Martedì 20 dicembre alle
ore 18.00 presso l'
Oratorio di San Francesco Poverino, parte della chiesa della
Santissima Annunziata nell'omonima piazza fiorentina, si esibirà il
Quintetto Polifonico Italiano "Clemente Terni", con un programma di
musica sacra dal XIII al XVI secolo. Il concerto è ad
ingresso libero.
Costituito da cantanti di varia estrazione e formazione musicale, il Quintetto condotto da Guglielmo Visibelli si dedica principalmente al
repertorio polifonico puro, a cappella, dai primi organa medievali al repertorio tardo rinascimentale, passando attraverso la grande produzione sacra e profana dell’età d’oro del Rinascimento musicale italiano e spagnolo.
Caratteristica peculiare di questa formazione è una ricerca approfondita sul canto che, pur nella più rigorosa filologia, si distacca molto dall’ ideale di “voce strumentale”. Si indaga, viceversa, una vocalità complessa, piena e completa, ricca di vitalità espressiva. Particolare cura viene messa nel definire la fusione e l’impasto tra le voci, affrontando gli stessi affascinanti enigmi sonori con cui si sono misurati i compositori antichi, che ben sapevano organizzare il suono secondo un’ampia prospettiva acustica e in una continua corrispondenza tra gli armonici delle voci e quelli sollecitati nell’ambiente. Parallelamente vi è una grande attenzione nel curare l’articolazione fonico-vocale dei testi, in una realtà sonora in cui la musicalità metrica della parola è determinante.
Nella
prima parte del concerto viene proposta una selezione di quello che è considerato a pieno titolo come documento fondamentale del medioevo musicale italiano, il
Laudario di Cortona. Il codice, avventurosamente ritrovato nel 1876 dopo essere stato occultato per secoli in un sottoscala murato dell’Accademia Etrusca (della chiesa di S. Francesco) di Cortona, testimonia l’attività musicale delle compagnie dei laudesi, confraternite devozionali nate sotto il forte impulso del neonato movimento francescano, che ebbero un notevole peso culturale e sociale non solo entro i confini dell’Umbria.
Ci troviamo infatti di fronte ai primi documenti di musica di argomento sacro in lingua volgare, uno dei due soli antichi laudari interi superstiti, e questo lega strettamente le sorti della lauda cortonese a quelle della nascita della poesia italiana. Anche il famoso Iacopone da Todi era affiliato ad una compagnia di laudesi. Le laude cortonesi presentano la caratteristica peculiare di osservare quasi tutte lo schema poetico musicale della ballata, che avrà anch’esso grande successo nella musica e nella poesia dei secoli successivi.
Il canto gregoriano, matrice e origine della musica occidentale, è protagonista dei due brani che ne testimoniano la prima evoluzione verso la polifonia. Il
Kyrie della Missa XI Orbis Factor viene armonizzato per quarte e quinte sovrapposte, secondo quella che oggi viene unanimemente ipotizzata come prima forma di armonizzazione del canto monodico, l’organum. Il bicinium
Alleluja, fuit Virgo, proveniente da un manoscritto conservato a Budapest, è invece uno dei più antichi esempi di un’armonizzazione del gregoriano più complessa, non per mezzo di una melodia parallela come nel precedente Kyrie, ma di una linea dal movimento autonomo che completa la melodia di base e la segue nota contro nota, punctum contra punctum, tecnica da cui deriva, anche etimologicamente, l’odierno contrappunto.
Lo sviluppo della polifonia occidentale si snoda e si evolve da queste basi compositive, ed il legame di fondo col gregoriano non viene mai spezzato, testimoniato dal persistere, nei secoli, di melodie e formule melodiche gregoriane all’interno delle opere polifoniche liturgiche e paraliturgiche fino Seicento avanzato. I brani successivi descrivono poi un’ulteriore fase evolutiva, vale a dire quella della progressiva indipendenza, anche testuale, delle voci di cui la polifonia si compone. Nell’inno spagnolo Te Matrem Dei dal contesto omoritmico e compatto si stagliano brevi iniziative melodiche delle singole voci. In O bone Jesu dell’inglese
Robert Parsons si contrappongono, con intenti espressivi diversissimi, due parti accordali ed una centrale caratterizzata da voci che dialogano in assoluta indipendenza.
La
seconda parte del concerto è incentrata sulle Cantiones espirituales di
Francisco Guerrero, sommo rappresentante delle scuola polifonica spagnola, musicista dalla vita tormentata, deve probabilmente al suo lungo soggiorno italiano la forte influenza della scuola polifonica romana. Tuttavia la sua opera rimane saldamente ancorata a categorie espressive che si distaccano molto dall’ideale estetico apollineo, ad esempio, di Palestrina. Fortissimo il senso drammatico, la capacità di descrivere in musica il tormento interiore e i sentimenti più assoluti e brucianti, secondo quell’estetica potente e visionaria che caratterizza l’arte spagnola del Cinquecento in tutte le sue forme. Allo stesso tempo una altrettanto forte propensione all’ ascetismo, permeato dal pensiero dei grandi mistici spagnoli del Cinquecento.