Dopo il grave lutto che ha privato il mondo dell’arte contemporanea di una delle figure più influenti del panorama italiano e internazionale,
Lo schermo dell’arte Film Festival sabato 16 novembre alle ore 17.30 presenterà al
Cinema La Compagnia di Firenze, l’anteprima nazionale del film
Ettore Spalletti. della regista Alessandra Galletta (2019, 89’, produzione LaGalla23). Un tributo al grande maestro e un’occasione unica per comprendere il senso profondo della sua opera, ascoltare le sue riflessioni sull’arte, visitare i luoghi che hanno ispirato il suo lavoro denso di spiritualità.
Un testamento culturale e umano di un grande artista la cui opera è caratterizzata da dipinti e sculture dalle forme essenziali e dalla cromia delicata, quasi evanescente, ma presenti con coerenza nello spazio e nel tempo.
Nel documentario, davanti alla macchina da presa di Alessandra Galletta, Spalletti parla della propria arte affrontando i temi dell’atto creativo, della sua passione per la pittura e la scultura, del fascino che nutre per la tradizione, del rapporto con il suo studio e le sue opere. Il film si snoda così tra il suo racconto e quello di alcune persone a lui vicine, tra le quali la moglie Patrizia Leonelli Spalletti, sua nipote la gallerista Benedetta Spalletti, la sua assistente personale Azzurra Ricci, la gallerista Lia Rumma, Andrew Leslie Heyward di Marian Goodman Gallery, il curatore Germano Celant. Si svela così la figura di un artista lontano dai clamori del mainstream dell’arte internazionale, le cui opere nascono in stretta connessione con i luoghi della sua vita e con la storia, le forme e i colori del paesaggio abruzzese che lo circonda, come, ad esempio, i pascoli dell’altopiano di Campo Imperatore e le antiche abbazie benedettine della regione, tra cui la straordinaria San Clemente a Castiglione di Casauria. Da sempre Spalletti è stato affascinato dalla loro essenzialità e semplicità, dalla luce, dall’atmosfera accogliente che vi si respira. Che si tratti di un dipinto, di una scultura o di un’installazione, la sua opera si nutre del culto della bellezza, intesa quale perfetta misura rinascimentale dello spazio-colore, del bisogno di essere accogliente, sacra e spirituale, del rapporto con l’ambiente circostanti. “Ma sai una cosa?” afferma seduto nel suo studio: “l’arte non ha bisogno dell’intelligenza, del racconto intelligente. Si libera di tutto per trovare il proprio dono dell'arte”.
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www.schermodellarte.org