Martedì 25 ottobre, alle ore 17.30, la Sala Comparetti della Biblioteca Umanistica in piazza Brunelleschi ospiterà, in un incontro a ingresso libero organizzato dalla Fondazione il Fiore, la presentazione del libro "Il Buio e la Farfalla", l'ultima silloge del poeta pisano Paolo Stefanini, vincitore del Premio Montale Fuori di Casa 2015 nella sezione “Poesie di viaggio”.
Un libro in bilico fra passione civile ed echi esistenziali che conferma l'ispirazione poetica dell'autore, capace di dipingere una tela multicolore di sensazioni, percezioni e speranze.
A parlare della sua raccolta poetica, pubblicata quest’anno da Giovane Holden, interverranno, dopo il saluto di Floriana Tagliabue, direttore della Biblioteca Umanistica fiorentina, Adriana Beverini e Barbara Sussi del Premio Montale Fuori di Casa. Maria Giuseppina Caramella, presidente della Fondazione il Fiore di Firenze, coordinerà la presentazione.
Il “Buio” a cui si allude nel titolo, spiega nella postfazione del libro Adriana Beverini, è «quello della grande Storia, che ha travolto la vita di milioni di giovani, siano stati essi poveri fanti della Prima Guerra mondiale, oppure oscuri partigiani nel secondo conflitto bellico. […] Ma è anche il Buio della nostra Storia recente, della vergogna che ci sta davanti agli occhi: il buio della schiavitù sommersa cui sono sottoposti i profughi» e, ancora, il buio a cui sono condannati quei milioni di persone che non vivono nella parte più fortunata del pianeta e che sono stati immortalati in tanti scatti in bianco e nero di Sebastiao Salgado. Questo è il tema della prima sezione della silloge di Stefanini. Nella seconda, a cui rinvia “la Farfalla” del titolo, si entra in un’atmosfera di intimismo e di sospensione temporale che perde il dato concreto e lo trasfigura nella dimensione lirica a-temporale. La poesia ripiega su se stessa, predilige un tono più pacato e riflessivo, rimanda alla fugacità del tempo, alla precarietà delle cose e dei sentimenti terreni.
«La cifra espressiva di questo autentico poeta – scrive concludendo la prefazione del libro Roberto Pazzi – è legata a una conoscenza sicura dei classici e della tradizione lirica che va da Ungaretti a Montale, dal Rebora della guerra di trincea, a una certa cantabilità sabiana, con un sapiente uso della metrica, e un gioco efficace di allitterazioni e assonanze che riconduce il verso alle antiche affinità originario col canto».
Per ulteriori informazioni, Fondazione Il Fiore. Tel.: 055-225074