È in corso alla Tornabuoni Arte di Firenze (sino al 30 novembre) un’ampia mostra dedicata alla figura di Renato Mambor, artista della Scuola romana di Piazza del Popolo. Si tratta della prima esposizione (a cura di Federico Sardella in collaborazione con l’Archivio Mambor) ad essere allestita dopo l’uscita del film “Mambor“, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, che ha proposto uno sguardo rinnovato sulla figura dell’artista. Il film, diretto da Gianna Mazzini, scrittrice e regista, che ha conosciuto molto bene Mambor, verrà proiettato mercoledì 13 novembre all’interno della Tornabuoni Arte, Lungarno Cellini 3 alle ore 19.50.
“La Mostra, l’ampio catalogo e il Film - afferma Roberto Casamonti - sono ora le preziose chiavi che ci consentono di accedere un po’ di più alla creatività e all’essere di un artista, per alcuni aspetti ancora poco conosciuto. Sono lieto che la mia galleria si faccia portatrice di questo nuovo sguardo”.
Il film, attraverso lo sguardo-guida della regista, accompagna lo spettatore a conoscere l’uomo e artista e il valore della sua opera nell’attualità di oggi, in un percorso di continua creatività in cui proprio l’unione tra l’uomo e l’artista è sempre più forte.
Gianna Mazzini ricorda così quel periodo: “Roma, una quindicina d’anni fa. Lui già grande, io assai più piccola. Siamo diventati amici, e da quella volta ci siamo visti spesso: io, lui e Patrizia Speciale, la sua compagna. Accadeva che si cominciasse a parlare del mondo come se il mondo dipendesse da noi. Un giorno mi ha chiesto di fargli un ritratto con le immagini, un film. Abbiamo cominciato a lavorare insieme. Ore a parlare. Vederlo lavorare. Il rapporto si è fatto saldo. Il vero grande privilegio è stato essergli vicino nell’ultimo periodo. Il suo finale fiammeggiante, con i pensieri di quando si sta in bilico. Un combattente vero”.
“Mi restava il tesoro di un artista fantastico, stretto in una lettura troppo stretta: gli anni Sessanta, gli uomini statistici. Gli anni Settanta. Quel periodo, quel gruppo, quelle opere. E invece c’erano ancora un sacco di cose da scoprire di lui, e durante quella fase di sospensione le scoperte si affacciavano continue: un taccuino, foto, qualche frase o brandelli di conversazione che mi riaccendevano la testa. Lui che sceglieva di andare fuori moda. Lui e la sua capacità di anticipare. Di aprire. Mi tornavano in mente le sue parole: ‘Fammi un ritratto di quelli che fai te, ma ci devi essere, ci devi essere proprio te’. A quel punto ho capito che il modo in cui avrei preso lo spazio che Renato mi aveva chiesto di occupare sulla scena sarebbe stata la mia voce. Ho pensato molto a chi oggi ha vent’anni, a chi non ha nessuna idea di chi Renato sia stato e di cosa abbia prodotto. Mi è sembrata la condizione ideale per capirlo. Rileggerlo da capo. Perché è il suo percorso tutto che è incantevole: la parabola dice più dei singoli punti. E la sua ultima opera, per me, è la più nuova di tutte. Renato mi aveva anche chiesto: ‘niente musica’. E così è stato”.
Biografia della regista: Gianna Mazzini è una scrittrice e regista. Le sue attività spaziano dal cinema al teatro, dalla letteratura alla pubblicità, dalla radio al documentario. Ha lavorato a più riprese negli anni per il settore Ricerca e Sperimentazione Rai e realizzato diversi documentari per Rai Educational (tra gli altri, per i programmi La storia siamo noi e Vuoti di memoria). Nel 2001 vince la Menzione Speciale al Minimum Prize, Università delle Idee di Michelangelo Pistoletto con il progetto “Quel tanto di differenza”. Ideatrice e Fondatrice con l’economista Giovanna Galletti, di Labodif: istituto di ricerca e comunicazione, dedica la propria vita allo svelamento dello sguardo femminile”.
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