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venerdì 19 aprile 2024

Betty Woodman & Fredrik Værslev, tradizione e innovazione si intrecciano al Museo Marino Marini

19-09-2015
Betty Woodman & Fredrik Værslev, due artisti che ad una prima occhiata non sembrano avere niente in comune. Ma si sa, raramente le cose sono quelle che appaiono. E in questo caso non c'è bisogno di particolari conoscenze artistiche per rendersi conto che il lavoro di entrambi gli artisti ruota intorno ad un tema comune: il rapporto tra tradizione, sia culturale che artistica, e innovazione, tecnica ma anche concettuale.

Betty Woodman, americana di nascita ma fiorentina d'adozione, presenta al Museo Marino Marini di Firenze una raccolta di opere realizzate negli ultimi quindici anni, cioè da quando il suo lavoro di ceramista si è legato in modo indissolubile alla tecnica pittorica. Tradizione e innovazione, due termini che nel lavoro della Woodman non hanno bisogno di spiegazioni. Infatti, la sua formazione in un ambito – quello della ceramica – che possiamo definire “classico”, si scontra fin da subito con la voglia di superare il tradizionale confine esistente tra le arti decorative e quelle visive. E quale modo migliore per rompere questo confine se non decostruire il simbolo per eccellenza  dell'arte ceramica? Inizia così la lunga sperimentazione sul vaso, forma regina del suo intero lavoro. Nel corso degli anni le opere si evolvono, ma senza mai abbandonare la ceramica, che dopo oltre sessant'anni di carriera è ancora la pietra portante della sua arte. I suoi vasi riescono nel difficile compito di unire due arti spesso distanti – l'arte ceramica e quella pittorica – e di fare coesistere la bidimensionalità e la tridimensionalità.
La mostra è stata pensata su due livelli distinti, una divisione che sottolinea ancora una volta la dicotomia che caratterizza entrambi i nostri artisti: da una parte opere tridimensionali, più “tradizionalmente” scultoree, dall'altra opere innovative in cui la tridimensionalità della scultura si lega alla bidimensionalità della pittura. Nel primo caso la Woodman ci propone sei sculture strettamente connesse alle opere di Marino Marino (presenti in modo permanente al secondo piano del museo). I vasi della ceramista si legano per forme e sagome ai corpi femminili dello scultore, ma al contempo la fragile argilla viene contrapposta ai materiali più robusti usati da Marini, gesso e bronzo.
La seconda parte dell'esposizione è dedicata a tutte quelle opere in cui la Woodman realizza a pieno la commistione tra ceramica e pittura di cui parlavamo sopra; il filo conduttore è e rimane il vaso, che adesso si arricchisce grazie all'unione delle due tecniche.

“Inner Beauty”. Un omaggio, un'esplicita dichiarazione verso il Museo Marino Marini, bellezza celata nel cuore del centro storico di Firenze. Ma non solo. Inner beauty è la prima cosa che Fredrik Værslev ha pensato quando si è trovato davanti la cripta del museo, luogo scelto per ospitare i suoi lavori. Negli anni in questo spazio sono sempre state esposte opere scultoree, mentre Værslev è di fatto un pittore. Come superare questo impasse? Semplice, quando il pittore in questione è un artista che da sempre cerca di andare oltre il dogma secondo cui la pittura debba essere contenuta in uno spazio predefinito. In poco tempo, questo giovane artista norvegese è riuscito a realizzare opere uniche nel loro genere, che si legano perfettamente all'ambiente circostante e anche alle tradizionali maestranze fiorentine.
“Trolley Paintings” è la prima delle due serie di dipinti che Værslev ha prodotto per l'occasione, quella che a prima vista potremmo definire più tradizionale. Utilizzando una striping machine meccanizzata (per i non addetti al mestiere, si parla di quella macchina usata per disegnare le linee dei campi da calcio, o quelle delle corsie stradali), il nostro pittore ha riempito la superficie con casuali macchie di colore, più o meno sature, senza preoccuparsi di uscire dai confini della tela. Al contrario, nell'esposizione niente viene lasciato al caso: il classico supporto pittorico è reso più moderno dal modello espositivo, il quale fa sì che il quandro superi la piatta bidimensionalità e instauri un dialogo con l'ambiente circostante.
I “Glass Paintings” rappresentano l'innovativa risposta ai lavori su tela, ma al tempo stesso mantengono un forte legame con la tradizione. Montati su piedistalli realizzati artigianalmente sullo stile degli originali di Marino Marini, questi dipinti su plexi glass sono realizzati con strumenti tutt'altro che tradizionali: bombolette spray e raschia-ghiaccio creano dei singolari pattern astratti, resi ancora più originali (e leggermente kitsch, se vogliamo) dall'illuminazione posteriore.

L'inaugurazione delle due esposizioni è prevista per sabato 19 settembre alle ore 19.00, presso le sale del Museo Marino Marini (Piazza San Pancrazio - Firenze).

Entrambe le mostre resteranno aperte al pubblico fino al 28 novembre 2015, con il seguente orario continuato: 10 – 17, chiuso il martedì e i giorni festivi.
Il prezzo dei biglietti è di 6 euro per l'intero, 4 euro per il ridotto e 3 euro per gli studenti.

Per ulteriori informazioni visita il sito www.museomarinomarini.it

di Elettra Rizzotti