Martedì 29 marzo 2022, alle ore 21.15, prosegue la rassegna "
Scelti dalla critica" ideata dal critico
Claudio Carabba otto anni fa allo
Spazio Alfieri di Firenze, in via dell'Ulivo, con il
film vincitore agli Oscar come miglior film straniero "Drive my car", tratto dall'omonimo racconto di Haruki Murakami, del regista giapponese
Ryûsuke Hamagushi. È il sesto film della rassegna
in lingua originale con sottotitoli in italiano scelto dal
Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) che sarà presentato da un socio del Gruppo Toscano SNCCI.
Si snoda come un intreccio affascinante fra cinema, teatro, vita vissuta e vita immaginata, elaborazione del tempo fra l'attesa aurea della drammaturgia cecoviana e la rarefazione nipponica tipica del No. Riflessione esistenziale e mitologia on the road sulla strada della reciproca riconoscenza, oltre il dolore e il senso di colpa che accomuna i due protagonisti. L'attore protagonista Hidetoshi Nishijima, i grandi cinefili, soprattutto di film giapponesi, lo ricorderanno soprattutto per Dolls, di Takeshi Kitano, in cui interpretava Matsumoto. Anche in quella pellicola l’automobile assumeva un ruolo di particolare importanza. Forse anche per questo, si dice, è stato scritturato come protagonista di Drive my car. La trama: Yûsuke Kafuku, un attore e regista che ha da poco perso la moglie per un'emorragia cerebrale, accetta di trasferirsi a Hiroshima per gestire un laboratorio teatrale. Abituato a memorizzare il testo durante lunghi viaggi in auto, Kafuku è costretto a condividere l'abitacolo con una giovane autista: inizialmente riluttante, poco alla volta entra in relazione con la ragazza e, tra confessioni e rielaborazione dei traumi, troverà un modo nuovo di considerare sé stesso, il proprio lavoro e il mondo che lo circonda. Un film di parole: parole scritte in un testo, recitate su un palcoscenico, mimate con le mani, create nell'estasi del piacere o dette nell'abitacolo di un'automobile. Parole, ancora, usate per inventare storie, per confessare traumi, per ammettere colpe e trovare sé stessi. È la storia di una rieducazione alla vita; la storia di un uomo gelosamente legato ai propri spazi che impara ad accogliere, ascoltare, donare.
Per maggiori informazioni:
www.spazioalfieri.it