Mercoledi 15 giugno, alle ore 18.00, si inaugura la mostra di fotografia "Solitude, ovvero della condizione fotografica" di Diego Cicionesi alla libreria IBS di Firenze (via de' Cerretani, 16R).
Relatore della presentazione sarà Sandro Bini, Fondatore e Direttore Responsabile dell'Associazione Culturale Deaphoto. Diego Cicionesi ha esplorato le città. Il senso del suo vagare è maturato nel tempo, in un arco di circa sei anni. La sua visione da flaneur si è affinata piano, grazie a viaggi, letture, film, fotografie, musiche: campi lunghi e piccole figure, isolate nella vastità dell’architettura della città postmoderna. Il suo è lo sguardo limpido, nitido, lungimirante e coraggioso di una utopia che non è solo urbanistica o sociale (l’integrazione dell’uomo nella architettura contemporanea) quanto piuttosto filosofica ed esistenziale. Solitude, parola che in lingua inglese contrapposta a loneliness esprime la valenza positiva dello stare da soli in un mondo apparentemente sempre più sociale e connesso, esprime infatti al tempo stesso la metafora di un’ideale condizione esistenziale, dove off line is the real luxury, e dove la vita piena si vive finalmente da soli all’aperto, lontani da uno schermo. Il fotografo percorre dunque, in solitaria, la città contemporanea e vede in lontananza altre persone: che leggono, passeggiano, fanno sport o semplicemente prendono un po’ d’aria. Le riconosce e si riconosce in loro in un momento di integrazione con lo spazio urbano, in un’attitudine altrettanto positiva di quella che lui stesso prova e sperimenta in quanto fotografo. Di fatto Diego fotografa qualcuno che come lui è da solo alla ricerca di un rapporto positivo con la città e si riconcilia, forse anche solo momentaneamente tramite quello che fa o non fa, confrontandosi con i luoghi del contemporaneo. Come autore Cicionesi da visibilità e corpo con questo suo lavoro a una possibilità-reale che ci piace e ci fa stare meglio, raccontandoci dal vero, senza finzioni o sotterfugi, quello che resta di noi, della nostra identità, del nostro rapporto con il mondo, del nostro spazio di libertà, riflettendo al tempo stesso, in modo positivo, sulla condizione fotografica come solitude, possibilità di comprensione e conoscenza.