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mercoledì 25 dicembre 2024

''L'uomo dal fiore in bocca'' di Pirandello con Gabriele Lavia al Teatro Niccolini

12-10-2016
Dal 12 ottobre al Teatro Niccolini di Firenze sarà in scena lo spettacolo "L'uomo dal fiore in bocca" di Luigi Pirandello con Gabriele Lavia.
"L’uomo dal fiore in bocca" di Pirandello è la scena maestra dell’incomunicabilità, della solitudine che si aggrappa alla banalità dei particolari più piccoli e insignificanti del quotidiano per cercare di rintracciare una superiorità della vita sulla morte. Gabriele Lavia con Michele Demaria e Barbara Alesse prova a trattenerla un altro po’, prima della fine.

Dopo Sei personaggi in cerca d’autore, passando per Vita di Galileo di Brecht, Lavia torna al drammaturgo agrigentino che più di ogni altro ha segnato la cultura, e di conseguenza il teatro, del nostro tempo. Il denominatore comune è l’uomo, consapevole del proprio genio, ma anche delle proprie paure e del bisogno di esorcizzarle dietro una qualche forma di maschera, imposta dagli altri e infine accettata, per quieto sopravvivere. Tra l’essere e l’apparire.

Una produzione Fondazione Teatro della Toscana e Teatro Stabile di Genova.

Trama
Nel caffè di una stazione ferroviaria un Pacifico Avventore viene avvicinato da un altro cliente che comincia a parlargli con un’insistenza crescente, ironica e disperata, dimostrando una straordinaria capacità di cogliere fino in fondo i più minuti e all’apparenza insignificanti aspetti della vita quotidiana. Le sue considerazioni amare rivelano terribili verità: l’uomo infatti è in attesa di morire (il “fiore in bocca” è una tumore mortale che gli ha aggredito il labbro superiore). La vicinanza della morte ha reso più lucida in lui la capacità d’indagare il mistero della vita per penetrarne l’essenza: gli ha conferito, insomma, una sorta di chiaroveggenza grazie alla quale individuare aspetti dell’esistenza che agli altri uomini, che non vivono la vita con il suo stesso distacco, sono incomprensibili. Il Pacifico Avventore, infatti, è un uomo come tanti, a cui la monotonia e la banalità di tutti i giorni hanno appannato la mente.

L’uomo dal “fiore in bocca” sente il bisogno di penetrare, con la propria curiosità, nella vita degli altri e cercare di ricostruirne il modo di essere; non delle persone che già conosce, ma solo di sconosciuti, che egli osserva con attenzione quasi pignola, e proprio dai particolari che nota cerca di penetrarne la natura di essere persona. È una necessità. È un modo per riuscire ad avere un rapporto con la vita: la vita degli altri e la propria vita, che poi si identificano.

Mentre è in preda a questa dolorosa confessione vede dietro l’angolo l’ombra della moglie. È una donna preoccupata, conosce le condizioni del marito, lo vorrebbe curare col proprio affetto, con la propria presenza, circondandolo di agi. Ma tutto questo, all’uomo dal fiore in bocca, non solo non è di consolazione, ma è terribilmente fastidioso, perché lo ostacolerebbe proprio in quella sua stringente necessità di vita da vivere che lo porta a osservare i commessi che impacchettano la merce venduta. La morte non è qualcosa che ci salta addosso e che, una volta vedutala, la possiamo scacciare, come si scaccia un insetto. No, la morte, quando entra in noi, è invisibile.

Per ulteriori informazioni: www.teatrodellapergola.com