Da giovedì 16 giugno 2022, alle ore 17.30 e 21.15, "
Hill of Vision", il nuovo film di
Roberto Faenza sulla storia del Nobel
Mario Capecchi arriva in esclusiva allo
Spazio Alfieri di Firenze (via dell'Ulivo 8).
Il biopic racconta la vera storia di Mario Renato Capecchi, premio Nobel per la medicina nel 2007. L’illustre genetista nel corso della sua vita ha scoperto i principi per introdurre specifiche modificazioni genetiche nei topi con l’uso di cellule staminali embrionali. Hill of vision si concentra sulla vita dello scienziato nell’infanzia e in seguito nell’adolescenza, facendo luce su un delicato periodo della sua vita dove la Seconda Guerra Mondiale imperversava.
In Alto Adige durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, vive un bambino di solo 4 anni a cui viene strappata dalle braccia la propria madre, arrestata dai fascisti e portata poi in un campo di sterminio. Passano gli anni e il piccolo Mario trascorre l’infanzia come può, in mezzo alla strada, vivendo alla giornata fino a che
una volta terminata la guerra, madre e figlio riusciranno a ritrovarsi. I due inizieranno una nuova vita in America, presso la comunità Quacchera di Hill of Vision (da cui prende nome il film), ma ogni cosa ormai sembra cambiata e la madre di Mario inizia ad avere dei disturbi mentali causati dagli anni trascorsi nei campi di sterminio. E’ proprio in questo periodo della sua vita che Mario, grazie allo zio fisico, scopre la passione per la scienza che non abbandonerà più per tutto il corso della sua vita.
La curiosità e la volontà di riportare sua madre ad una sorta di sanità mentale e psicologica, fanno sì che Mario si appassioni al campo scientifico e fisico inerente ai disturbi mentali e post traumatici."
Quando ci siamo interessati a questa vicenda – racconta
Roberto Faenza - "
ero convinto che stessimo facendo un film sul passato. Ora, invece, mi rendo conto di quanto sia attuale. Se penso a tutti i bambini abbandonati che arrivano in Italia, mi auguro davvero che abbiano la fortuna che ha avuto Mario, che era analfabeta, maleducato, ma ha incontrato glii zii quaccheri e scienziati, che gli hanno fatto capire che non era stupido e che dentro di sé aveva un motore che nessuno aveva saputo accendere. Insegnandogli il wrestling, pian piano gli hanno fatto riacquistare fiducia. Spero che questa sua storia così emblematica possa essere di esempio, possa incoraggiare. Mi piacerebbe tanto portarla nelle scuole".
Il regista si è concentrato sul racconto dell'infanzia di Mario Capecchi, invece di prendere in considerazione una parte più ampia della sua esistenza perché "
Lo stesso Mario ha sempre detto che l'unica cosa che meritava di essere narrata era la sua infanzia: 'Quello che devi raccontare è ciò che sono stato io da bambino' - mi ripeteva. Quando ha visto il film, ha pianto per due ore e mezza. Mi ha detto: 'E’ la prima volta che qualcuno mi restituisce qualcosa".
Per maggiori informazioni:
www.spazioalfieri.it