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giovedì 21 novembre 2024

Bombino presenterà ''Azel'' alla Stazione Leopolda di Firenze per ''Fabbrica Europa''

14-05-2016
Atmosfere calde e sabbiose nel segno del Festival au Désert con uno tra i suoi maggiori rappresentanti. Il chitarrista e cantante nigerino Bombino torna al festival dopo cinque anni dal primo concerto in Italia, organizzato proprio da Fabbrica Europa, per la prima tappa del suo ultimo Azel.

È uscito il 1° aprile 2016 “Azel”, il terzo album in studio della stella del desert blues Bombino. Reduce dallo straordinario successo mondiale del precedente album “Nomad” e del relativo tour – oltre 70 date solo in Italia fino ad arrivare al grande bagno di folla della Notte della Taranta -  il cantante e chitarrista del Niger ritorna con 10 nuovi brani (più 3 bonus tracks)  che segnano un’ulteriore evoluzione musicale e stilistica.

Il 14 maggio Bombino presenterà “Azel” alla Stazione Leopolda di Firenze per Fabbrica Europa per proseguire poi a Milano il 25 maggio al circolo Magnolia, l'11 giugno al Biografilm Festival di Bologna, l'1 luglio all'Anfiteatro del Venda di Galzignano (PD) per il Just Like Heaven Festival, il 14 agosto a Berchidda (OT) per Time in Jazz e il 16 agosto a Sassari, sempre per Time in Jazz.

Registrato lo scorso autunno a Woodstock – cosa non priva di significato per un artista che considera Jimi Hendrix e Carlos Santana due delle sue maggiori fonti di ispirazione – nello Applehead Studio per la Partisan Records, sotto la guida di Dave Longstreth dei Dirty Projectors (che prende il posto di Dan Auerbach dei Black Keys, produttore/mentore di “Nomad”) e mixato da David Wrench (per quattro volte vincitore del premio "produttore dell'anno" della BBC e già al lavoro con FKA Twigs, Caribou, Jungle, Charlie XX),  “Azel” è anticipato dal singolo “Inar”.

Il tocco “occidentale” di Longstreth e la voce di "Mahassa" Walet Amoumene, cantante del gruppo Tuareg tutto al femminile Tartit e ospite del disco, danno nuova profondità alla musica di Bombino e la avvolgono di calore e colore, perfetto contraltare alla sua anima inquieta e ai suoi testi malinconici.

Stella del desert blues, Bombino è nato e cresciuto in Niger, ad Agadez, nel nord dell’Africa, nella tribù dei Tuareg Ifoghas, che lotta da secoli contro il colonialismo e l’imposizione dell’Islam più severo. Nella sua lingua nativa, il Tamasheq, la parola Azel ha diversi significati: oltre a essere il nome di un piccolo villaggio del Niger cui Bombino è particolarmente legato, significa soprattutto radici e, al tempo stesso, rami di un albero. Ancoraggio alla Storia e sviluppo verso nuove direzioni future. Bombino suona in modo solare e colorato, ma canta anche la sua nostalgia del deserto e la preoccupazione per un’identità minacciata che, tuttavia, per non estinguersi, deve comunque fare i conti con il mondo contemporaneo.
 
Azel.L’identità del popolo Tuareg, il ricordo delle prime rivolte in Niger negli anni ’90 quando Bombino era adolescente, l’amore perduto e il valore dell’amicizia: un incontro fra archetipi ancestrali e critica del mondo presente che si traduce in liriche cariche di emozione, speranza e sofferenza, come la vera anima blues richiede. Non c’è dubbio che sia la malinconia il sentimento dominante di “Azel”.

Un sentimento che nel nuovo lavoro di Goumar Almoctar, in arte Bombino, si declina in 2 grandi temi: l’amara consapevolezza di un’identità collettiva in crisi, della cultura di una comunità che si sgretola davanti al devastante impatto con la modernità della globalizzazione, da un lato; e, dall’altro, su un piano più individuale e intimo, il rimpianto di un amore perduto o mai incontrato. Sia un amore reale, quindi, o ideale. È questa l’ispirazione di fondo del singolo “Inar (If you know the degree of my love for you)” così come di altri brani come “Tamiditine Tarhanam (My love, I tell you)”, “Timtar (Memories)” o “Igmayagh Dum (My lover)”.

Immagine metaforica e luogo dell’anima di questo sentimento dalla duplice valenza, il deserto. Lontano dal quale, ci si sente sperduti, distanti dalla propria casa. “Il deserto è il posto migliore in cui vivere, mi manca il soffio dei suoi venti/Durante la notte, le sue stelle illuminano il mio sguardo e mi rendono libero/Amici miei, mi manca la solitudine del deserto, lo sento nel mio cuore” sono i versi che accompagnano le note di “Tenere Assoufyigan (Desert’s loneliness)”, una delle 3 bonus track.

Una musica che all’ascolto sembra funzionare come le orme sulle dune, le montagne in mezzo al deserto o le stelle del cielo sahariano, punti di riferimento per i nomadi durante le lunghe traversate sulla sabbia, come si legge nel testo di “Iyat Ninhay/Jaguar - A Great Desert I Saw”.

“Azel” illumina così la coscienza di chi lo ascolta e segna un percorso, quello della possibilità di uscire dagli irrigidimenti culturali provocati dai conflitti in corso, pur mantenendo il rispetto delle identità e la tensione a far valere i propri diritti, argomenti cari da sempre al Jimi Hendrix del Niger. “Dobbiamo raddrizzare le nostre fondamenta/I nostri diritti sono stati cancellati per molto tempo/Dobbiamo lottare per la nostra cultura e la nostra terra” canta Bombino in “Iwaranagh (We must)”. Perché un conto è la malinconia, un conto è la rassegnazione: un sentimento estraneo a questo artista che trova nella difesa dell’identità tuareg l’orizzonte del proprio impegno, tema che ritorna chiaro in “Ashuhada (Martyrs of the First Rebellion)”.

Essere giovani Tuareg, in un mondo fagocitato da un incessante sviluppo tecnologico che tutto omologa è difficile oggi secondo Bombino, che a questo argomento dedica “Akhar Zaman (This Moment)”, il brano di apertura del disco ma che costituisce comunque l’urgenza più importante per il musicista e cantante di Agadez. Mantenere il passo della contemporaneità, investire le proprie energie in educazione e sviluppo ma senza distruggere la propria identità culturale e senza cedere al materialismo dilagante è il principale fattore di salvezza per il popolo tuareg. In questo connubio di tensione per l’innovazione e rispetto delle tradizioni, musica occidentale e sonorità nomadi, si concentra tutta la contemporaneità “glocal” di un musicista che, pur mantenendo il cuore ben fermo ad Agadez, sembra essere un cittadino del mondo, uno per cui la sua patria è il mondo intero. E di questi tempi, segnati da chiusure e regressioni, è importante ribadire certe posizioni.

Per informazioni: www.eventimusicpool.it  - www.fabbricaeuropa.net