Il lettino di una psicanalista diventa teatro di eccessi comici ma anche di momenti malinconici e interrogativi esistenziali nel film "
Un divano a Tunisi" di
Manele Labidi, con protagonista la grande attrice franco-iraniana
Golshifteh Farahani, che arriva in programma
venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 ottobre 2020 al
Cinema Odeon Firenze, in piazza Strozzi, in
versione originale (francese) con sottotitoli in italiano.
Selma Derwich, psicanalista trentacinquenne, lascia Parigi per aprire uno studio nella periferia di Tunisi, dov’è cresciuta. Ottimista sulla missione, sdraiare sul lettino i suoi connazionali e rimetterli al mondo all’indomani della rivoluzione, Selma deve scontrarsi con la diffidenza locale, l’amministrazione indolente e un poliziotto troppo zelante che la boicotta. A Tunisi, dove la gente si confessa nelle vasche dell’hammam o sotto il casco del parrucchiere, Selma offre una terza via, un luogo protetto per prendersi cura di sé e prendere il polso della città.
Realizzatrice francese di origine tunisina, Manele Labidi ritrova le sue radici attraverso l’epopea di Selma, eroina scapigliata in bilico tra due culture. Disorientata come la sua psicanalista davanti a un paese in mutazione, la regista sceglie la commedia e si confronta con le barriere culturali di una comunità che si dimostra scettica verso la pratica analitica. La prima qualità di Un divano a Tunisi è proprio la scelta di affrontare il suo soggetto col sorriso. La comicità affiora a ogni seduta, provocando scene esilaranti e collezionando una galleria di ritratti irresistibili (e stonati): un imàm che ha perso la ‘fede’ e la moglie, un’esuberante proprietaria di un salone di bellezza che ha un rapporto difficile con la madre, un paranoico che sogna presidenti e dittatori, un adolescente ribelle pronta a tutto pur di lasciare la Tunisia, un poliziotto reazionario.
Selma ascolta. Ascolta passare sul divano del titolo i desideri di una società intera, che ha bisogno di parlare per ricostruirsi. La finzione flirta col documentario, disegnando un Paese in piena ricostruzione (sociale, politica, economica) e filmando un tragitto esistenziale verso la verità e la conoscenza di sé. E la forza metalinguistica del film fa bene (anche) allo spettatore che guarda avanzare Golshifteh Farahani radiosa nei suoi jeans e dentro una canzone di Mina (“Città vuota”). L’attrice franco-iraniana aggiunge così al suo carnet un altro ruolo di donna combattiva resistente.
Venerdì 16 ottobre 2020, alle ore 21.00, è in programma la proiezione speciale per il ciclo "Cinema & Psicanalisi", con presentazione e commento del film a cura del Centro Psicanalitico Fiorentino.
Per maggiori informazioni e orari:
www.odeonfirenze.com