Una storia di maternità e identità.
Da giovedì 18 a mercoledì 24 novembre 2021, "
Madres Paralelas" di
Pedro Almodòvar con
Penélope Cruz e Milena Smit torna in programma,
anche nella versione originale spagnola con sottotitoli in italiano, al
Cinema Spazio Uno di Firenze (via del Sole, 10).
Segue in parallelo la storia di due donne, Janis e Ana, molto diverse fra loro che partoriscono nello stesso giorno, nella stessa stanza in ospedale. Entrambe sono madri single, rimaste incinte per caso, unica cosa che le accomuna. Janis è una donna di mezza età, non si pente di essere rimasta incinta senza volerlo, anzi ne è felice. Ana, invece, è un’adolescente, intimorita dal fatto di dover diventare una madre giovanissima, pentita di questa gravidanza inattesa e spaventata da tutto…
Pedro Almodóvar, dopo il Leone d’Oro alla carriera del 2019, quest’anno ha avuto il compito di aprire Venezia 78 con "Madres Paralelas". Selezionato come film d’apertura della Mostra, dove la protagonista Penelope Cruz è stata premiata con la Coppa Volpi, "Madres paralelas" -un’opera insolitamente realista e profondamente teatrale- è dedicata a due “madri imperfette” e insieme alla memoria storica della guerra civile spagnola. Se con "Dolor y Gloria" il regista spagnolo aveva messo in scena la sua infanzia e reso omaggio a sua madre, con "Madres Paralelas" ecco che l’attenzione di Almodóvar si sposta verso una maternità più contemporanea e, per sua stessa ammissione, imperfetta. Un film che parla di memoria e sentimenti, istinto e legami di sangue ma che allarga il suo campo d’indagine alla genetica di un Paese, la Spagna, che ancora oggi non riesce a mettere la parola "fine" ad una pagina di Storia vergognosa, quella dei desaparecidos che ancora oggi aspettano che gli sia ridata la dignità di un nome e di una tomba. La maternità di due donne e quella di un Paese che ha dimenticato i propri figli. "Madres Paralelas", tra la prova intensa dei suoi interpreti – su tutti la Cruz che porta sulle sue spalle buona parte del film – e le tematiche trattate, parla di identità su due binari paralleli come quelli delle vite delle due protagoniste che finiscono per intrecciarsi e diventare un tutt’uno. Un mélo che si tinge di pennellate lievi di thriller mentre parla di memoria storica e del bisogno di andare a fondo e di abbracciare il dolore (collettivo) per poter fare pace con il passato e riuscire ad immaginare il futuro. Un futuro che è ora.
Per maggiori informazioni e orari:
www.cinemaspaziouno.it