"Nei paesi mediorientali, governati da ideologie religiose, le donne vengono considerate cittadini di seconda classe. Vengono private di moltissimi diritti e possono rivendicare una loro identità solo attraverso gli uomini presenti nelle loro vite. Sfortunatamente, anche le donne iraniane rientrano in questa categoria di donne. Per anni, le donne iraniane hanno dovuto confrontarsi con leggi ingiuste come l’obbligo di indossare l’hijab e la mancanza di pari diritti. Le relazioni con il sesso opposto vengono osservate al microscopio in tutte le situazioni. Queste condizioni diventano ancora più complesse quando una donna decide di vivere da sola, come nel caso della nostra protagonista, Mahin. In il mio giardino persiano focalizziamo la nostra attenzione sulla figura delle donne, la solitudine, la vecchiaia e sull’assurdità della vita.” Il film racconta la storia di una donna che vive da sola e cerca di essere indipendente in una società tradizionale. Mahin non ha scelta: deve preoccuparsi delle opinioni e delle minacce di una società religiosa e misogina. È una donna le cui libertà fondamentali sono limitate da leggi che sono intrinsecamente anti-donna. Il popolo iraniano da molti anni è costretto a vedere tristezza e desolazione, e sa che se ha l’opportunità di essere felice, deve apprezzarla fino in fondo. Perché forse quel momento di felicità sarà l’unica opportunità che avrà. Questa è anche una storia sull’importanza di afferrare quel momento." Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha
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