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giovedì 25 aprile 2024

Estate Fiesolana: prima nazionale di ''Medea'' di Gabriele Lavia

19-06-2015
Venerdì 19 e sabato 20 giugno alle ore 21.15 al Teatro Romano di Fiesole andrà in scena la prima nazionale di "Medea", opera del tragediografo greco Euripide per la regia di Gabriele Lavia.

Lo spettacolo, che si terrà nell’ambito della 68a edizione dell'Estate Fiesolana, nasce dalla collaborazione tra Fondazione Teatro della Toscana e Teatro Stabile di Napoli ed è la storia della passione violenta e feroce di una donna abbandonata che vedrà in scena Federica di Martino nel ruolo di Medea e Daniele Pecci in quello di Giasone.

Medea è uno dei personaggi più celebri del mondo classico, per forza drammatica, complessità ed espressività. Euripide la mise in scena nel 431 a.C. e per la prima volta nel teatro greco fu protagonista di una tragedia la passione violenta e feroce di una donna; forte, perché padrona della sua vita, tanto da distruggere tutto quello che la lega al suo passato. Una donna diversa, una barbara in una città che la respinge.
La tragedia si svolge a Corinto, dove Medea vive con Giasone e i loro due figli. La donna ha aiutato il marito a conquistare il Vello d’oro e abbandonato il padre Eeta, re della Colchide e fratello di Circe. Dopo dieci anni, però, Creonte, re della città, vuole offrire sua figlia Glauce in sposa a Giasone, dandogli così la possibilità di successione al trono. Giasone accetta e abbandona Medea che, dopo un lungo lamento con il coro delle donne corinzie, scaglia maledizioni sulla casa reale e medita un terribile piano di vendetta.

Gabriele Lavia legge oggi nel capolavoro euripideo il viaggio verso un personaggio sradicato in un paese straniero: "Medea è una donna tradita - spiega il regista - è una donna che viene da lontano. È ‘figlia del Sole’, non perché partorita dal dio Sole, ma perché viene dal mondo in cui il Sole sorge. Viene dal Caucaso, dall’Oriente, è un’altra cultura. È quel mondo che parla il ‘barbar’, cioè balbetta la lingua greca, da cui ‘barbaroi’, ‘barbari’. Giasone sposa Medea: è come se un signore di Stoccolma sposasse la figlia del re di una tribù dell’Amazzonia, che però ha delle conoscenze che a noi sfuggono".
La tragedia ha una spiccata presenza umana, lasciando da parte gli dèi, i quali sembrano assistere muti a queste tragiche vicende: Giasone, infatti, li accusa di non aver impedito la triste sorte dei suoi figli, ma non riceve alcuna risposta, mentre Medea riuscirà a sposare Egeo e a tornare, da regina, nella sua Colchide.
L’opera ha molte sfaccettature e svariate interpretazioni: per Gabriele Lavia rappresenta l’affermazione della dignità della donna, concetto che stava prendendo forma nell’Atene dell’epoca. Medea è vittima della "paura dell’estraneo", straniera in terra straniera, viene vista come un pericolo e, per vendetta, alla fine lo diventa.

Per info e biglietti: www.estatefiesolana.it

AT