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mercoledì 25 dicembre 2024

Fotografia e arte si incontrano: le opere di Marco Baroncelli a Le Murate

05-09-2016
Un evento dedicato alla fotografia di ricerca, con un excursus storico critico sul rapporto tra fotografia e arte, contestualizzando la produzione dell’artista Marco Baroncelli: è l’appuntamento che si terrà a Firenze il 5 settembre alle ore 21, presso la Sala delle Vetrate del complesso architettonico de Le Murate.

L’iniziativa, ideata dalla storica e critica Anna Maria Amonaci, docente di storia della fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, è uno degli eventi speciali della rassegna di fotografia contemporanea "Confini", una collettiva giunta alla 13/a edizione, che si svolgerà dal 24 agosto all’8 settembre nella Galleria delle Vetrate delle Murate, a cura dell’associazione culturale PhotoGallery e del Quartiere 1 del Comune di Firenze (in orario 20.30-24.00, ingresso libero, www.photogallery.it e www.confini.eu).

Nell’appuntamento del 5 settembre, saranno presentati i nuovi lavori (mai esposti prima) di Marco Baroncelli, fotografo e videoartista; risalgono all’ultimo triennio di lavoro (dal 2014 al 2016) e fanno parte delle serie Alterità in_forme e Into the mirror. Le stampe delle foto, insieme alla proiezione di alcuni filmati di videoarte, saranno visionabili fino all’8 settembre, a partire dalle ore 21.00; ogni sera sarà presente l’artista, che potrà accompagnare i visitatori alla scoperta di dettagli e fornire informazioni, come in un salotto d’arte.

Dice Anna Amonaci: «Con la presentazione dell’opera di Baroncelli colgo l’occasione di trattare un preciso momento della storia fotografica, quello – in pieno spirito moderno - alla fine degli anni ’50, primi ’60, in cui si è affermata la fotografia di reportage e di ‘denuncia’, imponendosi sulle ricerche di contenuto estetico e poetico dei decenni precedenti. Tale linea documentaria, in fotografia è proseguita quasi dominatrice incontrastata nel nostro tempo; un tempo segnato invece, ormai da oltre tre decenni, dalla post modernità, che in arte, e quindi nelle ricerche più propositive di fotografia, mostra forti intenti di esprimere pienamente valori estetici. Valori che scaturiscono dalla via sensibile, tesa in fondo al recupero forte del sentimento. Dalle composizioni fotografiche e dai video di Baroncelli, fin dagli anni ‘90, penso si colga tale intento. È per questo che la conferenza, che ho intitolato A proposito di fotografia e arte: per cominciare Marco Baroncelli, vuol essere la prima di un percorso che stiamo definendo con Ivan Margheri della rassegna Confini, con presentazioni di ulteriori autori, con relative esposizioni, sotto l’egida di un progetto più ampio, teso a promuovere una cultura fotografica di valore estetico ed etico insieme. Per cominciare, appunto, presentiamo il lavoro di Baroncelli, contestualizzandolo, con la lettura storica di un periodo».

Aggiunge: «L’appuntamento parte dalla volontà di dare una risposta alla domanda, che sento sempre più urgente al giorno d’oggi: si può fare dell’arte una questione morale? Un punto di rinascita etica? Sono voluta partire da Marco Baroncelli perché credo che l’artista sia protagonista di una ricerca nuova, con la quale abbandona la ripresa da cavalletto per fotografare in maniera più diretta e spontanea. Piuttosto che reportage, con intenti documentari oggettivi, egli preferisce fissare momenti transitori di umanità fragile, fatta di attimi e di emozioni, di sentimenti e di abbandoni, che presenta in dittici e polittici. Lui ferma così in un continuo variare di messa a fuoco tracce di armonie, colte nella frammentarietà del quotidiano».

Marco Barracelli è nato a Prato nel 1967, e attualmente residente a Roma. Le sue prime esperienze fotografiche risalgono alla fine degli anni ‘80, quando frequenta la scuola Dryphoto a Prato. Dopo un inizio in cui propone immagini di paesaggio alla maniera di Luigi Ghirri, avvia alla metà dei ‘90, una ricerca nuova che si rivela nella serie Lapsus linguae (1998). Da qualche anno si avvale anche del supporto video con effetti sonori, sicché le immagini si succedono con uno scorrere di impressioni, trasfigurando le cose in attimi di bellezza; sono scenari insoliti, quasi un universo parallelo, fatto di armonie che l’occhio comune non coglie. Al suo attivo conta diverse esposizioni personali e collettive.

Anna Maria Amonaci ha studiato con Carlo Del Bravo e Mina Gregori, laureata in Storia dell’arte medievale e moderna all’Università di Firenze, si è perfezionata in Critica all’Università Cattolica di Milano, insegna dal 2001 Storia della fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Dopo essersi occupata di arte e di architettura del Quattro/Cinquecento e del Settecento, si è dedicata alla fotografica seguendone il processo storico dagli inizi ai giorni odierni in rapporto alle altre espressioni artistiche. A suo attivo conta scritti di saggistica e repertori di storia dell’arte, oltre a cataloghi di mostre collettive e personali di autori contemporanei. All’attività di ricerca unisce quella di curatrice per istituzioni pubbliche e private; collabora inoltre a riviste e a quotidiani.

La rassegna Confini, giunta alla tredicesima edizione, espone annualmente opere fotografiche sperimentali, ottenute con l’utilizzo di diversi mezzi tecnologici, forte di un network nazionale di associazioni e gallerie di ambito fotografico. A cura dell’associazione culturale PhotoGallery di Firenze e MassenzioArte di Roma, dopo il capoluogo toscano si sposta ogni anno a Roma, Milano, Pistoia, Genova, Trieste, Cosenza, Catania/Caltagirone, Venezia Mestre, grazie alla collaborazione di partner culturali locali. Le immagini di Confini vengono esposte sul sito www.photogallery.it e su  www.confini.eu, in contemporanea alla prima inaugurazione “fisica”. Attraverso un bando pubblico sul portale photographers.it, vengono selezionati artisti che nel loro percorso creativo utilizzano il linguaggio fotografico per indagare i confini, appunto, tra la fotografia e le altre forme di espressione artistica. Una fotografia che non documenta e spesso non rappresenta il reale, ma riflette una dimensione personale e intima. Quest’anno in esposizione le opere di Alessandra Calò, Silvio Canini, Luciano D’Inverno, Luca Palatresi, Giovanni Presutti, Collettivo Synap(see).

Ingresso libero. È consigliata la prenotazione al numero 347 3333456.