Domenica 30 Aprile, alle ore 11.00 nella Cappella dei Principi, all'interno del Museo delle Cappelle Medicee (Piazza Madonna degli Aldobrandini) l'Istituto Clemente Terni, in collaborazione col Museo, presenta Dic nobis, Maria, concerto del Gruppo vocale Prismatico InCanto diretto da Fabrizio Bartalucci. La Cappella dei Principi, luogo di esaltazione del potere dinastico mediceo, è un ambiente sospeso nel tempo; luogo di liturgia e di musica, fatto realizzare a partire dal 1604. I marmi policromi e le varie pietre, artisticamente assemblati a formare motivi sorprendenti, sembrano evocare trasformazioni alchemiche, misteriose, al confluire dei regni animale, vegetale e minerale. Il programma del concerto, diviso in due parti (una più propriamente barocca e l’altra di epoche successive), intende mettere in risalto la figura della Vergine Maria, corrispettivo musicale di un luogo siffatto, colei che è sollecitata a trasmettere la verità del mistero pasquale: «Dic nobis, Maria, quem vidisti in via?».
La prima parte presenta musiche a vario titolo coeve della Cappella. Si apre con l’inno gregoriano In martyris Laurentii, le cui strofe pari sono intonate in polifonia su un ‘falso bordone’ di de Victoria. Segue, unica eccezione cronologica, il Gloria ‘ad modum tubae’ di Dufay (ritenuto l’ “inventore” della tecnica del ‘falso bordone’), escursione nel ’400, secolo della ascesa della famiglia de’ Medici. Cuore del programma sono i due brani mariani del grande de Victoria, polifonista spagnolo ma di scuola romana, ovvero O magnum mysterium (in cui lo stupore della contemplazione della Vergine si muta, alchemicamente, nella gioia dell’Alleluia finale) e Dic nobis, Maria (efficace resa in doppio coro della parte dialogata della sequenza di Pasqua). A questi fanno corona l’Ave maris stella di Sweelinck, notevole lavoro di intarsio contrappuntistico, e O felix anima di Cazzati, brano a lungo ritenuto, per la sua fine fattura, opera di Giacomo Carissimi.
Dell’Ave Maria a sei voci del polifonista fiorentino Marco da Gagliano, canonico e maestro di cappella di San Lorenzo, nonché di Santa Maria del Fiore, non passano inosservate la grazia e la perfetta condotta formale. Suo contemporaneo e rivale fu Claudio Monteverdi (di cui si celebra il 450° della nascita): Ecco mormorar l’onde è efficace esempio del suo stile, per la resa musicale delle immagini racchiuse nel testo poetico del Tasso e che celebrano – sia in senso letterale che spirituale – l’insediarsi della luce del sole che sorge. La seconda parte si intesse di musiche successive, ma sempre in qualche modo correlate con la tematica prescelta o con le peculiari caratteristiche della Cappella.
I due brani di Anton Bruckner, sia il Salvum fac – una realizzazione poco nota di parte del testo del Te Deum – che la più conosciuta Ave Maria a sette voci, toccano le nostre corde intime alla tipica maniera del maestro austriaco che, dal pianissimo al fortissimo, con ampio volo e subitanea precisione, è capace di valorizzare risonanze ampie e complesse come quella della Cappella dei Principi, in uno stile candido eppure potente.
Tra le doti che creano un buon maestro di cappella, spicca per importanza la sapienza contrappuntistica, di cui garbato esito è anche il ‘canone’; ne sono qui offerti due esempi tratti dal più limpido classicismo viennese: uno di Michael Haydn (fratello di Joseph), Domine Deus, e l’altro di Mozart, un Alleluia simmetrico e scattante nato dallo spunto fluido dell’Alleluia gregoriano della Vigilia di Pasqua.
Il novecentesco O magnum mysterium di Francis Poulenc – che fa pendant con quello di de Victoria – ci appare sorprendente, terribile e fascinoso, misterioso e magico, carico di inedito lirismo: quasi un lento corteo, incantato e deferente, dinanzi alla Vergine.
Altrettanto sorprendente, ma per motivi diversissimi, è anche l’Ave Maria di Biebl (sotto forma di ‘angelus’), vero gioiello di espressione e tenerezza, ch’egli compose (dato curioso e commovente) per un coro di pompieri.
Chiudono il programma i due brani di Fabrizio Bartalucci: Ave maris stella, a voci femminili, le cui armonie cangianti esprimono la mutazione Eva Ave; ed il pasquale Dic nobis a nove parti reali - una sorta di tarsia marmorea, ricca di citazioni gregoriane - composto appositamente per il concerto di oggi.
Ingresso con il biglietto del museo.