Da lunedì 4 a sabato 10 aprile 2016 debutta la prima settimana della
rassegna "Teatri Uniti in Toscana" alla Pergola di Firenze.
Nel Saloncino del teatro,
lunedì 4 e martedì 5 aprile Salvatore Cantalupo ripropone "Titanic – The End", spettacolo che recitò con Antonio Neiwiller, compianto fondatore dei Teatri Uniti con Mario Martone e Toni Servillo. Da mercoledì 6 a sabato 9 aprile, sempre in Saloncino, Francesco Saponaro torna a confrontarsi con Eduardo De Filippo presentandone due atti unici Dolore sotto chiave (1958) e Pericolosamente (1938).
Tutti i pomeriggi poi, in Sala Spadoni, spazio alle proiezioni a ingresso libero di pellicole legate all’attività cinematografica di Teatri Uniti e presentate con successo nei principali festival internazionali. 5 le aree tematiche: Ricordando Neiwiller, Toni Servillo a Teatro, Servillo / Sorrentino fra cinema e teatro, Francesco Saponaro videomaker, Mario Martone dal teatro al cinema.
Titanic – The End, nel Saloncino del Teatro della Pergola lunedì 4 aprile, ore 19, e martedì 5 aprile, ore 21, è un’opera universale che affronta l’eterno viaggio dentro noi stessi e verso l’altro, l’esterno, lo sconosciuto. Si racconta di naufraghi in attesa, in fuga, o forse entrambe, e di ciò che queste anime vagabonde, reiette, profughe possono incarnare: un marinaio, un gruppo di emigranti, una nave che è anche una balera, con un gioco di luci e girotondi che incanta per forza e semplicità.Lo spettacolo debuttò nell’aprile del 1984 a Napoli al Teatro Nuovo per la regia di Antonio Neiwiller, dopo un intenso laboratorio teatrale durato nove mesi. È stata un’esperienza che ha completamente rivoluzionato la vita e il modo di guardare all’arte di Salvatore Cantalupo, che oggi ripropone Titanic – The End nella sua visione.
“Sento il desiderio di risalire su quella nave”, afferma Cantalupo, “un’emblematica rappresentazione di una società in via di disgregazione, di rivivere quelle emozioni, quei suoni, quegli odori. La mia vuole essere una visione nella visione, un dono intimo e personale e al tempo stesso un lasciar tracce, così come mi ha insegnato Antonio”.
Antonio Neiwiller è stato un artista geniale, un poeta costruttore di idee fuori dai canoni tradizionali. Le sue denunce sulla ‘fine dei mondi’ colpiscono ancora per l’eccezionale attualità. Trent’anni fa Neiwiller spiegava i motivi veri per cui a Beirut cadevano bombe su donne e bambini, raccontava come le ideologie nel tempo sarebbero cadute a una a una e come l’unica speranza sarebbe stata raggiungere il fondo, perché solo a quel punto ci saremmo rimboccati le maniche e avremmo ricominciato a costruire.
Da mercoledì 6 a sabato 9 aprile alle ore 21, sempre nel Saloncino della Pergola, va invece in scena un dittico realizzato nel nome di Eduardo De Filippo, a oltre trent’anni dalla sua scomparsa, che riunisce "Dolore sotto chiave e Pericolosamente". Dopo la felice esperienza dell’allestimento spagnolo di Yo, el heredero (Io, l’erede), Francesco Saponaro torna a De Filippo con i due atti unici arricchiti da una ouverture, un adattamento in versi e in lingua napoletana della novella del 1914 di Luigi Pirandello I pensionati della memoria a opera di Raffaele Galliero.
“Eduardo racconta una classe medio borghese che ancora ci rappresenta, con i suoi vizi e le sue degenerazioni”, illustra Saponaro, “non si tratta di un teatro di cronaca, piuttosto direi che si sofferma sugli atteggiamenti umani che toccano tutti e che ci appartengono nel profondo. Nei lavori di Eduardo De Filippo persiste un sottile e al tempo stesso profondissimo senso civile, ecco perché il suo teatro appare ancora più necessario in questo momento in cui si sono perduti tutti i punti di riferimento. Il suo è un modo di analizzare la realtà in maniera caustica e diretta, sempre con un’estrema ironia”.
Dolore sotto chiave nasce come radiodramma nel 1958, con Eduardo e la sorella Titina nel ruolo dei protagonisti. Nella commedia i buoni sentimenti come la carità cristiana, la compassione, diventano armi improprie per dissimulare, negli affetti, quella segreta predisposizione dell’essere umano al controllo e al dominio sull’altro. Il tema della morte incombe silenzioso e il dolore del lutto viene nascosto e soffocato da un gioco sottile di ricatti e malintesi, tipici dei contesti familiari, con risvolti comici, a tratti paradossali, carichi di morbosa e grottesca esasperazione.
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L’idea principale è che la morte sta sempre intorno a noi, anche quando non ce ne accorgiamo…”, continua Francesco Saponaro, “lo spettacolo parte con una novella di Pirandello riadattata per l’occasione come prologo e direi che all’interno di questo atto unico eduardiano, folgorante e favoloso, si riconosca in qualche modo un’appartenenza o almeno un’ispirazione a Pirandello. Tutto si svolge intorno ad un tavolo, quindi la scena è molto semplice e contribuisce a simboleggiare questo concetto della morte che circonda costantemente la dimensione più privata dei personaggi”.
In Dolore sotto chiave viene evocato un oggetto-simbolo, usato come sottile minaccia di suicidio dal povero Rocco Capasso: la rivoltella, che in Pericolosamente (1938) si materializza e si trasforma in un vero e proprio strumento di tortura coniugale e rimedio alle bizzarrie improvvise di una moglie bisbetica. L’atto unico, dall’apparente fulmineità di uno sketch, gioca tutto sul classico litigio coniugale. Ogni volta che Dorotea dà sfogo alle sue intemperanze Arturo, per ripristinare l'ordine familiare, impugna la rivoltella caricata a salve e le spara, scatenando la comica reazione di terrore da parte dell’ignaro amico Michele appena rientrato a Napoli da un lungo viaggio di lavoro.
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Il varco tra la vita e la morte rimane labile, e questo vale sia per Dolore sotto chiave che per l’altro atto unico, Pericolosamente, che completa la messinscena”, termina il regista, “è stato un famoso cavallo di battaglia dei De Filippo negli anni Trenta, molto divertente, e l’idea della morte in questo contesto prende il sopravvento e viene elaborata in chiave farsesca. Il marito protagonista di questo testo – per sedare le bizzarrie, le angherie e le rimostranze di una moglie bisbetica – ogni volta che la donna fa i capricci arma la rivoltella e tenta di spararle. Una volta le spara in presenza di un avventore ignaro dei fatti scatenando così una forte comicità che dà corpo al testo”.
Il filo rosso che lega Dolore sotto chiave a Pericolosamente è l’ipocrisia, l’ipocrisia della vita coniugale, dell’amore fraterno, in definitiva di tutti i rapporti interpersonali.Per informazioni:
www.teatrodellapergola.com