Un coinvolgente percorso attraverso le composizioni di autori del Novecento quali Britten, Strawinsky, Schnittke - o di oggi, come György Kurtág - che hanno subito il fascino della musica del passato e sentito fortemente la necessità di attingere da essa linfa vitale per le loro opere.
E’ quanto propone il programma del quarto concerto del festival fiorentino “Suoni riflessi”, in calendario con il titolo “Metamorfosi” domenica 13 novembre mattina, alle 11, presso la Sala Vanni (ingresso dal n. 19 di piazza del Carmine). Un programma che si chiuderà con la rarissima esecuzione della ‘Grande Fuga’ op. 134 di Ludwig van Beethoven (che riecheggia in Schnittke) nella sua prima versione originale per pianoforte a quattro mani (1826), di cui si erano perse le tracce fino al 2005, quando fu acquistato il manoscritto all’asta da Sotheby’s per 1,95 milioni di dollari da Bruce Kovner, che lo ha donato l’anno successivo alla Juilliard School of Music di New York. E che prevede, a scandire i brani musicali, la lettura di un passo delle ‘Metamorfosi’ di Ovidio e tre sonetti dalle ‘Rime’ di Michelangelo.
«In musica tutto è trasformazione, è metamorfosi, e non soltanto da un punto di vista di evoluzione di tecnica e linguaggi espressivi», scrive nel libretto di sala Matteo Fossi dopo aver citato una definizione del tempo delle ‘Confessioni’ di Sant’Agostino («i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro...») che ben identifica uno dei principi ispiratori del concerto e più in generale di tutto il festival: la compenetrazione fra il passato e il presente musicale.
Così nei brani che saranno eseguiti domenica dai musicisti dell’ensemble Nuovo Contrappunto «il confine tra “antico” e “moderno” è talmente sottile da divenire talvolta inavvertibile». Ad esempio, la citazione di John Dowland (1563 – Londra 1626) non apre ‘Lachrymae’ op. 48 di Edward Benjamin Britten (1913 – 1976) ma lo chiude, in una sorta di tema e variazioni al contrario; in ‘Suite Italienne’ Igor Strawinsky (Lomonosov 1882 – New York 1971) rielabora la musica di Pergolesi (o meglio di chi si pensava all’epoca fosse Pergolesi) e la fa diventare sua, come se la assorbisse completamente, mantenendo comunque viva la propria natura rivoluzionaria. E, ancora, quelle di Kurtág non sono trascrizioni in senso letterale, l’organico stesso del pianoforte a quattro mani potrebbe far sembrare inconcepibile una musica frescobaldiana (ma quale miracolo…). Schnittke, infine, compie nel suo Quartetto per archi n. 3 una mirabile sintesi tra Orlando di Lasso (e il suo Stabat Mater), il Beethoven della ‘Grande Fuga’ e la “firma musicale” di Shostakovich (DSCH, che in notazione anglosassone significa Re-Mi bemolle-Do-Si).
Gli interpreti del concerto sono Silvia Tocchini voce, Pino Tedeschi e Andrea Farolfi violini, Edoardo Rosadini viola, Alice Gabbiani violoncello, Matteo Fossi e Alessia Bongiovanni pianoforte.
Sabato 12 novembre, alle 18, sempre in Sala Vanni, con ingresso libero, si potrà fare la conoscenza più da vicino degli interpreti del concerto e scoprire alcuni dei segreti delle musiche che saranno eseguite il giorno dopo nell’incontro divulgativo con esempi musicali di “Svelare la musica” curato da Matteo Fossi e intitolato “Metamorfosi. Il fascino dell’antico”.
Biglietto intero 12 euro, ridotto 8 euro. Chi ha la card di Rete Toscana Classica ha diritto alla riduzione.
Per ulteriori informazioni www.suoniriflessi.it oppure la pagina su Facebook “Suoni Riflessi”.