Ed ecco Haydn (Sinfonia concertante per violino, violoncello, oboe, fagotto, insieme alle Sinfonia n.102 e n.104, London) e Mozart (Sinfonie Paris, Haffner e Jupiter, più il Concerto per pianoforte K.482, la Serenata notturna K.239 e l'Ouverture dal Don Giovanni), gli autori che per primi hanno trattato la musica come narrazione, equiparando di fatto le loro composizioni a romanzi senza parole, però con melodie differenziate in funzione di personaggi, sviluppi narrativi a cui queste melodie vengono sottoposte e risoluzione conclusiva, pacificatoria, delle situazioni raccontate.
Ecco poi una ricca scelta di Sinfonie di Beethoven (n.1, n.2, n.3 Eroica, n.6 Pastorale, n.7) e il Concerto. n. 3 per pianoforte. Sono i pilastri della cultura europea. Raffigurano l'uomo che si pone al centro del mondo all'indomani di quello sconvolgimento epocale che è la Rivoluzione francese. Un individuo libero, non più suddito di nessuno se non della propria volontà, eroe di se stesso e portatore di ideali alti, universali.
Ecco il giovane Schubert (Ouverture in stile italiano n.2 e Sinfonia n.3) al lavoro, seguendo la via tracciata da Haydn e Mozart, nella stessa Vienna in cui l'ingombrante Beethoven stava lasciando una traccia profonda nel presente e per i posteri.
Ecco Mendelssohn (Concerto n.1 per pianoforte, Ouverture Le Ebridi, Concerto per violino, Sinfonia n.4 Italiana), portavoce di un romanticismo felice capace di trovare un equilibrio perfetto fra turbolenze spirituali e pacatezza classica, fra mare, sole, colline rotondeggianti dei paesaggi mediterranei e nebbie, tempeste, maremoti del Nord Europa. Ecco Schumann, quasi suo coetaneo, che invece un equilibrio non riuscirà mai a trovarlo e finirà matto in manicomio poco dopo aver completato il Concerto per violino che abbiamo in cartellone.
Ecco Brahms (Serenata op.11, Concerto per violino op.77, Sinfonia n.3), Bruckner (Sinfonia n.1), il russo cosmopolita Čajkovskij (Notturno op.19 e Variazioni su un tema rococò per violoncello, Sinfonia n.6 Patetica) che a fine Ottocento, smarriti entro una società in progressivo disfacimento a cui tuttavia si tengono abbarbicati con tutte le loro forze, ritraggono le nevrosi dell'uomo moderno privo ormai delle qualità e delle utopie che Beethoven gli riconosceva.
In questo 36° cartellone l'ORT investe su tante vecchie conoscenze, su alcune novità e, moltissimo, sulle virtù dei propri strumentisti promossi spesso al ruolo di solisti e di guide dell'orchestra.
Per tre volte ascolteremo il direttore principale Daniele Rustioni, protagonista di tre programmi collocati strategicamente all'inaugurazione, a metà e a fine stagione. Il 21 ottobre primo appuntamento con il giovane maestro milanese, dal 2017 anche direttore principale dell'Opera Nazionale di Lione, punta su composizioni di grande formato sinfonico come le Variazioni su un tema di Paganini di Rachmaninov (con Benedetto Lupo, nome di eccellenza tra i pianisti italiani) e la Sinfonia Patetica di Čajkovskij. Perciò l'orchestra si gonfia, raddoppiando di numero, grazie all'immissione di allievi del Conservatorio “Cherubini”di Firenze e dell'Istituto “Franci” di Siena che avranno così l'opportunità di apprendere i segreti del mestiere dai musicisti dell'ORT per l'occasione in veste anche di insegnanti. Inoltre torna a farsi sentire il pezzo che ha vinto l'ultima edizione del festival “Play it!” (2015): Nostro mare del compositore abruzzese Francesco Antonioni, quarantenne. Rustioni sale ancora sul podio il 23 gennaio accanto a uno degli strumentisti di spicco della formazione toscana, il flautista Fabio Fabbrizzi impegnato nel Concerto di Ibert. Infine, il 12 maggio, Rustioni fa debuttare all'ORT Maurizio Baglini, pianista pisano di solida carriera internazionale che in Toscana ha fondato una rassegna sua, l'Amiata Piano Festival. Insieme eseguono le Variazioni che Chopin ha tratto dal duetto “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart: è la composizione che nel 1827 impose il compositore polacco all'attenzione del mondo musicale europeo grazie alla recensione entusiastica che ne fece Schumann sulla sua rivista di critica musicale.
La prestanza protagonistica dei musicisti dell'Orchestra della Toscana è messa alla prova per diverse sere. Il 16 novembre il primo violino Daniele Giorgi, che vanta una carriera parallela di direttore d'orchestra già ben consolidata, prende in mano la bacchetta per un tutto-Brahms. A suonargli il temibile Concerto op.77 per violino ha la britannica Chloë Hanslip, classe 1987, formatasi in Germania sotto la guida di Zakhar Bron, maestro di tanti talenti dell'archetto. Il 14 febbraio è il turno dell'altro storico primo violino, Andrea Tacchi, presente nelle file dell'ORT fin dalla fondazione: con lui, in primo piano per la Sinfonia concertante di Haydn, i colleghi Augusto Gasbarri (violoncello), Alessio Galiazzo (oboe) e Umberto Codecà (fagotto). In programma anche la Serenata notturna K.239 di Mozart che richiede un'orchestra divisa in due gruppi collocati a una certa distanza per sfruttare gli effetti d'eco previsti dalla partitura.
Parecchi gli amici che tornano a trovarci. A partire dal tedesco Christoph Poppen, direttore principale dell'Orchestra da Camera di Colonia e ospite della Hong Kong Sinfonietta (30 novembre). Benché il suo spazio d'elezione sia la musica d'oggi, stavolta con l'ORT si cimenta nel Settecento insieme al flauto dolce della praghese Anna Fusek, artista poliedrica che suona professionalmente pure violino e piano, fa l'attrice e la musicologa alla sua prima esperienza con l'ORT. Poi, per il concerto della vigilia di Natale, riecco Peter Guth, depositario della tradizione esecutiva del valzer viennese che dirige imbracciando il violino come facevano gli Strauss, autori di centinaia e centinaia di danze che per decenni hanno intrattenuto la “felix Austria” in festa. A rimpolpare di nuovo i ranghi dell'ORT, gli studenti del “Cherubini” e del “Franci”. Tutti insieme daranno al pubblico del Teatro Verdi l'impressione di trovarsi al Musikverein di Vienna per il concerto di Capodanno in mondovisione.
Sul podio dell'ORT tornano poi lo scozzese Garry Walker (4 maggio), interprete solidamente radicato nel repertorio novecentesco che a Firenze però si volge a Mozart e dintorni, e l'australiano Daniel Smith (1 febbraio) in compagnia della violinista Anna Tifu (ospite dell'ORT nelle rassegne estive ma al suo debutto nel nostro cartellone della stagione concertistica), violinista tanto talentuosa quanto glamour che è stata allieva di Salvatore Accardo e testimonial di una campagna pubblicitaria di Alitalia. Ben conosciuti dai frequentatori delle nostre stagioni sono il danese Thomas Dausgaard, bacchetta dell'Orchestra da Camera Svedese, della Seattle Symphony e della BBC Scottish Symphony nonché direttore onorario dell'ORT, e Cristina Zavalloni, voce capace di spaziare tra classica e jazz, barocco e contemporaneità (insieme in concerto il 20 aprile); il pianista-direttore Alexander Lonquich, autentico intellettuale della musica da anni residente a Firenze dove, a casa sua in via Senese, ha fondato il “Kantoratelier” per mettere in atto la sua idea di teatro totale che unisca suoni, gestualità, danza, divulgazione; il violoncellista armeno ventottenne Narek Hakhnazaryan, protégé di Rostropovich e trionfatore nel 2011 al prestigioso Concorso Čajkovskij di Mosca (16 marzo: con lui, sul podio, il franco-canadese Yves Abel), il pianista bresciano Federico Colli, 28 anni anche lui, successo internazionale sempre più in crescendo cominciato dopo la vittoria al Concorso di Leeds (4 aprile: dirige Alejo Pérez che ha avuto incarichi stabili nei teatri d'opera di Madrid e della sua Argentina).
Dopo il successo ottenuto nella passata stagione, ritorna il direttore venezuelano Dietrich Paredes, educato alla musica grazie alla rete capillare di orchestre e cori che in Sud America costituiscono il “Sistema” di José Antonio Abreu, un modo per dare ai bimbi poveri del continente una speranza di riscatto sociale. Esordiente a Firenze invece è il pianista in concerto con lui, Saleem Askhar, israelo-palestinese (nato a Nazareth) formatosi a Londra, la cui carriera è stata favorita da Zubin Mehta e Daniel Barenboim.
Altro debutto per la violinista Veronika Eberle, classe '88, considerata uno dei talenti tedeschi più promettenti negli ultimi anni, sul palco dell'ORT (11 gennaio) alle prese con il Concerto di Schumann, diretta dal connazionale Roland Böer. Anche per il conduttore tedesco, oggi direttore musicale e artistico del Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, è la prima esperienza sul podio della formazione toscana.
Da Parma, dove ha sede in un auditorium progettato da Renzo Piano, arriva la Filarmonica Arturo Toscanini, fondata nel 2002, una delle maggiori orchestre sinfoniche italiane di cui è primo violino Mihaela Costea (8 marzo). Nel loro programma, diretto da Francesco Lanzillotta, che all'ORT è già stato ospite in stagione e al festival “Play it”, spicca il Concerto The red violin che John Corigliano ha ricavato nel 2003 dalla colonna sonora per il film omonimo di François Girard, che gli è valso un Oscar.
Per la prima volta con l'ORT: sul podio Roland Böer, Alejo Pérez; tra i solisti al flauto dolce Anna Fusek; al violino Veronika Eberle; al pianoforte Saleem Ashkar; e l'ospitalità della Filarmonica Arturo Toscanini.
Ospiti ORT in rassegne estive, alla prima volta in Stagione: sul podio Yves Abel; al violino Anna Tifu.
I brani mai eseguiti dall'ORT: Rapsodia su un tema di Paganini op.43 di Rachmaninov, Concerto per flauto dolce, archi e basso continuo di Bach/Vivaldi e il Concerto italiano BWV 971 di Bach nell'arrangiamento di Anna Fusek, Concerto per flautino, archi e basso continuo RV 443 di Vivaldi, il programma “Saluti da Vienna” che raccoglie le più belle danze e i meravigliosi valzer della Vienna di Strauss, Suppé, Stolz e Lehár, Ouverture La Veneziana di Salieri, il Concerto per flauto e orchestra e Hommage a Mozart di Ibert, Notturno n.4 per violoncello e orchestra op.19 di Čajkovskij, la Sinfonia n.1 di Bruckner.
Per ulteriori informazioni: www.orchestradellatoscana.it