assenza di orizzonti fa così di loro anime perse pronte a inventarsi una folle impresa pur di trovare finalmente qualcosa di eccezionale e unico. In questo ha un forte peso anche la mentalità del gruppo, dove le idee più balzane ricevono sostegno dai compagni fino a sembrare sensate e prendere corpo. L’aspetto interessante è la descrizione del processo sociale e psicologico che ha portato quattro giovani con una futuro sicuro davanti a progettare una rapina. Interessante, divertente, magnificamente costruito ed interpretato, bellissimo il cameo di Udo Kier, con una colonna sonora veramente accattivante, in cui spicca "I’m Alive" di Johnny Thunder, "American Animals" è decisamente lo heist drama imperdibile del momento.
"BLUE MY MIND" di Lisa Bruhlmann È maledettamente interessante, "Blue My Mind - Il segreto dei miei anni". Innovativo, perché interamente incentrato su una figura femminile descritta a tutto tondo, con la sua sete di ribellione e le sue scelte non convenzionali. Inquietante, come si addice a un film che mescola sapientemente fantasy, mystery e dramma adolescenziale. Intelligente, nel raccontare l'adolescenza come una grande metafora di trasformazione personale, durante la quale si cambiano letteralmente pelle, appetito, abitudini. Questo accade alla protagonista di "Blue My Mind", un coming of age decisamente dark che ben sa raccontare le altalene emotive di una teenager alla scoperta di se stessa. Il film di Lisa Bruhlmann usa il fantasy come strumento potente di metafora e insiste sul potere evocativo dell'immaginazione. Il potente esordio dell'attrice e regista svizzera Lisa Brühlmann ritrae l'età dell'adolescenza, età di mezzo per eccellenza, tempo del cambiamento che si fa mutazione. E' un horror a tutto campo. Perché spaventa, turba, scuote ed entra dentro toccando - in un solo colpo - tre punti sensibili del cine-inconscio collettivo. "Blue My Mind" narra l'iniziazione sessuale di un'adolescente e insieme il suo percorso di esplorazione. Approda in una scuola, conosce nuove persone, fa le sue prime esperienze. Un'avventura di ricerca costante di identità, ma anche di tentativo di comprensione del proprio corpo che reagisce in maniera insolita al menarca, che le impone stimoli nuovi e la espone a sensazioni mai provate prima. A poco serve il distrarsi da sé attraverso alcol e droghe: fare i conti con se stessi è qualcosa di ineludibile per qualunque creatura dell'universo, pare suggerire la regista svizzera, bravissima a dirigere un'eccezionale Luna Wedler, che a tratti ricorda Marine Vacth di "Giovane e bella" di Francois Ozon. Ma soprattutto a firmare un film di formazione di quelli imperdibili, che affascina, strega, inquieta e non permette a chi guarda di staccare gli occhi dallo schermo. Quasi fosse soggiogato dal canto della Sirena.
"MUG - Un'altra vita" di Malgorzata Szumowska Dopo "In the name of" (2013), Malgorzata Szumowska torna ad esplorare la vita di provincia della Polonia rurale, imbevuta di cattolicesimo bigotto e superstizioni popolari, in un dramma dallo humour nero e i toni grigi. La regista polacca conduce sapientemente un aspro dramma sul suo Paese, di cui porta alla luce contraddizioni, ipocrisie e un orgoglio religioso e nazionalistico di cui è simbolo l'enorme statua di Gesù. La storia di Jacek, outsider del paese che ascolta i Metallica, porta jeans strappati e sogna di trasferirsi in Inghilterra, offre dunque uno sguardo impietoso sulla ristrettezza di orizzonti di un villaggio a cui non si sente di appartenere. Sarà probabilmente lo stesso amore-odio della regista per la sua terra madre, da cui si allontana ma a cui sempre ritorna, che la aiuta a distanziarsi in campi lunghi sulla bellezza della sua Polonia per poi focalizzarsi sullo squallore e sulla piattezza della gente di provincia. In piani sempre più stretti Szumowska osserva il volto sfigurato di Jacek, specchio di un villaggio deformato da meschinità, volgarità e fatalismo. "Mug", che vuol dire appunto "brutto muso" ci porta a riflettere sulla percezione di sé e quella degli altri, sul significato di identità in rapporto all'apparenza. Il viso deforme di Jacek non gli permette più di lavorare, vivere o essere amato come prima, perfino dalla sua stessa madre che vede in lui un'altra persona, un estraneo. La regista esplora la doppia faccia dei piccoli centri rurali della sua terra attraverso una pungente satira sugli usi e costumi della Polonia. " Un’altra vita – Mug" propone un’eloquente trasposizione in simboli di quello che è stato pensato come un dualismo portante dell’intera struttura narrativa del film. L’attenzione mediatica della nazione può scegliere è catturata, da una parte, dall’enorme impiego di forze umane nell’impresa bizzarra e grottesca di erigere la più imponente statua di Cristo che si sia mai vista, mentre dall’altra è ugualmente rapita dal fascino che il “fenomeno” Jacek diviene in breve tempo. Si tratta di una scissione che si ripercuote, poi, sull’immagine che la Polonia stessa rimanda di sé, del suo popolo e delle sue strampalate dinamiche interne: un profondo contrasto tipico di quei gruppi sociali devoti a valori religiosi che seguono come fossero sistemi di regole ma dimenticandone l' applicazione pratica nella realtà quotidiana concreta.
"QUEL GIORNO D'ESTATE" di Mikhael Hers Nanni Moretti ha scelto questo film per programmarlo al suo Nuovo Sacher a Roma! I percorsi della memoria, la geografia, il tempo, il luogo e il momento sono i grandi temi di Mikhaël Hers, abilissimo a creare echi e ricordi futuri, a tradurre le variazioni del cuore in maniera fisica e sensoriale. Con "Amanda" (titolo originale del film) -presentato a Venezia nella sezione "Orizzonti"- affronta ancora una volta le conseguenze della morte di una giovane donna sui suoi cari, lavorando all'ombra di un'assenza e alla luce di un affetto. L'affetto che lega David alla sua nipotina e che li conduce dall'appartamento alla scuola, dal parco alla stazione, catturandone l'inerzia, il languore, i movimenti leggeri in cui respirare la felicità di stare insieme, l'eccitazione di camminare accanto ritardando il momento della separazione. Perché affrontare il vuoto è più facile in due ma è più difficile in estate. In estate le porte e le finestre si aprono, si esce più volentieri, si viaggia leggeri, dentro e fuori si annullano, i parchi prolungano gli appartamenti come un giardino che entra in salone col sole. Mesi che Mikhaël Hers racconta scandendo il ritmo della sofferenza che si allenta grazie a un sorriso, una cena in allegria, una passeggiata, una notte racchiusa in un abbraccio tra zio e nipote. E la tenerezza finisce allora per essere il segno di un’opera che guarda costantemente alla vita. Un film che è un inno alla sopravvivenza e all’amore, ma che non dimentica di raccontare gli anni bui che stiamo vivendo. Ennesimo tassello di un cinema in costante fermento, "Quel giorno d'estate" è anche un ritratto della Francia. Una fotografia intima, fragile, pronta ad essere strappata. Non per questo rassegnata, bensì protesa con lo sguardo verso il futuro. Un paese nascosto dietro il volto espressivo della piccola e bravissima Isaure Multier che non sfigura affatto accanto a Vincent Lacoste, attore tra i più dotati della generazione dei trentenni.
Ecco il dettaglio degli orari:
"BLUE MY MIND" di Lisa Bruhlmann Giovedì 13/06 Ore 17:15 - 19:30 Venerdì 14/06 Ore 17:15 - *21:30 Sabato 15/06 Ore 16:00 - 19:50 Domenica 16/06 Ore 15:50 - 19:45 Mercoledì 19/06 Ore 17:30 - 21:30 >>Venerdì 14/06 Ore 21:30 la Dr.ssa Chiara Matteini di Società Psicoanalitica Italiana introdurrà il film