Home > Webzine > Programmazione settimanale del Cinema Spazio Uno di Firenze
giovedì 21 novembre 2024
Programmazione settimanale del Cinema Spazio Uno di Firenze
07-11-2019
Ecco la programmazione del Cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10), dal 7 al 13 Novembre 2019 saranno proiettati i seguenti film:
"LA BELLE EPOQUE" di Nicole Bedos Ricordare per ritrovarsi, superando le insidie del tempo che passa. "La Belle Epoque" di Nicolas Bedos – presentato Fuori Concorso nella Selezione Ufficiale di Cannes 2019 – è un malinconico ed esilarante affresco dei tempi che furono, spesso tanto agognati ma difficili da ristabilire. Sembra un film arrivato fuori tempo, quasi in anticipo, e per una volta l’accezione è positiva. In questo marasma di “effetto nostalgia” il cinema francese presenta già un’analisi acutissima di quanto la costante rielaborazione del passato possa farci perdere di vista ciò che conta nel presente. È un racconto romantico, affascinante, garbato, divertente, sognante e stralunato. Insomma, tutto ciò avviene in un signor film. Se qualcuno avesse dubbi, guardi "La Belle Epoque" e provi a dire che i francesi non sono tra i migliori quando si fa cinema. Una riflessione sul tempo, su come cambi senza che rendercene conto, e quando ce ne accorgiamo, vogliamo stoppare l’impossibile. Sull’amore che svanisce ma in fondo è l’unica cosa a cui possiamo rimanere attaccati per sentirci e essere vivi. Persino una riflessione sul cinema stesso, sulla sua abilità unica tra tutti nel creare mondi intellegibili e gettarci dentro sogni e incubi degli spettatori. Fortunatamente, "La Belle Epoque" ha un equilibrio perfetto in tutte le sue componenti, e riesce a farci vivere pregi e difetti di ben quattro personaggi alla ricerca della stessa cosa: amore, accettazione, serenità. Oltre lo scorrere del tempo, oltre la ricostruzione di un passato bello ma fugace. Il sorriso di Daniel Auteuil, la radiosità di Fanny Ardant, il carisma di Guillaume Canet, la freschezza di Doria Tellier: il talento di questo gruppo di attori formidabili ci accompagna nel percorso di ricerca di se stessi e dei propri bisogni. I loro sentimenti ci aiutano a districarci in questa idea di film che si incrocia tra "Westworld" e "Midnight in Paris", e quello che pare tutto costruito, tutto artificiale, non ci arriva mai artificiale ma mosso da un cuore tremendamente pulsante. Ciò che sorprende di questo film è come il suo regista, a soli 39 anni, riesca a mostrare una tale saggezza nelle sguardo, concentrandosi sulla coppia e sulla società con una prospettiva indulgente ma allo stesso tempo disperata. Soprattutto considerando il fatto che ha scritto una sceneggiatura di tale complessità completamente da solo, probabilmente forte della propria esperienza a teatro.
"L'ETA' GIOVANE" di J. Pierre e Luc Dardenne Benvenuta l’ultima impresa dei fratelli Dardenne, che molto contribuisce alla riflessione sull’essere umano. Innanzitutto si avvalgono di attori non professionisti, molti dei quali non nostrani, bravi e diretti con maestria. Perché la recitazione, come la musica, può essere un potente mezzo per l’integrazione degli umani dalle diverse esperienze e di drammatica diversità. La lettura può essere fatta su diversi piani: il più semplice è sull’essere plagiati. Colpisce il protagonista, la cui capacità di provare compassione si è inceppata nella crescita. E dove il disagio indotto dalla povertà non riesce a trovare uno sbocco politico. Adesso adolescente, un dicotomico inossidabile e tenace, non sa comprendere le incertezze della madre [tenera, ma insicura per l’assenza del padre]; non sa esperimentare l’essere accuditi (dalla maestra, una leonessa coraggiosa, in una cultura aristotelica dove la donna è sempre seconda); o l’essere amati dalla ragazza. Non ha ancora imparato a sopportare le proprie imperfezioni, e si rifugia nella follia religiosa. E dove della figura paterna, non sappiamo perché, è deprivato. In questo film la disperazione sembra avere trovato ospitalità nello sguardo dei registi. Considerato il clima politico-sociale italiano sul tema dell'immigrazione e della presenza dei musulmani una premessa diventa necessaria affinché il film non venga letto come un facile j'accuse ai seguaci di Maometto. Nei titoli di coda si può leggere il ringraziamento al Ministro per la gioventù e lo sport belga che si chiama Rachid Madrane..dal nome non è difficile comprendere che si tratta di un belga di origini marocchine. Situazione che da noi solleverebbe l'indignazione di una parte consistente dell'elettorato e che nell'attualmente meno rissoso Belgio permette invece a quel ministro di sostenere un film che è anti-integralista ma non per questo antimusulmano. I Dardenne, che, come è noto, sono attentissimi alla scrittura dei loro film, dopo un terzo della vicenda si permettono di spiazzare gli spettatori suggerendo una possibilità di ripensamento. Si tratta di un'iniziale inversione di marcia che non trova apparenti giustificazioni alla quale però sia chi è in sala sia educatori e psicologi che accompagnano Ahmed in un tentativo di recupero vogliono poter credere. Perché i due registi belgi non hanno mai smesso di sperare nelle persone che mettono in scena senza per questo voler ricercare accomodanti happy end.
"LA VITA INVISIBILE DI EURIDICE GUSMAO" di Karim Aïnouz "Eurídice Gusmão che sognava la rivoluzione" è il romanzo di Martha Batalha che il brasiliano Karin Aïnouz sceglie di portare sullo schermo, per due ore e venti che passano in un lampo, tante sono le emozioni che riesce a regalare. Come e meglio del nostro "L'amica geniale", il tentativo di portare al cinema una storia amata dai lettori di due donne complementari, unite e inseparabili è assolutamente riuscito. Il risultato è un'operazione che va ben oltre il letterario, diventa un film godibile a se stante, apprezzabile in primis per la scelta di raccontare la sorellanza in termini di amore smodato, ispirazione quotidiana, ricerca infinita in una Rio de Janeiro mai così piena di gente e di disperazione. Premiato al 72° Festival di Cannes nella categoria Un Certain Regard come Miglior film, "La vita invisibile di Euridice Gusmao" è stata certamente una delle sorprese del festival francese. La pellicola del regista brasiliano si distingue per una sorprendente e quasi disarmante umanità -e la delicatezza dei toni- nel trattare una tematica così difficile -e dolorosamente attuale- come il ruolo della donna in una società prettamente patriarcale. Una tematica che in "La vita invisibile di Euridice Gusmao" si va a inserire nel tessuto sociale dell’America Latina degli anni Cinquanta, ma che oggi più che mai può essere traslata, attualizzandola ai giorni nostri. Film realistico, da accostare al Neorealismo e a tanti altri registi, ma in realtà profondamente sudamericano. Recitazione assoluta, ma soprattutto caratterizzazione, delle figure femminili (le due sorelle Gusmao), straripante. Davvero una gioia del cuore e della mente vederlo, sapendo che hai fatto bene a cercarlo. Cosa accade se fai l'errore di sposare l'uomo sbagliato e tuo padre ti impedisce di tornare a casa? Euridice non è messa mai nella condizione di poter scegliere in tutta la sua vita...I caratteri di Euridice e Guida rappresentano un conflitto dicotomico tra due entità che sono le due facce della stessa medaglia, quella della donna inserita in una società patriarcale, maschilista e fortemente limitatrice dei propri sogni e aspirazioni. Lunedì 11/11 Ore 17:00 - 21:15 € 4,00
"GOODBYE LENIN" di Wolfgang Becker Celebrando i trent'anni della caduta del Muro di Berlino... Martedì 12/11 Ore 21:30 Introduce Claudia Bedogni Mercoledì 13/11 Ore 17:30