Dal 15 dicembre la Galleria Tornabuoni di Firenze ospita la mostra "Artisti Italiani dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta" per Piero Fornaciai gallerista fiorentino, a cura di Mirella Branca. Il 15 dicembre è la stessa data in cui Piero aprì sessant'anni fa la Galleria in Via Tornabuoni al n. 74, considerata fin da allora la strada dell’eleganza fiorentina e del turismo d’élite, proprio accanto alla storica libreria Seeber. Dal 2007 la Galleria ha lasciato la sua sede storica per trasferirsi in Borgo San Jacopo, nel cuore dell’Oltrarno, nei cui spazi si potrà visitare la mostra fino al 14 gennaio 2017.
La mostra, promossa dal figlio Fabio, che dal 1980 è responsabile della Galleria, è un omaggio alla figura del fondatore Piero, ma anche il primo evento che vede l’ingresso nell’attività di Gregorio, figlio di Fabio e terza generazione, al suo fianco nel proseguimento della mission della Galleria, che fin dalla sua nascita alterna mostre dedicate ad artisti storicizzati quali Capogrossi, Braque, Magritte, Marino Marini, De Pisis e Sironi, ad artisti contemporanei e nuove proposte.
L’iniziativa prende spunto dall’attività svolta nei primi anni Sessanta da Piero Fornaciai negli Stati Uniti, dove faceva conoscere ai collezionisti americani il nucleo di opere portate dall’Italia. Si trattava di pitture, incisioni, litografie di artisti del Novecento italiano già affermati ma anche di proposte di alcune giovani realtà del tempo, tra cui molti artisti fiorentini.
Alla mostra è presente una selezione degli artisti rappresentati in quel nucleo, attraverso opere realizzate dal secondo dopoguerra agli anni sessanta, con una prevalenza di dipinti, data l’impronta attuale della Galleria, non più focalizzata sulla grafica ma attiva più in generale nella promozione di iniziative dedicate all’arte novecentesca e contemporanea. Le ventotto opere in mostra sono di pittori di portata nazionale, come Massimo Campigli, Carlo Carrà, Alberto Magnelli, Gino Severini, Renato Guttuso, Giuseppe Capogrossi, Emilio Scanavino, Gianni Bertini, Arturo Carmassi, e di artisti rappresentativi delle tendenze dell’arte a Firenze negli anni Cinquanta e Sessanta, come Fernando Farulli, Gualtiero Nativi, Alvaro Monnini, Bruno Brunetti, Alberto Moretti, Mario Fallani, Silvio Loffredo, Marcello Guasti, Antonio Bueno, Paolo Masi, Riccardo Guarneri.
Sono esposte opere realizzate negli anni Cinquanta da alcuni capisaldi dell'arte italiana del Novecento, come Venezia (1957) di Carlo Carrà, che sceglie un punto di osservazione già presente in dipinti precedenti ma ritrae la città con maggiore spirito di sintesi; un particolare dei Braccianti (1953) di Renato Guttuso, ritagliato e ritoccato dall'artista stesso, in cui viene messo in risalto il forte realismo delle mani dei braccianti pronti a dissodare la terra; L'atelier (1955) di Massimo Campigli, con le sue donne-segni-emblemi; alcune litografie di Gino Severini, che torna a esperienze della sua giovinezza ma con maggiore libertà e carica poetica; Images Fermées (1955) di Alberto Magnelli con le sue geometrie riprodotte secondo l'equilibrio creato dal diverso peso di compatti piani colorati; il disegno Ragazza con Capra (1952) di Bruno Cassinari, in cui il segno e le alterazioni fisionomiche esplicitano la resa di un mondo primigenio e di un tempo mitologico.
Inoltre, opere di artisti italiani degli anni Sessanta, tra cui Superficie A/C (1961) di Giuseppe Capogrossi, realizzata con la tecnica del collage con lettere ritagliate e posizionate a comporre la scritta “Dada”, accostata al segno reso a tempera; e lavori di artisti fiorentini, come Composizione orizzontale (1948) di Gualtiero Nativi e Composizione verticale (1948) di Alvaro Monnini, entrambi influenzati dalle esperienze lombarde degli anni Trenta nella scultura e dell'arte di Fontana e Melotti.
In occasione della inaugurazione sarà presentato il catalogo della mostra edito da Giunti con testi di Mirella Branca, Fabio Fornaciai e un dialogo tra Mirella Branca e la storica dell'arte e critica Lara-Vinca Masini.